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venerdì 22 febbraio 2019

La prima serata di canale Cinque tra reality e serie TV


Qualche tempo fa decisi di scrivere sul mio Twitter, più per scherzo che per altro, che Mediaset stava cercando di ritornare rilevante in prima serata grazie al prossimo debutto, all'epoca, di "Adrian" e di "La dottoressa Giò".
So benissimo che l'azienda di Berlusconi non è mai uscita dalla prima serata grazie ai suoi reality ma vedere un qualcosa di diverso dal Grande Fratello o da uno show di Maria, un qualcosa legato alla serialità televisiva di fiction era a tutti gli effetti una rivoluzione.
Non avrei mai detto però che il mio tweet sarebbe stata una sorta di specchio della realtà che presto si sarebbe realizzata.

Dall'annuncio del ritorno di "La dottoressa Giò" infatti abbiamo visto la pubblicità di una nuova serie dopo l'altra, tutte in prima serata, tutte di Domenica, tralasciando "Adrian", e tutte con, bene o male, attori di primo piano.
Greta Scarano, Giorgio Pasotti e per fino la D'Urso sono stati scelti per essere protagonisti, insieme ai loro co protagonisti o comprimari, di prodotti se non rivoluzionari quantomeno interessanti e curiosi dal punto di vista del marketing.
Allo stesso tempo si è deciso di dare spazio, un grosso spazio, ad "Adrian" che per quanto sia brutto per il panorama televisivo italiano è un qualcosa di veramente rivoluzionario.

A muovere il colosso televisivo verso questa scelta aziendale sono stati più fattori insieme.
Per prima cosa abbiamo la continua anche se molto lenta discesa dei reality che hanno bene o male dominato il palinsesto della rete ammiraglia Mediaset da tre anni a questa parte ma che ormai continuano a perdere colpi e che proprio per questo al momento o stanno collassando o sono stati messi in pausa: il GF è stato bloccato per il momento mentre l'Isola della Marcuzzi sta soffrendo ogni singola sera in cui è in onda.
L'unica nota positiva in questo frangente è stato l'ottimo riscontro avuto con l'ultima edizione di "Temptation island VIP" che tuttavia era alla prima edizione e poteva, molto probabilmente, avere una marcia in più per via dell'effetto novità.
Come i reality a scendere piano piano negli ascolti sono anche i talent di Canale Cinque che con "Tu si que vales" e "Amici" si sono sempre difesi bene e continuano a farlo ma anche lì piano piano vediamo delle crepe che non possono essere alto che evidenti segnali di una discesa sempre più annunciata e mai veramente analizzata e risolta.
Ad unirsi a questa discesa abbiamo anche "Scherzi a parte" che non ha minimamente convinto il pubblico al suo ritorno.
Problemi in prima serata che devono essere avvicinati alla continua sconfitta dei film in prima visione mandati in onda nelle serate vuote che non riescono ad attirare il pubblico.

In mezzo a tutta questa mancanza di "forza" in prima serata le uniche vere certezze o quantomeno piccole sorprese sono arrivate dal settore fiction.
Se infatti tre anni fa, mentre andavano forte i reality, abbiamo visto le novità, "Amore pensaci tu", e le vecchie glorie, "L'onore e il rispetto 4", nel campo fiction cadere rovinosamente di recente queste sono tornate ad essere un prodotto su cui puntare.
La stessa Rai, infatti, sempre molto lontana dal mondo del reality si è immersa in questo mondo sbaragliando piano piano i prodotti Mediaset e costringendo il Biscione a fare lo stesso cercando anche di farlo con una certa intelligenza.
Durante il 2017/2018 abbiamo visto Canale 5 cercare di parlare al pubblico amante della serialità televisiva con prodotti innovativi per la nostra televisione: abbiamo visto uno spin off, la serie dedicata a Rosy Abate, una serie tratta da un film, "Immaturi", e l'uso di un personaggio noto al pubblico generalista ma anche a quello del web viste le sue ultime uscite con "L'isola di Pietro" che ha Gianni Morandi come protagonista.
Un trittico che unito ai reality ha dato respiro alla compagnia di Berlusconi e che ha dimostrato quanto si possa contare su prodotti di questo tipo.
Prodotti che però sono stati messi nell'angolo alla fine della scorsa annata televisiva e all'inizio di questa dando la possibilità ai reality di farsi valere salvo non riuscirci.

Così, dopo qualche mese, abbiamo visto Canale Cinque iniziare a puntare nuovamente su questi prodotti, sempre con un marketing più estero che nostrano, non riuscendo ad avere un vero e proprio riscontro però.
I due prodotti che hanno seguito i reality forti di Canale Cinque sono stati "Adrian" e "La dottoressa Giò" e non sono riusciti a mantenere alta l'attenzione del pubblico tuttavia questi "flop" sono spiegabilissimi.
Parlando di "Adrian" è evidente che a mancare, oltre alla qualità vera del prodotto, è la presenza effettiva di Celentano, grosso neo a detta di molti spettatori, e il fatto che il pubblico più grande, quello più vicino al cantante, non sia minimamente interessato ad un cartone o non riesca neanche a capire il perchè della produzione.
Insomma: un disastro annunciato bastava solo fare una semplice indagine di marketing.
Per quanto riguarda "La dottoressa Giò" è evidente che Mediaset volesse provare la via del revival tanto cara agli americani salvo che le precedenti stagioni non le abbiamo più viste in TV dopo la loro prima messa in onda e quindi il prodotto stesso è lontanissimo dal pubblico che guarda ora la D'Urso.
Un pubblico che in parte ha effettivamente visto la serie ma non abbastanza per renderlo un successo e magari il tutto è anche dovuto alla figura della D'Urso stessa lontana dal pubblico seriale italiano.

Fortunatamente però ci si sta allontanando da questo trend "scadente" e oltre al riproporre successi annunciati come "Chi vuol essere millionario?" o "Uomini e Donne - La scelta" legati ai game show o al dating più seguito d'Italia si è deciso di puntare sull'idea degli adattamenti di serie estere, al momento parliamo solo di serie TV inglesi, altra mossa un particolare per il nostro mercato.
Abbiamo avuto, ha debuttato una settimana fa, il remake di "Liar" chiamato da noi "Non mentire" con la Scarano e Preziosi che appena finirà verrà seguito dal remake di "Broadchurch" con la Angiolini e Pasotti.
Insomma, utilizzando attori di primo piano si sono presi prodotti molto apprezzati dal pubblico estero da adattare per portare una ventata di novità ed i primi dati d'ascolto, quelli di "Non mentire" sono stati molto incoraggianti imitando la Rai che di recente, come abbiamo detto, si è fatta avanti allo stesso modo.

In definitiva la nuova prima serata di canale Cinque, anche se all'inizio, sembra stia portando i primi risultati anche se si dovrà analizzare a Marzo quando anche la Rai porterà un peso massimo sul suo canale con l'adattamento di "Il nome della rosa".
Vedremo, cosa accadrà.

Ringraziamo Trash Italiano per aver fornito i dati.


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lunedì 11 febbraio 2019

Lasciate in pace Mahmood



Basta.
No veramente, smettetela.
Smettetela con la pantomima del multiculturalismo forzato o con la sinistra che al comando in Rai decide di dare la vittoria ad un egiziano.
Smettetela perché lui non è manco egiziano porca eva.
Lui ha solo il padre egiziano che manco sente più.
Finitela.

