mercoledì 31 agosto 2016

The Night Of - Nottate sprecate








Per carità The Night Of non è sicuramente nato sotto una buona stella, basta pensare che James Gandolfini, produttore della serie, prima della sua morte, doveva essere il protagonista dell'intero progetto, ma c'erano sicuramente tutti gli elementi per tirare fuori qualcosa di bello, qualcosa con un valore.
C'erano sicuramente tutti gli elementi per riportare, ancora una volta dopo tanto tempo, HBO sotto i riflettori: da True Detective 2 in poi il canale via cavo più famoso in America sta davvero annaspando.
L'ultima fatica, letteralmente parlando, di Gandolfini doveva essere la nuova stella nel firmamento della tv prodotta dalla casa di GOT, per svariati motivi tra cui quello economico.
Ci è riuscita?
No.

Ora The Night Of non è un brutto show, dirlo non sarebbe giusto, ma è uno show molto lontano dalla qualità che ci era stata promessa sia guardando la storia in sè, più il suo finale, che la caratterizzazione di quasi tutti i personaggi.
Non siamo sullo stesso livello di nulla della seconda stagione di True Detective ma diciamo che le due serie abitano nello stesso quartiere e sono pericolosamente vicine.
La serie antologica di Pizzolatto sembra aver raggiunto una fine prematura e io sto sperando, con ogni fibra del mio corpo, che The Night Of si fermi qui e la lascino stare, per sempre ma entriamo più nel dettaglio e parliamo della trama.
Naz è un ragazzino semplicissimo, intelligente e in grado, bene o male, di cavarsela da solo nel mondo.
La sua famiglia si arrangia come può ma sono tutti felici alla fine della storia, tutti a parte Naz: il ragazzo vuole di più, vuole essere accettato.
Questo fortissimo desiderio lo porterà a rubare il taxi del padre per andare ad una festa salvo poi, sfortunatamente, incappare in una serie infinita di problemi e in una ragazza con cui deciderà di passare tutta la notte.
I due si divertono un mondo insieme, fanno " l'amore " e Naz trova la ragazza morta qualche ora dopo.
Il ragazzo entra nel panico, scappa, rientra in casa, fa una serie infinita di errori e finisce in prigione per omicidio.
Questo, in breve, è il primo episodio e la serie segue la linea del Naz piccolo scemo indifeso sino alle ultime puntate, sino a che non scopriamo che ha problemi di rabbia, che non si fa problemi a spacciare e che non è così onesto come credevamo.
La serie segue la linea della terza persona come assassino avendo lasciato una serie di indizi nel pilot salvo poi svaccare tutto sul finale.
La serie segue la linea del detective sicuro di sè e legato alle prove sino agli ultimi episodi quando, a caso, decide di farsi venire dei dubbi, già avuti, e di andare a fondo nella questione.
La serie ti promette una risoluzione che non arriverà mai, ti lascia un incompleto e insoddisfatto: qualcuno dirà che è tutto voluto, che è una scelta reale e rischiosa ma per me è semplicemente pigrizia.
Troppo pigri per scrivere un vero finale.

Troppo pigri per scrivere dei personaggi coerenti sino alla fine.
Abbiamo Turturo che prende il posto di Gandolfini e dovrebbe interpretare l'avvocato viscido ma non riesce ad esserlo sino alla fine.
Abbiamo la giovane avvocatessa indiana (?) che ha finalmente la sua chance per brillare ma che decide, a casissimo, di innamorarsi dell'imputato che difende.
Abbiamo una famiglia distrutta e incapace di riconoscere il proprio figlio salvo poi abbandonare quest'idea nell'ultimo episodio.
Un procuratore che nel giro di un'ora e mezza decide, prima, di continuare il processo contro Naz anche se non è molto sicura della sua colpevolezza e poi, visto l'inconcludente finale, decide di lasciar perdere e di fare altro.
Boh.
Davvero boh.
Non ho altre parole per definire questo show.
Boh.

Il fatto è che The Night Of, visti anche gli ultimi risultati della HBO, doveva essere molto meglio.
Per me, è semplicemente un'occasione sprecata.

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Alla prossima!

