mercoledì 23 dicembre 2015

The Affair 2 - Chi ha ragione e chi torto?

                                                                            




Un anno fa iniziai a vedere The Affair senza aspettarmi nulla di nulla, sapevo solo la sinossi iniziale della trama e non ero minimamente a conoscenza del modo, sorprendente e originale, di narrare questa storia da parte degli sceneggiatori.
Adesso, dopo la fine della prima stagione, ho visto anche tutta la seconda, che ha implementato i punti di vista di Cole e Helen oltre a quelli di Alison e di Noah, e, senza nessun dubbio, posso dire che non solo questa è stata una stagione superiore alla prima ma anche che è risultata essere un prodotto completamente diverso da ciò che ci si poteva aspettare: sia dal punto di vista stilistico che di quello della caratterizzazione dei personaggi.
Se, nella prima stagione, i protagonisti erano Alison e Noah e, senza dubbio, lo spettatore si trovava " costretto " ad empatizzare con loro e con la loro scelta quantomeno discutibile, in questo secondo capitolo, con l'entrata in scena dei due traditi, il punto di vista dello spettatore viene completamente stravolto e ci troviamo, in più di una scena, a toccare con mano il dolore di chi è stato lasciato indietro, senza preavviso.
Così, mentre nei primi episodi la vita per Noah e Alison scorre, abbastanza bene, i loro momenti peggiori li troviamo nel futuro dove possiamo seguire la trama orizzontale della serie, Cole e Helen non riescono a non cedere al dolore venendo quindi strattonati da un destino a loro avverso che, di fatto, li fa rientrare nelle nostre grazie.
Andando più avanti nella stagione questa sensazione non diminuisce minimamente anzi diventa sempre più forte quando il personaggio di Noah prende una piega, quasi inaspettata, che, di nuovo, lo mette sotto i riflettori, soltanto che, stavolta, lo fa in un modo molto diversa dal passato.
Noah, quindi, inizia a perdere la bussola e piano piano, specialmente nelle ultime puntate, Alison lo segue, prendendo una direzione completamente diversa però dando, quindi, sempre più risalto a Cole e Helen.
Peccato che anche Helen prenda molte decisioni sbagliate, una su tutte quella del finale, lasciando da solo Cole come unico personaggio positivo dell'intera stagione e di tutta la serie in sè a questo punto.
Se l'intera stagione è una discesa negli inferi morali per tutti i personaggi che voglio qualcosa in più dalla vita e non riescono ad accontentarsi il finale, almeno per Noah, risulta catartico in tutti i sensi, con una scelta molto sentita e mette le aspettative per la terza stagione ad un livello più alto di quelle che tutti avevamo per la seconda.
Insomma Showtime è riuscita a rendere un'ottima serie un qualcosa di davvero eccezionale non perdendo l'unicità del prodotto e alzando l'asticella della qualità.

Alla prossima!

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