La realtà è che vi disturba perché siete ignoranti.
Vi disturba perché lo credete egiziano solo per il colore della pelle ed il cognome straniero anche se si chiama Alessandro.
Vi disturba come vi disturba Achille Lauro che è un criminale drogato solo perché ha i tatuaggi sulla faccia.

Vi disturba perché siete superficiali e basta.
Vi disturba perché siete razzisti.

Oppure vi disturba perché siete completamente flippati e non vi rendete conto che Ultimo era cosciente del regolamento e sapeva a cosa andava incontro.
Certo, non sono neanche io d'accordo sul fatto che uno debba pagare il televoto sul servizio pubblico ma appellarsi ora ad un regolamento visto e stravisto mi sembra una mossa discutibilissima e anche molto poco coerente con la realtà che ti circonda e che hai vissuto sino a poco tempo fa.

Fate godere ad un ragazzo il suo premio e basta.



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mercoledì 26 dicembre 2018

Speciale Natale V - Io non ho capito "Love actually"


Ad essere sinceri io "Love actually" non è che l'abbia capito.
Per carità sono cosciente che è un film d'amore, è innegabile, tuttavia non mi è ben chiaro perché sia un film classico di Natale, è Netflix stessa e un enorme gruppo di persone a dirlo, al di là dell'ambientazione temporale.
Anzi, non ho neanche ben capito perché dovrebbe essere considerato un bel film.

Se cerchiamo di classificarlo come "Classico natalizio" tolto il periodo non riesco a trovare altri punti a favore della questione.
Non abbiamo veramente dei riferimenti al Natale a parte alcuni costumi ed il topos dei regali.
Non abbiamo rimandi allo spirito natalizio e a qualsiasi altra tradizione legata al 25 Dicembre.
Non è un film allegro o comunque capace di scaldarti il cuore, secondo me, anche perché la maggior parte delle storie o finisce male, lasciandoti in bocca un gusto agrodolce, o ti lascia perplesso con personaggi che tradiscono i propri compagni e, bene o male, la fanno franca.
Non ho nessun tipo di base per poter dire che "Love actually" è un classico film di Natale.

Allo stesso tempo a me il film non è neanche piaciuto e non riesco a definirlo "bello", al massimo è carino.

Se, infatti, cercate un film romantico ne esistono duemila altri che raggiungono il loro scopo in meno tempo e sono tremendamente più appaganti.
Se cercate un film antologico, quindi con più storie, che parli d'amore avete esempi infinitamente più divertenti e anche significativi, "La verità è che non gli piaci abbastanza", o se cercate un film antologico e basta avete, comunque, l'imbarazzo della scelta.

Ragazzi che fate, me lo spiegate voi "Love actually"?

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venerdì 14 dicembre 2018

Quando anche i podcast fatti dalle persone normali portano a qualcosa







Per chi naviga nell'internet e lo vive appieno sapere che esistono podcast o  petizioni dedicati a casi di cronaca mai risolti o con su scritti i nomi di presunti e possibili colpevoli non sarà una novità.
Da una parte, specialmente se parliamo delle petizioni con nomi di possibili colpevoli, è evidente come la cosa sia discutibile tuttavia trovo ancora più discutibile i casi irrisolti, possibili colpevoli in giro e indagini su persone non al di sopra di ogni sospetto mai fatte.
Di questi "prodotti" ne esistono veramente tanti ma oggi voglio dedicare questo articolo ad un podcast che di recente ha raggiunto un particolare traguardo: oggi parliamo di "Missing Alissa".

Alissa Turney è una giovanissima ragazza americana, ormai senza più una madre e sotto la tutela del suo patrigno che un giorno, d'un tratto, scompare.
Così, senza lasciare traccia e senza il minimo indizio.
Alissa da corpo fisico, da persona viva e vegeta sparisce e diventa un fantasma.
Un fantasma che inizia a "infestare" la memoria e la mente di tutti coloro che l'hanno amata e che l'hanno conosciuta.
Un fantasma che inizia a pesare piano piano sulle spalle della sorellastra che tanto l'amava.
La scomparsa di Alissa Turney viene definita volontaria sino a poco tempo fa, sino a quando una ragazza che non la conosceva decide di produrre un podcast dedicato alla sua storia.
Così, Ottavia Zappala si mette ad una scrivania e crea "Missing Alissa".

Ottavia mette insieme un prodotto molto, molto amatoriale che ben dimostra quanto sia finita per caso in tutta questa storia: come "ornamento" abbiamo solo una brevissima sigla.
Gli eventi e la storia di Alissa vengono narrati senza artifici narrativi ed il tutto è tremendamente naturale aiutando, quindi, l'ascolto e la comprensione della serie anche per chi non capisce benissimo l'inglese.
La naturalezza e la semplicità della Zappala, presenti sin da subito, piano piano hanno fatto breccia nel cuore degli ascoltatori e in quella dei parenti di Alissa che piano piano si sono fatti avanti e hanno rilasciato varie testimonianze, nel corso degli episodi, legate alla vita della ragazza e a quelle del suo patrigno che secondo molti e per essere completamente trasparenti anche secondo Ottavia ha ucciso Alissa dopo aver abusato di lei sin da ragazzina.
La giovane creatrice del podcast, spinta da queste rivelazioni, riesce anche ad intervistare lo stesso patrigno della ragazza ed il tutto ad un risultato di un certo tipo.

Ottavia mette insieme un qualcosa di unico in questo panorama produttivo e la bontà di questa iniziativa la porta a raggiungere un traguardo che in questi casi è unico: tramite una petizione spinta dallo stesso podcast sembra che verrà aperta un'indagine nei confronti del patrigno della ragazza.
So che questo può sembrare una forzatura del sistema ed, infondo, lo è tuttavia sono convinto che certe volte va salvaguardata la "vita" di chi non c'è più proprio perché non può più difendersi.

"Missing Alissa" merita perché anche con tutta la sua naturalezza e poca professionalità riesce ad emozionare ed ha raggiunto un traguardo che pochi toccano.

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lunedì 10 dicembre 2018

Cornetti in faccia anche in TV


Attenzione

In questo video non saranno presenti i video del Ciccio per non dargli visualizzazioni anche perché ne ha pure troppe

Ormai credo sia passata una settimana e qualcosa dall'affaire CiccioTalk, se lo usate pagatemi almeno i diritti, e non ne starei neanche a parlare se non fosse stato per uno degli ultimi video pianto ad opera del nostro amato e famigerato youtuber.
Per chi però non conoscesse la vicenda, prima di dare il mio parere, direi di ricapitolare un po' il tutto.

Giovedì 29 Novembre.

La prima puntata di "Mai dire talk", il programma di ritorno della Gialappa's e del Mago Forest, sta per andare in onda e sulle sue Storie di Instagram l'amato youtuber inizia a fare pubblicità alla sua futura comparsata nella trasmissione.
Lo fa con il sorriso sulle labbra, con orgoglio e con tanta felicità.
L'episodio, alle 21 e 15, va in onda.

Venerdì 30 Novembre

Mentre alcuni stanno per vedere la puntata in replica, su Facebook iniziano a spuntare i primi post polemici e offesi.
Stati appartenenti non al diretto interessato ma ad una serie infinita di youtuber che poco o niente c'entrano con il pubblico e il "genere" del protagonista della famosa vicenda.
Aprono la bocca tutti a partire da quello che era tra il pubblico sino ad arrivare, qualche tempo dopo con video scandalo vari, a chi da sempre ha, bene o male, criticato certi atteggiamenti sulla piattaforma e fuori da essa.
Più spuntano post più gente viene a conoscenza della vicenda e più persone vedono il video.
Più persone vedono il video e più fan del gamer gli fanno notare che andare in TV va bene ma se ti prendono troppo per il culo e tu non fai bella figura c'è stato un problema.