#TheNightOf
#SerialUpdate
#TelefilmAddicted
#Recensione

lunedì 29 agosto 2016

Un Incazzoso Lunedì 100 - Finale





Ci siamo arrivati alla fine.
È il 29 Agosto, fa un caldo boia e il sole splende nel cielo.
Io dovrei fare duemila cose ma ho deciso di rimanere in pigiama a casa per la mattinata, guardare un telefilm e scrivere questo articolo per chiuderla qua.
Da una parte è un sollievo, dall'altra mi dispiace anche.
Non dovrò più stare qua, per forza, tutti i Lunedì ma magari a qualcuno questa rubrica piaceva.
Non dovrò più cercare un argomento valido o mezzo valido per questi articoli ma magari qualcuno amava i miei mezzi argomenti validi.
Comunque, una parte di questo blog verrà chiusa per sempre e non tornerà più.
Sarà un bene?
Sarà un male?
Queste domande non sono inutili?
Infondo abbiamo parlato l'altro Lunedì del futuro, del fatto che non si potrà mai sapere nulla, non di certo.
Beh, non credo ci sia molto altro da dire, questo diario enorme si chiude qui.
Alla prossima!

#UnIncazzosoLunedì

venerdì 26 agosto 2016

Inside WWE Network 6 - Holy Foley






Mi scuso per non esserci stato durante questi due giorni ma ho deciso di rinunciare all'articolo Mercoledì per via del terremoto e di fare lo stesso Giovedì per una serie di problemi personali.
Ecco però che torniamo al solito con l'articolo del Venerdì.

S1 E1
Mick entra in una stanza della casa e, dopo aver premuto un pulsante, si accendono una serie di luci.
Scopriamo che Mick ha una camera completamente dedicata al Natale, oltre a cantare canzoni natalizie in qualsiasi momento si trovi alla guida.

S2 E2
Dopo aver visto la camera di Noelle piena di gadget WWE scopriamo, anche, che porta solo tute dello sponsor WWE quando va in palestra.

Queste due scene, tra tante altre, sono solo quelle più strane e stupide provenienti dal nuovo " reality " WWE dedicato alla famiglia di Mick Foley, leggenda hardcore che, al momento, è il general manager dello show rosso.
Anche se lo show è incentrato su tutto il nucleo familiare i due veri protagonisti sono Mick e la figlia ed è il loro rapporto, più di tutti gli altri, ad essere sotto i riflettori.
Questo, tecnicamente, non è un problema infondo le interazioni tra i due sono anche divertenti e si sente che si vogliono bene come padre e figlia il fatto è che lo show non è un reality, non è una comedy e non è nenache un vero documentario ma è un enorme pastrocchio.
Holy Foley è una serie che dovrebbe prendere un certo tipo di pubblico ma non capisco bene quale tipo di pubblico dovrebbe prendere.
Qual è il suo target?
Il fan di Noelle Foley che vuole una serie documentario su di lei?
No, perchè la serie è chiaramente finta.
Il fan di Mick che vuole una serie documentario su di lui?
No, perchè, come per la figlia, non parliamo di un qualcosa di davvero reale.
Magari è dedicata a chi vuole vedere una comedy WWE peccato che questa sia superiore alle semplice comedy arrivando a toccare momenti stupidissimi ed è anche incapace di creare drama perchè è così mal scritta da non avere mai un vero e proprio momento drammatico.
Holy Foley è solo un pastrocchio, uno dei peggiori in casa WWE.

Alla prossima!

#InsideWWENetwork
#HolyFoley

lunedì 22 agosto 2016

Un Incazzoso Lunedì 99 - Il futuro




Il futuro, come la  notte in Games of thrones, è oscuro e pieno di terrore.
Il futuro è impreciso, mai del tutto controllabile e impossibile da modificare se ci sei molto, troppo, vicino.
Quindi vi chiederete perchè ne sto parlando e la risposta potrà sembrarvi strana ma è la verità: perchè mi va.
Parlo con chiunque me lo chieda del mio futuro ma questi sono solo progetti, idee e nulla di davvero definito.
Posso parlare quanto voglio insomma ma non è detto che avrò mai ragione ma mai, neanche, torto.
Vorrei iniziare a scrivere sceneggiature, a lavorare, a prendere definitivamente la patente, a migliorare il blog, i miei contatti e fare una serie infinita di viaggi.
Cose che ho già fatto ma mai davvero al massimo e, se ne ho fatta una al massimo, mai tutte insieme.
Quello che posso dire, sicuramente, visto che ne ho il pieno controllo è che dopo il centesimo episodio di " Un incazzoso Lunedì " questa rubrica chiuderà definitivamente, neache so bene che cosa ci scriverò.
Da quel momento in poi, da Settembre quindi, ho deciso che Mercoledì e Venerdì rimarranno come giorni soliti per gli articoli mentre il Lunedì sarà il giorno plus in cui, se vorrò, potrò pubblicare qualcosa.
Non ci sarà quindi una pubblicazione fissa ma ci sarà quando ne avrò bisogno e quando vorrò farla.
Avere più tempo mi servirà per scrivere meglio tutto il resto e per vivere un po' più libero.
È quasi finita.