Da questo momento in poi il delirio.

Oltre ad una serie di risposte sensate ignorate sotto ai post degli Youtuber difensori della categoria, perché di questo parliamo, abbiamo due video del diretto interessato: uno è l' estratto di una live e un altro è un monologo vero e proprio.

In sostanza lui non ha preso soldi per la sua comparsata anche se ci andava per farsi pubblicità ma solo un rimborso spese forse più alto del normale.
Lui è andato lì conoscendo il programma e le persone nel programma ma si aspettava che parlassero delle sue buone azioni e non dei suoi momenti imbarazzanti prendendolo in giro.
Lui non ha risposto perché non gli è stato possibile rispondere mentre gli altri parlavano e anche perché se avesse risposto arrabbiato o lamentandosi si sarebbe fatto cattiva pubblicità mentre ora che tutto è andato in onda fare video lamentosi e tristi non è un problema.
Lui è contento che molti youtuber si siano messi dalla sua parte anche se è evidente che la loro è solo una difesa di categoria.
Lui, evidentemente, è falso quanto una moneta da cinque euro.
Lui e tutti gli yuotuber che si sono messi a difenderlo.

Sono tutti falsi perché se parti dicendo di conoscere la trasmissione allora ti dovevi aspettare quello che è successo.
Ti dovevi aspettare le battute sul tuo punto debole e ti dovevi aspettare anche il video perché tutto questo viene fatto da anni e anni da queste persone ed è capitato a tutti.
Volevi un'intervista in cui viene evidenziato quanto cazzo sei bravo?
Vai a "La vita in diretta" non dove sputtanano la gente a stecca.
Nessuno dice che dovevi pestare lì chi ti stava prendendo in giro, sarebbe stato controproducente, nè che avresti dovuto rispondere per forza, ci sta che preso dall'emozione rimani immobile, ma poi, quando tutto è finito, non pubblicizzare la cosa giorni dopo se sei convinto che ti hanno trattato male.
Hai firmato la liberatoria?
Ottimo, ci sta ma, ancora, non pubblicizzare la tua comparsata in trasmissione o parlane in live senza peli sulla lingua: non correre ai ripari dopo che ti hanno fatto notare che hai fatto la figura del coglione.
Non fare il fan ferito o la vittima solo dopo giorni e dopo varie segnalazioni perché a quel punto anche io che sono convinto che ti hanno trattato male, come è capitato, mi scoccio.
Va bene lamentarsi di un comportamento scorretto ma dovevi capire prima dove ti stavi andando a cacciare e cosa stavi facendo.

Allo stesso tempo, per piacere, voi youtuber difensori di categoria lasciate perdere quest'inutile battaglia e questi stupidi post finti perché questo sono.
Voi state difendendo la categoria di youtuber, questa cosa viene detta tra le righe in uno dei vostri post, e non la persona interessata perché vi siete sentiti punti nel vivo.
Vi siete sentiti punti nel vivo perché vorreste avere un tipo di riscontro e approvazione che non arriverà mai per un motivo o un altro.
Vi siete sentiti in dovere di difendere tutto Youtube dalla cattiva e vecchia TV perché se hanno preso in giro lui che guadagna molto più di voi ed ha un pubblico maggiore cosa farà a voi quando ci proverete?


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sabato 1 dicembre 2018

I primi due episodi di "L'amica geniale" visti da chi si è fermato nella lettura del primo libro


Questa settimana, finalmente, sono arrivati i primi due episodi della vera serie evento invernale, fatti da parte "I Medici", in casa Rai: "L'amica geniale" è tra noi.
L'annuncio dell'inizio della produzione qualche tempo fa aveva mandato gli amanti del libro in estasi e gli amanti delle serie TV, me compreso, in uno stato di fremente attesa.
Se da una parte la Rai prometteva di produrre una serie TV degna di questa definizione anche grazie all'aiuto della HBO, quasi una garanzia di qualità in questo mondo, dall'altra tutti noi conosciamo i prodotti di punta della nostra emittente pubblica che da anni porta avanti come unica bandiera del genere "Don Matteo".
Così, spinto dalla curiosità, dal grosso successo che il prodotto della Ferrante stava avendo e dalla paura che la Rai potesse sminchiare un bel libro decisi di muovermi in anticipo e di comprare il primo volume per leggerlo e per metterlo a confronto con il prodotto televisivo.
Da una parte avrei avuto il prodotto originale e dall'altra il suo adattamento convinto che avrei preferito il primo e sperando che, quantomeno, avrei accettato il secondo.
Iniziai a leggere, pieno di fiducia, ma poi mi fermai.

In questo articolo, diviso a metà, descriverò le mie impressioni sul libro e sulla serie.
Per di più darò le mie motivazioni per cui mi sono fermato nella lettura del libro e, invece, sono convinto di proseguire la serie.

Sappiate che comunque sono convinto che prima o poi riprenderò la lettura del primo libro, proprio perché è solo il primo e non sono andato oltre una parte introduttiva che chi ha letto tutto il primo volume conosce e sa precisamente dov'è posizionata.

1 PUNTO: Mi sono fermato nella lettura del libro 

Non so sinceramente quale sia il problema.
Ero convinto del successo della Ferrante e della sua bravura.
Ero convintissimo che anche io mi sarei ritrovato nelle pagine dei suoi scritti e non sarei riuscito a fermarmi nella lettura.
Ne ero convinto sino a che non ho iniziato a leggere.
La noia o comunque la fatica, perché parliamo di questo, non è arrivata subito o quantomeno non me ne sono accorto.
Ho continuato a leggere sino alla gita al mare delle due protagoniste finita quella non avevo proprio più voglia di continuare.
Da una parte, probabilmente, sono io che non mi ritrovo molto nella prosa della Ferrante trovandola un po' troppo pesante e piena.
Dall'altra non ho nessuno stimolo per continuare nella lettura: trovo le due ragazze un po' incolore o, credo sia il termine più corretto, fredde: non riescono a darmi moltissime emozioni se non nessuna.
Non dico che le trovo antipatiche, questo no, ma non riesco a farmele piacere e tutte le persone intorno a loro le trovo abbastanza sgradevoli.
Sembra quasi che tra me e questo libro ci sia una sorta di blocco emozionale che non mi permette di
 apprezzarlo a pieno e questo mi porta ad annoiarmi anche perché parliamo di un libro privo di momenti d'azione, almeno al momento, e quindi sono bloccato.
Come ho scritto sopra sono cosciente che è un limite mio e che prima o poi riprenderò la lettura del libro tuttavia non posso non chiedermi se la prosa della Ferrante diventerà mai meno pesante o se le due protagoniste diventeranno più vere, più umane e riusciranno a darmi un qualche tipo di emozione.

2 PUNTO: Ho visto i primi due episodi della serie e continuerò a vederla

Bloccato com'ero con il libro tutta la mia attesa per la serie svanì in poco tempo tant'è che non vidi i due episodi in diretta ma li registrai per poi recuperarli.
Ero convinto che trovato il prodotto originale poco digeribile avrei fatto lo stesso se non peggio con l'adattamento: non potevo sbagliarmi di più.
I primi due episodi di questa prima stagione, per me, sono stati un metro di paragone perfetto anche perché finiscono, bene o male, dove io mi sono bloccato nella lettura.
In primis ho trovato questi due episodi più scorrevoli di tutte le pagine che ho letto.
Sono cosciente che questo è un dato abbastanza scontato visti i tempi diversi tra un libro e una serie TV tuttavia è evidente che trovando il primo pesante rendersi conto che due ore di TV sono volate è una bella sorpresa.
Gli eventi sono più veloci sul piccolo schermo, molti punti vengono chiaramente accorciati e tagliati, ma li ho  principalmente trovati sistemati e presentati meglio senza ellissi o flashforward nella narrazione che, per me, hanno ulteriormente appesantito la lettura del libro.
Per fare un esempio la parte iniziale del libro in cui le ragazze stanno andando a parlare con Don Achille l'ho trovato un inizio un po' così che nella serie viene utilizzato diversamente.
Alcune parti della prosa originale ci sono ancora nella voce narrante che fa da filo conduttore dell'intera vicenda ma è tutto più controllato e ridotto.
I personaggi purtroppo anche se sono un po' più tridimensionali continuano a sembrare tutti antipatici o quantomeno crudeli in più di un momento e senza una spiegazione vera e propria.
Infine, a sorprendermi più di tutti e a muovere il mio giudizio positivo verso la serie in maniera definitiva sono state le due giovani protagoniste: attrici fatte e finite anche se molto giovani.
Mentre i due personaggi principali del libro, come ho detto, in quelle poche pagine non mi avevano lasciato quasi niente e non le sentivo minimamente vicine nella serie le ho trovate tremendamente reali e non ho potuto fare altro che innamorarmene.
Sarà la loro bravura, sarà il fatto che sono state dirette bene o che magari hanno molto talento ma quella lontananza che sentivo con le loro controparti cartacee qui è completamente scomparsa ed è stata sostituita da una tenerezza capace di sciogliere qualsiasi cuore: capisco questa Lila senza problemi mentre quella del libro mi rimane inavvicinabile.

Io, semplicemente, ho visto più cuore in queste due puntate che in quelle pagine del libro che ho letto.
Ripeto, sono convinto che sia un limite mio del momento e che la Ferrante ha messo tutta se stessa in questa saga, altrimenti non avrebbe raggiunto questo successo, tuttavia non posso farci nulla.

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#L'AmicaGeniale
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lunedì 26 novembre 2018

Cosa è successo ai Defenders di Netflix?



Questa mattina Facebook, nel solito elenco di post passati, mi ha ricordato che un annetto fa avevo appena finito "The punisher" e iniziavo a domandarmi dove sarebbero andati a finire i Defenders dell'accoppiata Marvel Netflix.
Le serie singole avevano tutte almeno avuto una stagione, "The Defenders" era ufficialmente uscito ed era stato uno schifo, lo dico senza problemi, e iniziava a farsi largo la voce che la Disney, a breve, si sarebbe messa a lavorare ad un proprio servizio streaming chiudendo qualsiasi tipo di collaborazione con il colosso dello streaming americano.
Possibile che il binomio supereroe urbano e serie TV un po' più adulta era finito così velocemente?
Di chi era la colpa?
Di Netflix o della Marvel?
Avevamo toccato il limite di prodotti simili o, più semplicemente, qualcosa nell'ingranaggio si era rotto?
Oggi mi trovo qui, alla mi scrivania e non so quando deciderò di dedicare del tempo alla terza stagione di "Daredevil" perché, per me, non c'è più così tanto hype.

Io ho personalmente adorato, alla follia, la prima stagione di "Daredevil" senza però ritenerla una serie perfetta per via di alcune scelte di sceneggiatura.
Problemi di sceneggiatura che abbiamo tutti rivisto nell'evidente divisione della seconda stagione che parte col botto per via del Punitore e muore nell'oblio per colpa di un'Elektra e di una Mano poco interessanti.
Ho, purtroppo, sopportato la prima di "Jessica Jones" non perché non sia una bella serie ma perché non mi ha emozionato e preso quanto pensassi.
Mi sono stranamente trovato coinvolto durante le avventure di "Luke Cage" anche se ammetto che è molto cringe in certi momenti.
Ho giustificato la prima stagione di "Iron Fist" sino alla morte e non me ne vergogno.
Poi, però, sono arrivati i due grossi scivoloni chiamati "The Defenders" e "The punisher" che dovevano essere le due serie da non toppare, da mettere allo stesso livello della prima di "Daredevil" solo che non ci sono riusciti neanche un po'.
Oddio, forse "The punisher" è piaciuto ma non a tutti e non quanto avrebbe dovuto tanto che il buzz mediatico legato a questi prodotti è andato scemando.

I mesi sono passati e sono iniziate a le nuove stagioni di alcune serie.
Abbiamo visto il ritorno di Jessica e di Luke e di Danny e io ci ho provato ma non sono riuscito ad andare oltre il primo episodio.
Non mi interessava quasi per niente sapere che cosa avrebbero fatto, dove sarebbero andati e chi avrebbero affrontati.
Per me e anche per il resto del pubblico visti gli "ascolti" questi personaggi potrebbero essere anche morti e, purtroppo, il tutto ha anche avuto effetto sull'ultima stagione di "Daredevil" caduta nell'ombra se vogliamo dire.
Ora "Luke Cage" è stato cancellato e anche "Iron fist" e se per quest'ultima lo sapevamo tutti nessuno era veramente pronto all'addio di Cage che, a suo modo, aveva trovato una sua dimensione.


Possiamo anche dire che queste serie sono state cancellate per via degli accordi tra Netflix e la Disney ma sappiamo che un buon motivo per eliminarle dal palinsesto era la discesa continua delle reaction e delle visualizzazioni del pubblico.

Molto probabilmente Netflix e la Marvel hanno ucciso un pezzo del MCU.

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lunedì 29 ottobre 2018

Il nuovo "Halloween" è un nuovo "Star Wars: il risveglio della forza"?




All'epoca lo dissi tante volte in tanti articoli diversi, qui e qui, e non ho problemi a ridirlo: anche se Episodio sette mi è piaciuto da matti è evidente che fosse un remake di "Una nuova speranza".
Credo sia innegabile il fatto che l'intera storia fosse stata solo rimaneggiata, aggiornata in qualche dettaglio, messa in un' altro contesto ma che rimanesse la stessa.
Certo, Episodio Quattro prende a piene mani dalle sezioni nei libri di sceneggiatura dove si racconta come creare l'eroe perfetto, è lo stesso Lucas a dirlo, quindi non dovrebbe essere strano rivedere questo procedimento replicato tuttavia molti elementi tra un film e l'altro si rifanno vivi quindi il confronto e l'assimilazione è facilissima da fare.

Detto questo, "Star Wars: il risveglio della forza" ha e avrà sempre un enorme merito: è riuscito a ridar vita ad un franchise morto, se vogliamo dirlo, riutilizzando elementi del passato, incamerandoli in un qualcosa di nuovo e creando una perfetta armonia tra i vecchi racconti e quello nuovo che stava arrivando.
Abrams non si è rivelato un ottima scelta per il ritorno di "Star War" perché è un bravo regista ma perché è riuscito a creare un'armonia tra quello che è stato e quello che sarebbe stato costruendo un mondo nuovo su un qualcosa di ormai passato e quasi ridotto in cenere.
Da questo film partono tutte le altre pellicole revival e operazioni simili ma nessuna sino ad ora è riuscita a bissare il successo dell'opera di Lucas: nessuno ha effettivamente ridato vita ad un franchise morto con la stessa classe e, scusate il gioco di parole, con la stessa forza.