Alla prossima!

#UnIncazzosoLunedì

venerdì 19 agosto 2016

You and me 1 - Ross e Rachel







Una settimana fa scrissi un editoriale dedicato alla storia di Ross e Rachel perchè sono nel pieno del mio recupero di Friends su Netflix.
Anche se l'articolo è piaciuto e ha riscosso successo non sono stato contento della sua riuscita: troppo piccolo e troppo breve.
La storia di Ross e Rachel vale duemila parole in più e la voglia di continuare a scrivere di questo rapporto mi ha spinto ad aprire una nuova rubrica sul blog dedicata alle coppie migliori delle serie tv, la prima, chiaramente, è quella dei due protagonisti di Friends.

Come ho già detto nel precedente articolo, Ross è un paleontologo mentre Rachel lavora nel mondo della moda e i loro mondi non potrebbero essere più diversi, più lontani tant ' è che per molto tempo è solo Ross a provare qualcosa per la ragazza sperando in vano che questa si accorga di lui.
L' amore platonico del ragazzo sembra destinato a continuare per una serie infinita di anni salvo poi interrompersi per la lontananza dei due che si ritroveranno solo molto tempo dopo, proprio all'inizio della serie.
Entrambi usciranno da un matrimonio mancato o mai iniziato e solo sul finire della prima stagione i due si avvicineranno iniziando il loro eterno rapporto.

Rachel e Ross sono la base di tutte le coppie esistenti sullo schermo da quel momento in poi: sono capaci di emozionarti sia singolarmente che insieme e, soprattutto, hai una folle voglia di vederli cadere l'uno nelle braccia dell'altro.
I due ragazzi non sono codipendenti, non funzionano l'uno per l'altro ma sono autonomi e indipendenti e gli autori li usano come e quando vogliono, con qualsiasi altro membro del gruppo senza restrizione di alcun limite.
Rachel ha una serie infinita di vicende con tutti gli altri amici e lo stesso Ross questo perchè entrambi non sono al servizio di loro stessi ma della serie in sè.
Friends dura dieci anni e la storia di Ross e Rachel segue tutte le storie del gruppo senza mai fermarsi, senza dare mai un vero e proprio stop e senza scrivere una fine.
Ross e Rachel diventano, sin da subito, " Ross e Rachel ".
Diventano un'entità vera e propria, diventano LA COPPIA e rimangono LA COPPIA sino alla sine dei tempi.
Questo rende loro due davvero importanti: hanno dimostrato come una coppia tira e molla indipendente e autosufficiente possa tenere lo spettatore incollato alla tv e interessato.

Questo, insieme al vecchio articolo, credo sia l'analisi migliore per una coppia che ancora non ho vissuto pienamente e a cui magari, in futuro, darò più spazio.
Spero che questa rubrica vi piaccia, così potrò continuarla.

Alla prossima!

#YouAndMe
#Friends
#RachelRoss

mercoledì 17 agosto 2016

Outcast - Possessioni non proprio convincenti




Io e Kirkman, evidentemente, abbiamo un problema: non sopporto mai pienamente i suoi prodotti.