Questo nuovo "Halloween" nasce su questa stessa linea e cerca di seguire la stessa strada già percorsa da altri franchise.
Si prende una serie di film ormai dimenticati o abbandonati ma con un certo seguito, vengono messi sotto il controllo di una persona di una certa statura e capacità creativa, Jason Blum e Danny McBride in questo caso, e si decide di ripartire da un certo punto in poi della timeline aggiornando il tutto alla sensibilità e alla mentalità dei giorni nostri utilizzando però molti e tanti richiami e cliché ai film passati.
Così, Blum e soci decidono di sbarazzarsi di tutti i film nella timeline tolto il primo e ne replicano la struttura e alcuni momenti, determinate inquadrature sono riprese pari pari al primo film, ambientando il tutto ai giorni nostri.
In queste iniziative è NECESSARIO avere non solo personaggi giovani per attirare il nuovo pubblico e per mandare avanti la storia nei successivi film ma anche riportare sullo schermo qualche attore appartenente alle vecchie pellicole per far sentire il pubblico che conosce la saga a suo agio e per dare al film stesso una mitologia pregressa da cui partire.
A questo punto, il film deve replicare momenti del passato e infilarci all'interno varie novità così da creare quell'armonia tra il vecchio e il nuovo di cui parlavamo prima.
Il nuovo film non dovrà sembrare soltanto un tributo al passato ma anche un punto da cui ripartire che dimostra la sua unicità.

Il nuovo "Halloween" spunta tutte le caselle qui sopra elencate tuttavia non riesce dove "Star Wars: il risveglio della forza" aveva avuto successo: non riesce a rilanciare il franchise con la stessa forza.

Se Episodio Sette riusciva a celebrare il passato e a muoversi in avanti creando personaggi e una storia che ci interessava seguire, la figura di Kylo è probabilmente il punto di forza di questa nuova trilogia, questo nuovo capitolo della saga ideata da Carpenter non c'entra il punto quanto dovrebbe.
Certo, non è un remake pari pari del primo film, fortunatamente, tuttavia ha una serie di limiti che danneggiano tremendamente questo nuovo inizio.

In primis la figura di Lori che doveva servire ad allacciare le pellicole passate a questa e a quelle future non ha il giusto spazio e, proprio per via della natura del film, lo scontro finale che doveva avere con Micheal non è un vero e proprio scontro finale, non è quello che tutti ci aspettavamo ed entrambi non ne escono forti quanto credevamo.
Certo, ci sono momenti di tensione e sorprese ottime durante la loro "battaglia" ma nulla di così trascendentale come si pensava.
Allo stesso tempo, le parti migliori del film o le avevamo viste nel trailer, la scena iniziale nel manicomio, o sono shoot for shoot di scene presenti nel primo film solo con diversi personaggio.
Alcune di queste scene, seguendo l'idea dell'aggiornamento, vedono i ruoli dei personaggi invertiti ma nulla di più e tutte le parti "nuove" sono tremendamente deboli così come l'introduzione dei personaggi che nel futuro dovranno portare avanti la storia.

Infine, ad essere un grosso problema per questo restart è la natura stessa di "Halloween" che nasce come slasher con un singolo assassino leggendario, Micheal è più conosciuto di Jason direi, ed è, forse, impossibilitato ad uscire da quella struttura e da quella natura che viene replicata continuamente.
Il finale del film è si un finale tuttavia, chi conosce la storia, sa che qualcosa non quadra, che non andrà in quel modo ed il tutto, purtroppo, è già stato provato più volte.

Che "Halloween" non possa tornare ai fasti di un tempo?
Che sia troppo tardi?
Che sia la sua natura a limitarlo?

Questa nuova pellicola non è brutta né fatta male tuttavia non ha la stessa forza di altri rinizi o revival.
C'è un qualcosa di sbagliato o un elemento mancante che non ti permette di uscire contento dalla sala quando si accendono le luci.
Certo, il film è molto carino ma difficilmente si vede la possibilità di un futuro.


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venerdì 19 ottobre 2018

Possiamo fidarci di "Making a murderer"?




Arrivata nel 2015 la prima stagione di "Making a murderer" se non qui ma in America svegliò e allarmò molti spettatori: anche nella nazione più "libera" del mondo c'era la possibilità che un innocente finisse in prigione non una ma, secondo il documentario, due volte.
L'intera vicenda, descritta con toni drammatici e cliché del genere proprio come se fosse una serie televisiva di finzione, era riuscita ad interessare il pubblico e a creare un vero e proprio movimento sociale affinché il protagonista del documentario e delle presunte ingiustizie, fosse liberato.
Alcuni conoscevano la storia di cui la serie documentario parlava, altri no ma sicuramente nessuno era a conoscenza di tutti i dettagli presentati nell'opera: ora tutto ciò che era successo era stato mostrato al pubblico con tutte le sue luci e le sue ombre.

Insieme ai premi e agli applausi però, come accade molto spesso, arrivarono però anche molte critiche: la serie venne accusata di essere imparziale e di non mettere in risalto, con la giusta forza, le prove anche a discapito del protagonista della storia.
Le registe e creatrice dell'opera erano, in sostanza, accusate di aver creato un documentario non perché Steven Avery fosse innocente ma perché loro lo volevano innocente.
Alcuni vennero convinti dal documentario ed altri dalle accuse di imparzialità: come accade molto spesso si crearono due schieramenti.

Visto che oggi è arrivata la seconda stagione, non credo che mancheranno le critiche anche questa volta, ho deciso di analizzare un po' questa questione e di parlarne in questo articolo.

Inizialmente, prima di venire a conoscenza di tutte queste critiche, finì la prima stagione e come molti mi indignai per l'intera vicenda non riuscendo a credere a ciò che avevo appena visto.
"Making a murderer" è una serie potente, capace di smuoverti qualcosa dentro e di farti arrabbiare per la follia e la cattiveria presente nel mondo che colpisce i più deboli e gli innocenti e così aveva fatto con me.
Finita la visione io ero dalla parte di Steven Avery e non avevo il minimo dubbio.
Non si dava solo spazio alla difesa o alla vita della vittima/colpevole ma anche l'accusa aveva il suo spazio, seppur minore, andando a creare un insieme di punti di vista che, per me, lasciava veramente poco spazio ai dubbi.

Successivamente però, dopo aver mostrato il mio sdegno nei posti giusti come Twitter o Facebook, mi sono "scontrato" con persone non convinte quanto me.
Alcuni avevano visto il documentario ma non ne erano usciti toccati quanto ne ero uscito io: ne erano usciti con dubbi che piano piano si erano trasformati in certezze e in accuse di imparzialità.
Al di là della presenza dell'accusa o del racconto emozionale dei parenti e delle vittime: alcuni avevano guardato i fatti presentati, si erano fatti investigatori e avevano battuto varie piste.
Così come io mi ero convinto alcuni non si erano lasciati travolgere e avevano visto nei punti ciechi lasciati dal documentario.

Perché si, "Making a murderer" ha vari punti ciechi.

Anche se è stato presentato come un'opera perfetta o comunque accuratissima molte cose mancano al primo resoconto televisivo, alcuni elementi cruciali per l'accusa vengono accennati e poi tralasciati proprio per non fartici soffermare più di tanto così da avere, nel bene e nel male, una versione parziale.
Nei pochi episodi che ho visto di questa stagione alcuni di questi dettagli vengono spiegati ma il tutto sembra arrivare troppo tardi e, strano ma vero, viene tutto lasciato subito perdere per raccontare, ancora, delle emozioni.
Vitali e importanti per il racconto ma non valutabili per il caso in sé.
Successivamente, poi, molti partecipanti al documentario hanno fatto dei passi indietro, si sono rimangiati delle affermazioni chiave e hanno accusato il principale indiziato.
Insomma: la casa ha iniziato a scricchiolare e piano piano alcuni pezzi sono venuti giù.