L'autore americano ha debuttato sul mercato, prima cartaceo e poi televisivo, con The Walking Dead e piano piano si è allargato ampliando il suo universo fumettistico e vendendo, al piccolo schermo, uno dei suoi ultimi progetti: Outcast.
Sia la serie sugli zombi che quella dedicata alle possessioni demoniache condividono un destino molto simile: prima di apparire in tv queste hanno prosperato su carta.
Il passato fumettistico delle due opere non solo ha creato da subito, per la serie, una buona fan base da cui partire ma ha anche fornito una buona mole di materiale su cui lavorare o per un adattamento o per una ripresa pari pari.
Il problema principale, almeno per me, con Kirkman è il suo essere molto anche troppo lento e, alle volte, ripetitivo: entrambe le opere in questione soffrono tantissimo nel lungo termine, colpa anche di introduzioni abbastanza noiosette e interminabili, e proprio per questo gli adattamenti televisivi sono costretti a riscrivere vari momenti allontanandosi dall'opera originale e rischiando di perdersi.
Se da una parte TWD è ormai caduto nell'oblio, il mio odio per la serie è risaputo, Outcast aveva davanti meno numeri da adattare del suo predecessore e una storia, virtualmente, non scritta potendo quindi creare un qualcosa di completamente indipendente.
Cinemax, già creatrice di Banshee, decide di dimenticare, in parte, l'entrata in punta di piedi in questo mondo ambiguo presente nel fumetto e di far barcollare il protagonista in un mondo più violento e più oscuro: più sporco e cattivo, con più azione.
Questa svolta più forte, diversa dalle prime stagioni di TWD gestite dalla AMC, per me, portano l'Outcast televisivo un gradino sopra a quello fumettistico facendomelo preferire anche se tutta la serie non si può promuovere pienamente.

Infatti, se la serie Cinemax può farsi apprezzare per una trama vivace e forte tuttavia la mancanza di vere e proprie spiegazioni, dovute anche dai limiti creativi di Kirkman che secondo me non ha ancora un'idea ben chiara di dove vuole andare a parare, può infastidire lo spettatore incapace di trovare una spiegazione al mondo davanti a lui anche se il mistero aiuta lo svolgere degli eventi.
Si può seguire benissimo ciò che accade ma, allo stesso tempo, ti ritrovi confuso da personaggi e eventi mai del tutto spiegati.
L'altra grossa pecca di Outcast, a mio modo di vedere, è la mancanza di un volto più riconoscibile a cui affidarsi per richiamare l'attenzione: tutti gli attori scelti sono volti poco conosciuti.
L'unico che ha un passato " rinomato" è il Freddy di House of cards che però è incapace di sostenere una serie da solo.

Per il momento Outcast rimane lontano dalla promozione ma stiamo a vedere cosa accadrà nel prossimo futuro.

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Alla prossima!

#Outcast
#SerialUpdate
#TelefilmAddicted

lunedì 15 agosto 2016

Un Incazzoso Lunedì 98 - Roma







Roma è il posto in cui sono nato.
Roma è il posto in cui sto vivendo.
Roma è il posto in cui morirò.
Roma è il posto dove stare.
Questa frase, quest'ultima frase è una frase in cui credo fermamente, che fa parte di me e che difficilmente non rispetterò.
Magari non vivrò sempre a Roma, magari mi trasferirò ma ad un certo punto, quando sarà il momento, allora tornerò a casa perchè Roma è questo per me, casa.
Ho tante case, è vero, ma Roma è e sarà sempre il posto in cui mi sentirò più tranquillo, più vivo e più me stesso.
Magari non sarà mai come Londra con la sua possibilità di fare e essere chi si vuole, magari non sarà mai come Catania così giovane e magari non sarà mai come la mia casa in Sicilia, a Sambuca, così tranquilla ma è un qualcosa di inestimabile, di fantastico e, soprattutto, di mio.
I Fori, il centro anche il parco dietro casa mia: tutto questo fa parte di me, della mia infanzia e quindi difficilmente ci rinuncerò.
Ci saranno duemila posti diversi, duemila posti migliori ma difficilmente questi saranno paragonabili a Roma.
Roma è il posto dove stare.

Alla prossima!

#UnIncazzosoLunedì

venerdì 12 agosto 2016

Suicide Squad - Aspettative Suicide







Premessa: io il film non lo ho ancora visto quindi mi baserò solo sulla roba che ho letto a riguardo e sulle critiche uscute di recente nel web.

Quanto può scendere in basso, nel gradimento del pubblico, un film che sino ad un giorno prima della sua uscita si pensava potesse essere non solo uno dei migliori cinecomic di quest'era ma anche la salvezza dell'universo DC al cinema?
Per il momento, ancora alla prima settimana di uscita, non sappiamo quanto Suicide Squad scaverà il fondo, non sappiamo cosa ne penserà la maggior parte del pubblico mondiale e se l'investimento della Warner verrà coperto e superato ma quello che sicuramente sappiamo è che quasi tutta la critica che gran parte del pubblico non è uscita soddisfatta dalla visione del film.
Perchè?
Analizziamo le cause.

La pubblicità ingannevole.
Dopo la visione del film alcune persone, ancora non si sa bene quante, si sarebbero lamentate della pubblicità ingannevole che metteva il Joker di Leto al centro della scena, il problema è che questo nel film è davvero poco presente.
Ora, la Warner non è la prima a fare queste cose e, a dire la verità, aveva sempre detto che il Joker non sarebbe stata una parte importante del film ma tocca sempre mettere in conto che un pazzo ti può denunciare per pubblicità ingannevole.

Una direzione creativa generale inesistente.
Prima è stato Man of steel, poi è venuto BatmanVSuperman e si pensava che il problema fosse Snyder.
Ora è arrivato questo Suicide Squad che di Snyder non ha nulla ed è tutto del regista del film e la mancanza di una vera e propria guida creativa, presente in Marvel, inizia a preoccupare seriamente.
Non è il tono diverso tra i film ad essere il problema ma il fatto stesso che non sembra esserci un vero e proprio piano.
Guardate il trailer di Justice League: hanno senso tante battute nel seguito di uno dei film più tristi dell'anno?
Sarà un caso che Johns, già stato capo creativo nella DC fumettistica, sia appena stato eletto a capo della DC cinematografica?

Continue riprese aggiuntive.
Come BatmanVSuperman si sono susseguite una serie di voci, dopo la chiusura delle riprese, di shoot aggiuntivi richiesti dalla Warner per " ricalibrare " il tono del film rendendolo più divertente rispetto a BatmanVSuperman criticato perchè troppo grigio e triste.
Ora, non c'è nulla di male se si vuole aggiungere qualcosa ad una pellicola il problema è quando aggiungi per qualcosa e cambi la sostanza di tutto, nel complesso.
Possono poche riprese in più modificare il film?
Mi sembra difficile che la risposta sia affermativa.
Certo, registi e produttori si sono preoccupati di dire che no, le riprese aggiuntive non avevano come scopo quello di modificare il tono del film ma di arricchirlo in qualche modo.
Per carità non che creda alle maldicenze ma, proprio in mancanza di una vera direzione creativa, non mi sembra difficile credere ad una richiesta così dittatoriale di casa Warner.

Tagli sospetti.
Mentre qualcuno si lamenta delle riprese aggiuntive ordinate da altri, altri ancora si lamentano di vari e presunti tagli ordinati dagli stessi che avevano ordinato le altre riprese.
Perchè ordinare una serie di nuove riprese quando sai che non userai tutte quelle che hai già fatto?
Perchè non fare un film e basta senza metterci duemila volte, ancora, le mani?

Nessuno che chiude quella cazzo di bocca.
Fate un nome a caso del cast di Suicide Squad, uno a caso e vedrete che, in qualsiasi momento delle riprese o della produzione o dell'uscita, questa persona ha aperto la bocca e gli ha dato fiato.
Senza un senso, senza una minima logica aziendale e senza che la Warner abbia detto o fatto qualcosa.
Davvero nessuno ha cazziato David per la sua uscita contro la Marvel?
Si, il regista ha successivamente ritrattato ma tra ritrattare su Twitter e dire qualcosa alla prima del tuo film ha un peso diverso.
Davvero nessuno ha preso a calci nel culo Leto per aver stra parlato sui tagli della pellicola dopo l'uscita e le critiche del film?
Chiunque apra la bocca così a vanvera deve essere preso a calci in bocca sino alla morte: stai facendo uscire un film, sei sotto il microscopio ti pare il momento di parlare male di un film che già non fa faville?
Coglione e coglioni tutti gli altri.

In definitiva, però, qual è il problema più grande per la Warner?
La reazione del pubblico e della critica che, essendo sempre negativa, non gli permette con serenità di immaginare e creare un universo articolato più lungo di due film senza avere la paura di mandare roba in sale vuote per via della poca considerazione della gente.
Infatti se i loro film, durante la prima settimana, a livello di botteghino non vanno affatto male il vero problema è quando si guarda alla seconda e alla terza settimana, gli incassi si abbassano e inizi a chiederti se il tuo prossimo film qualcuno lo verrà a vedere.

Alla prossima!

#SuicideSquad
#Editoriale

mercoledì 10 agosto 2016

Perchè Ross e Rachel ci appassionano ancora?