Le prove contro Avery potrebbero essere sufficienti ma è come se mancasse sempre un gradino in più e allora si rimane incastrati in un limbo.
Lo stesso in cui sono io adesso.

Un limbo in parte giustificato perché alle accuse di chi non crede nell'innocenza di Steven io posso rispondere  e la nostra conversazione continuerebbe all'infinito.
Questo perché è innegabile che durante l'intera seconda indagine, quella in discussione, ci sono state tantissime decisioni sbagliate e incostituzionali da parte delle autorità che hanno messo in seria discussione il loro intero operato.
Probabilmente nessuno avrebbe dubitato così tanto delle autorità se non avessero fatto pressioni su un minorenne o se non avessero detto cose che non avrebbero dovuto dire in nessun modo.

Si dice che chi è senza peccato può scagliare la prima pietra e qui nessuno sembra veramente innocente.

Questo, probabilmente, è il vero motivo per cui "Making a murderer" è una serie documentario così discussa: è uno degli esempio più lampanti di grigio che abbia mai visto.
In questa storia nessuno sembra avere ragione, nessuno torto e ognuno ha un'ottima difesa basata su fatti ben documentati.

In definitiva, possiamo fidarci di questa serie?
No, non possiamo o quantomeno non possiamo farlo interamente.
Non possiamo perché è evidente come si cerchi di far leva sui sentimenti della gente e come alcune prove importanti non vengano veramente citate nel documentario di Netflix.
Tuttavia è anche evidente che chi doveva far valere la legge si è mosso aggirando le regole, facendo cose che non dovevano essere fatte e gettando dubbi su un'intera vicenda che ai nostri occhi appare inquinata e non limpida come molti credono.

"Making a murderer" è chiaramente un documentario di parte.

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venerdì 5 ottobre 2018

Lo vogliamo veramente questo "X Men: Dark Phoenix"?

 

Scrivo, ora, questo articolo dopo le recenti news legate all'ennesimo spostamento di data per "X Men: Darl Phoenix" senza un vero e proprio perché.
A questo punto la domanda sorge spontanea: lo vogliamo veramente questo "X Men: Dark Phoenix"?

Parliamoci chiaro: questo film, con l'ultima data confermata, sarà l'ultimo in ordine di tempo per l'universo X Men/Fox anche dopo il più interessante "New mutants"e, poi, tutti i personaggi passeranno sotto l'ala Disney che, piano piano, li introdurrà nel loro mondo.
La pellicola, quindi, ha come arduo compito quello di concludere il capitolo X Men in casa Fox, un capitolo che agli inizi degli anni duemila ha aperto il filone del cinecomic prima del tempo, e verrà dopo un film che secondo molti, in qualche modo, sarà inglobato nell'universo Marvel/Disney prima del tempo.
Questa collocazione, quindi, oltre ad essere confusionaria per il pubblico casual, che si troverà di fronte due prodotti diversi appartenenti, forse, allo stesso mondo, porterà, forse, molti appassionati a non andar in sala perché consapevoli della quasi inutilità della pellicola ricordando, anche, il quasi fallimento di critica e di gradimento degli spettatori dell'ultimo film uscito.
Insomma, da qualsiasi punto la si guarda: ci sono veramente poche aspettative.

Tolto questo, chiunque segua, un secondo, il mercato cinematografico attuale, una minima parte del grande pubblico, sa, poi, che i reshot non sono quasi mai una bella notizia per un film e soprattutto per una pellicola sui supereroi: devo ricordare a qualcuno il fallimento di "Suicide squad"?
Reshot causa del cambiamento continuo di data e, probabilmente, dovuti ad una possibile incertezza sui personaggi da utilizzare e su determinate svolte della trama.
Parlando sempre di rumor si è chiacchierato molto sulla presenza degli Skrull o sul finale aperto prima girato e poi eliminato: parliamo sempre di rumor ma, vista la situazione, sembra tutto molto probabile.

Infine, l'intera pellicola arriva alla conclusione di una seconda trilogia partita ottimamente con "X Men: Giorni di un futuro passato" e arrivato al deludentissimo "X Men: l'era di Apocalisse" che non è riuscito a reintegrare personaggi passati e ad introdurne veramente di nuovi.
Così, ci ritroviamo davanti ad un quasi remake di X Men 3, il conflitto con Xavier è lo stesso in sostanza, senza però l'intero carico emotivo che, precedentemente, avevamo avendo conosciuto i personaggi coinvolti nel "conflitto finale" in una maniera più completa.

Perchè dovrei soffrire per un Ciclope che non conosco o per una Jean che ho visto per pochissimo?
Certo, Xavier e Magneto e Mistica sono sempre gli stessi peccato che, ormai, sembrano essere, almeno dai trailer, solo più stanchi dell'ultima volta e niente di più.
Che il film, almeno, ci dia qualcosa di nuovo dal punto di vista dell'intreccio?
Dal trailer non sembra e, questo, nel bene o nel male abbassa le aspettative.

Certo, io non ho ancora visto il film, solo i trailer, e un film può sempre sorprendere ma davvero vogliamo questo film al cinema?
Davvero ci interesserà l'ultimo capitolo di una storia già, tendenzialmente, chiusa?
Davvero potrà fare meglio di un film, "New mutants", che, dai trailer, sembra essere duecento volte più interessante?

Quindi, dopo tutto questo, vi chiedo: lo vogliamo veramente questo "X Men: Dark Phoenix"?

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lunedì 1 ottobre 2018

La situazione Argento





Parlare di Asia Argento, delle molestie e di "X Factor" sarà una roba un po' complicata ma ci proviamo.

Come dissi qualche tempo fa qui sulla mia pagina di Facebook la situazione di Asia Argento, accuse vere o no, mi lasciava poco sorpreso: ciò che sta subendo lei attualmente è ciò che hanno subito tutti gli uomini, attori e produttori, veramente o no, accusati di molestia.
Invece di affrontare il problema o di avviare delle indagini più o meno rapide si è subito deciso di eliminare il problema alla radice cancellando chiunque venga accusato.

Ho sempre criticato questa scelta e la critico ancora adesso anche parlando di Asia: nessuno dovrebbe perdere tutto ciò che ha, credo sia giusto usare letteralmente questa espressione, senza più possibilità di riprenderselo, le polemiche sul ritorno di C.K. si sprecano.
Questa idea di punire senza freni, senza contestualizzare e senza avere una sorta di fine della pena è un qualcosa che fa male a tutti anche allo stesso movimento Me Too che non sarà mai lontano dalle polemiche proprio per questo giustizialismo senza senso.

C'è da dire, però, che proprio Asia non si può lamentare dell'intera faccenda come sta facendo e allo stesso tempo non condivido chiunque la rivoglia ad "X Factor" anche se pure a me farebbe piacere riaverla perché, guardando le puntate, è evidente come funzioni benissimo nel suo ruolo di giudice e di seconda pura anima musicale vicino a Manuel.
Lei stessa ha sempre professato questa follia della punizione continua e del non perdono, lei che ora vive quest'accusa e tutto ciò che ne consegue.
Non si fanno sconti a qualcuno di particolare: se si devono fare si fanno a tutti.

La stessa Asia, così come il suo accusatore, ha deciso di affidarsi alla TV per far sentire la sua voce, cosa non concessa in America a chi è sotto le sue stesse accuse invece di perseguire vie legali e basta e affrontando piano piano chiunque l'accusi anche per far respirare di più il movimento a cui si ispira.
Certo, la "vittima" della storia è una delle poche a richiedere un assegno per chiudere la faccenda, cosa che fa giustamente sorgere molti dubbi, tuttavia non sono convinto che il tutto sia una condizione sufficiente per accusarlo di falsa testimonianza.

L'intera questione Argento, quindi, oltre a mostrare un certo grado di ipocrisia, mi spiace ma anche le donne possono stuprare gli uomini, pone davanti agli occhi di chi è sincero con se stesso un problema fondamentale: forse si è stati troppo svelti ad eliminare i, probabili, colpevoli senza pensare che qualcuno poteva essere finito dentro ad un qualcosa di più grosso di lui.

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#MeToo

venerdì 7 settembre 2018

Fatto un presidente se ne fa un altro


Dopo tutte le varie accuse arrivate all'indirizzo di Kevin Spacey Netflix, decise tempo fa, utilizzando un comunicato stampa per farlo sapere al pubblico, di eliminare il personaggio di Frank Underwood da "House of cards" e di rendere questa sesta stagione l'ultima.

Entrambe le scelte, a mio avviso, sono state il risultato della scialba, pigra e poco rispettosa reazione al movimento #MeToo da parte delle aziende di qualsiasi campo che, incapaci di affrontare la cosa, hanno cercato di evitare qualsiasi problema futuro allontanando chiunque fosse finito nell'occhio del ciclone senza pensare veramente a come fare.

A questo punto, per noi amanti delle serie TV, la vera domanda era: come si sarebbe risolta la questione in scena?

Impossibile muoversi come Sky Italia con "X Factor" e la faccenda Argento per via della natura del prodotto di cui parliamo quindi che cosa si poteva fare?
Sarebbe stato usato il girato con Spacey?
Sarebbe stato eliminato off screen o sarebbe stato tenuto completamente lontano dalla vista del pubblico in qualche modo?
Difficile dirlo vista anche la strana e particolare co dipendenza tossica mostrata e avuta con Claire, nuova protagonista della serie a tutti gli effetti, sin dall'inizio di "House of cards".
Bisogna sempre ricordare come il rapporto tra i due è e sempre sarà una parte importantissima della serie.

Netflix, facendoci anche aspettare un po', ha risposta alla nostra domanda qualche giorno fa con un teaser e, soprattuto, un'immagine abbastanza esplicativa:
 

Si è quindi deciso di eliminare il personaggio di Francis dalla serie fuori dallo schermo, off screen se volete, in una maniera anche abbastanza brutale e, anche qui, poco rispettosa: scommetto che questa parte neanche la vedremo nella stagione.

Questa morte fuori dalle scene, senza sapere nulla della stagione, cambia sicuramente il piano originale della sesta stagione, difficile pensare che Frank sarebbe morto off screen anche prima del caso Spacey e apre due strade per il proseguo di "House of cards".

Da una parte questa morte fuori dalle scene potrebbe essere usata per arricchire, in qualche modo, il personaggio di Claire e per modificarne il comportamento avvicinandola al marito scomparso o allontanandola pericolosamente da lui.
Un lutto, infondo, può toccare una persona in molti modi e avere una Claire meno stabile e più interessante, proprio per questa instabilità, potrebbe essere una cosa diversa non so ancora se un bene o un male.
La stessa morte di Frank potrebbe essere il punto debole ricorrente di Claire che magari è rimasta la donna di sempre ma quando sente parlare del marito o qualcosa glielo riporta alla mente allora dentro di lei si forma una crepa.

La seconda strada che la serie Netflix può prendere, qui mi piange il cuore, è la damnatio memoria cioè la completa eliminazione del personaggio.
Se si vuole cancellare Spacey e il suo Frank Underwood dalla memoria di tutti noi, cosa comunque impossibile, il colosso dello streaming digitale potrebbe aver deciso di eliminare ogni singolo riferimento a Frank dalla serie rendendo la nuova protagonista di "House of cards" monca emotivamente.
Mi spiego meglio: ognuno di noi sa che, in un modo o nell'altro, la presenza o l'assenza di Frank avrebbe mosso il personaggio di Claire in un certo modo se però si è deciso di non nominarlo neanche difficilmente vedremo la reazione della moglie alla morte del marito e questo, volente o nolente, è un macigno enorme sul suo personaggio.
A Claire mancherebbe per sempre qualcosa e il tutto sarebbe per noi inspiegabile e frustrante.

Vedremo cosa accadrà all'uscita della serie.
Per il momento possiamo solo incrociare le dita e sperare che gli autori di "House of cards" siano riusciti a cavare il ragno dal buco e magari ad aver migliorato il loro stesso prodotto.
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domenica 15 luglio 2018

Pausa estiva da ora sino al 1 Settembre

Sgombriamo subito il campo da ogni dubbio: non è un discorso di non avere voglia di scrivere d'estate o con questo caldo ma un discorso di impossibilità e di mancanza di tempo.

Da inizio Giugno, insieme alla mini sessione d'esami che ho fatto, è iniziata la mia prima esperienza lavorativa e anche se ho resistito sin'ora, non al meglio a dire il vero, mi trovo ora costretto a mollare la presa e a mettere in pausa il blog sino al primo Settembre.
Non lavorerò sicuramente per tutto Agosto, finisco a Luglio, tuttavia è un mese e mezzo che torno a casa e oltre a scrivere o ad uscire non vedo film o serie TV o leggo libri e fumetti.

A livello creativo e di "conoscenza" di contenuti mi trovo ad un minimo storico.
Chiaramente, in questo modo, non posso continuare a scrivere e, come si può vedere bene, trovare qualcosa di cui scrivere o scrivere effettivamente è diventato quasi impossibile.

La pagina e il blog saranno quindi messi in pausa.
Non sparirò completamente, i miei altri social continueranno a vivere anche di più magari, e qualche comparsata qui e li verrà comunque fatta se ce ne sarà bisogno e se ne avrò il tempo, la voglia e la creatività.

Mi scuso con tutti i lettori frequenti e non del blog e spero di potervi portare anche qualche contenuto in più approfittando di questa pausa.

lunedì 4 giugno 2018

Rivogliamo i film di serie B e di serie C






Io lo so che vi devo tre articoli dedicati a due serie TV, "Il miracolo" e "Trust", ma vedere al cinema "The Strangers pray at night" qualche sera fa mi ha fatto pensare molto quindi ho deciso, come al solito, di dar voce ai miei pensieri.

In un mondo in cui anche un buon box office se non è quello sperato e voluto è ritenuto un fiasco credo sia arrivato il momento di rifar posto a quei film che non sono dei capolavori, che non sono dei brutti film ma che neanche sono dei film, per questo, mediocri.

Credo ci sia bisogno di tornare a chiamare certi film "di serie B" o "di serie C".
Non per essere dispregiativo ma per ridare una categoria a certe pellicole chiaramente non in grado di farsi valere con i film di serie A senza però uscirne avvilite e svalorizzate.

Prendete, per esempio, "Kong Skull Island" che, anni fa, sarebbe stato un meraviglioso film di serie B e ora è un film bruttino perchè non va oltre certi canoni impossibili però da superare proprio perchè c'è un mostro enorme come protagonista.
Prendete, ancora, "The strangers pray at night" che è evidentemente uno slasher duro e puro anche scritto malino che però diverte come poco altro ho visto al cinema in questi anni.

Non tutti i film devono e vogliono essere dei capolavori.
Alcuni fanno il loro lavoro e basta ma non per questo dovrebbero essere denigrati.
C'è bellezza nel cinema anche se non parliamo di film d'arte o di film meravigliosamente scritti.

Il cinema è bello perchè è vario e anche caciarone alle volte.

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venerdì 1 giugno 2018

Il Governo è fatto e io ora vado a sedermi e a mangiare i pop corn con Renzi






Ci sono voluti quasi cento giorni, tanti e vari dietrofront ma alla fine abbiamo questo Governo.

Abbiamo i Cinque Stelle nella stanza dei bottoni.
Abbiamo Salvini agli interni.
Il PD sembra sia stato definitivamente sconfitto e Renzi è isolato da qualche parte lontano da qui e da questo mondo.

Se ci guardiamo indietro, basta solo guardare a qualche mese fa, tutto questo non sembrava così tanto possibile eppure è andata così e ora abbiamo un nuovo Governo.
Questo può piacere a qualcuno e può non piacere a tutti ma i voti sono arrivati e la volontà popolare, anche se può sbagliare, deve comunque vincere.

Vincere certo ma non essere, sempre e per forza, priva di un pensiero critico.
Così, noi che abbiamo votato qualcun altro, dobbiamo proprio essere questo pensiero critico.
Noi dobbiamo criticare, dobbiamo osservare e alzare la voce quando serve.
Noi dobbiamo essere un'opposizione capace però di dare il proprio consenso quando ce ne sarà bisogno.

Noi ci mettiamo in un angolo a mangiare il pop corn ma non per questo non possiamo applaudire.

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lunedì 28 maggio 2018

Articolo politico senza foto

Sono passati quasi tre mesi e, ai vertici di questo paese, la situazione non sembra essere cambiata o meglio è cambiata ma in peggio.
Per un mese e qualcosa, se ho fatto bene i calcoli, la Lega e i Cinque Stelle, quelli che non volevano far perdere tempo agli italiani, hanno fatto avanti e indietro tra di loro, giocando a nascondino.
Poi uno ha trovato l'altro e, in un lampo, è arrivato il nuovo governo.
Un governo nato da un'alleanza dopo il voto anche se anni fa sta cosa sembrava un problema.
Un problema come un'alleanza che non doveva esserci in principio.
O meglio, è arrivato un contratto di governo.
Un contratto in tremila bozze diverse dalla più folle alla più normale.
Un contratto votato, per di più, da una parte da tutti, quella della Lega, e da un'altra, solo da quattro stronzi dentro un sito perchè, infondo, devi far entrare la gente sulla tua piattaforma del cazzo che altrimenti non pigli i soldi della pubblicità.
Così le due parti si sono messe d'accordo ed è stato scelto come nuovo premier un politico.
No, scusate, un tecnico ma vabbè.
Un tecnico che nessuno conosceva, spacciato come un politico e con un curriculum non falso ma non effettivamente chiaro.
Certo agli altri facciamo le pulci ma se capita ad uno di noi col cazzo.
A questo punto si cercano i ministri, tutto sembra funzionare sino a quando non prendi una buca, tipo quelle prese durante il Giro a Roma, che esiste ma non esiste per tutti e trovi un ministro che due anni fa, tipo, ha dato dei nazisti a dei tuoi alleati.
Due anni fa, quindi ieri, e non quando faceva parte di un altro esecutivo quindi evitiamo di fare paragoni.
Un ministro che evidentemente ha fatto innervosire i mercati provocando un danno che, chiunque ci arriverebbe, vista anche l'instabilità non può essere recuperato in una notte.
Un ministro che avrebbe potuto dire, per iscritto e per esteso, che non voleva uscire dall'Europa ma non l'ha mai detto spaventando i mercati.
Così, ignorando le avvisaglie dei giorni precedenti si è andati a proporlo comunque e indovinate?
È stato rifiutato.
Perchè capita, perchè se il ministro non piace per un determinato motivo non viene accettato.
Non parliamo di opinioni politiche però, parliamo del fatto di essere un problema per i mercati.
Parliamo del fatto di essere un possibile danno per tutti noi come abbiamo visto.
Ora, si potrebbe semplicemente prendere un nome diverso e metterlo a quel ministero e magari usare lo stesso programma e le stesse idee perchè il problema non sono quelli ma il nome.
Che dite lo facciamo un governo cambiando un nome?
No, non sembra essere una cosa possibile.
Non so perchè, forse per testardaggine o per odio.
Forse, come dicono alcuni, perchè uno dei due capoccia voleva far saltare l'accordo.
Io il perchè non lo so ma so che è finita male e che peggio non poteva andare.

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lunedì 7 maggio 2018

Quando non sai come chiamare il tuo servizio streaming con un nome originale


In un momento storico in cui anche mia Zia vuole aprire un servizio streaming per raccimolare dei soldi dalle visual dei suoi filmini vacanzieri non dovrebbe stupire che grosse major come la Disney seguano la massa: infondo loro ne hanno le capacità, hanno i prodotti e, a conti fatti, le idee per farlo funzionare.
Stupisce però che a farsi avanti in questo campo non sia la Warner Bros con tutte le sue proprietà ma solo la DC Entertaiment.

Oltre ad un annuncio di qualche mese fa infatti pochi giorni fa la DC stessa ha annunciato l'arrivo, insieme ad alcune serie, del suo servizio streaming in maniera ufficiale con tanto di loghi e di account Twitter.
Un servizio esclusivamente dedicato al loro universo fumettistico e lontano dalle varie proprietà cross mediali e universalmente conosciute in mano al gigante che possiede la DC: la Warner Bros.
Un servizio, al momento, privo di serie o di film animati con protagonisti i loro grossi nomi come Batman e Superman ma con solo serie e cartoni dedicati a personaggi cult o di poco conto.
Forse l'unica a salvarsi da questo "anonimato" per le masse è Harley Queen.

La DC e la Warner, quindi, decidono di seguire la Marvel e la Disney ancora una volta, il fallimento al cinema evidentemente non gli ha insegnato nulla, e, come sempre, decidono di farlo in maniera frettolosa e senza una vera e propria strategia almeno a prima vista.

Il nuovo servizio infatti, purtroppo per noi, oltre a essere sprovvisto per ora di un prezzo e di una data di lancio certa, non presenta un vero e proprio titolo di appeal per il grande pubblico o un servizio che possa comunque avvicinare l'utente medio.
Prime dalla sua può non avere tutto ma almeno ha il servizio di consegna e lo streaming Disney ha la serie televisiva di "Star Wars".
La DC, invece, ha deciso di puntare, come abbiamo detto, su titoli di nicchia, "Swamp Thing" e "Young Justice", su roba interessante ma non così forte, la serie animata su Harley, e su un prodotto che già per le sue foto di scena sta venendo odiata dai fan e derisa dal pubblico.
Per di più, puntare su queste serie, almeno a prima vista, non sembra dire che la DC voglia un pubblico generalista ma più hardcore quindi più severo e ristretto cosa che potrebbe danneggiare la piattaforma, troppo poco successo, e potrebbe influire sul costo che potrebbe essere alto.

Poi, per carità, sarò il primo a ricredermi se il costo e le serie proposte saranno di buona fattura ma come ormai qualsiasi cosa proposta dalla DC oltre ai fumetti la speranza è poca.

Ah, il nuovo servizio streaming della DC si chiama "DC Universe" perchè loro ne hanno di fantasia.
Maledizione.

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