Di recente, grazie a Netflix, sono riuscito a mettere le mani su tutte e dieci le stagioni di Friends e, piano piano, le sto vedendo e rivedendo tutte.
Tra un episodio e l'altro, una risata dopo l'altra una cosa, tra le tante, mi è saltata all'occhio: la storia tra Ross e Rachel.
Sin dal primo episodio della prima stagione sino all'ultimo dell'ultima i due protagonisti continuano un tira e molla infinito che, in fin dei conti, è il filo rouge di tutta la serie ed è parallela alle vicende del gruppo.
Ross è un paleontologo, Rachel è prima una cameriera e poi entra nel mondo della moda, i due non dovrebbero avere nulla in comune ma c'è qualcosa, un affinità, un alchimia che li lega e li rende, senza se e senza ma, anime gemelle.
Ed è proprio questo, l'essere anime gemelle, che secondo me è il motivo per cui dopo tanti anni, ancora e ancora, siamo affascinati dalla storia di Ross e Rachel.

Ross e Rachel.
Ross e Rachel sono Ross e Rachel.
Sono alla base di tutte le coppie telefilm tira e molla che si sono susseguite negli anni, sono la formula base che da quel momento in poi è stata usata e risata in tutti i modi e in tutte le salse possibili.
Ross è Rachel sono Robin e Ted, sono Elliot e JD e tutte quelle coppie reali di amici che o conoscete o siete voi stessi e la vostra ragazza preferita.
Ross è Rachel hanno fatto scuola.
Ross è il ragazzo perfetto, quello innamorato perso che per lei farebbe tutto è Rachel è l'animo fragile ma anche la donna decisa.
Sono due parti della stessa medaglia.
Vederli insieme non è solo una questione di principio ma, almeno per me, è diventata anche una questione è di vita o di morte perchè se due persone così perfette per stare insieme non finiscono l'uno nelle braccia dell'altro neanche nella finzione allora non accadrà neanche a me nella realtà.
Ross e Rachel sono la speranza, sono il segno che il lieto fine esiste.
Questo è ciò che ci affascina di Ross e Rachel, questo e il loro folle amore.


Alla prossima!

#Friends
#Editoriale

lunedì 8 agosto 2016

Un Incazzoso Lunedì 97 - Wrestling





Ci sono poche cose che porto con me da quando sono bambino: il wrestling è una di queste.
Ricordo ancora quando mia nonna, si proprio mia nonna mi ha avvicinato a questo mondo, accese la tv su Italia Uno quella sera al mare e mi disse di guardare lo schermo.
Ricordo ancora il primo match, ricordo ancora chi era sul ring: Eddie Guerrero, che qualche anno dopo sarebbe morto, e JBL.
Da quel giorno, non tanto per il match quanto per la curiosità che quello " sport " mi aveva suscitato, iniziò la storia d'amore più lunga della mia vita.
Abbiamo avuto i nostri alti e bassi, lui ha tradito me e io ho tradito lui ma credo sia tutto normale per una storia che dura da tredici anni senza nessuna interruzione.
Eh si, prima che qualcuno dica qualcosa, so che è tutto finto e so come funziona ma non mi interessa.
Non mi tocca minimamente il fatto che " si menino per finta ".
Anzi chiunque usi questa scusa e la sfrutti per spiegare perchè non vede più questo spettacolo si è perso davvero, davvero tanto.
Si è perso le storie, i fuochi d'artificio, interpreti meravigliosi e una carica di adrenalina non indifferente in certi momenti.
Un'adrenalina unica, l'adrenalina che probabilmente sentono tutti gli amanti degli sport in un momento particolare.
Il wrestling è come tutti gli sport e per queste cose ci vuole amore e passione.
Se, come succede spesso, ve ne uscite fuori dicendo che non vi è mai piaciuto allora mi spiace deludervi ma state mentendo: è impossibile non essersi fatti prendere almeno una volta.

Alla prossima!

#UnIncazzosoLunedì

venerdì 5 agosto 2016

Feed the beast - Piatto scotto








Io in Feed the beast ci credevo abbastanza, in un primo momento, e ci ho creduto man mano, sempre di più, con l'uscita continua dei trailer e con alcune interviste.
Feed the beast aveva un grandissimo potenziale dovuto agli attori protagonisti e agli sceneggiatori e produttori dietro al progetto, uomini che avevano già messo mano a Breaking Bad e a varie serie AMC che già avevano fatto successo.
La stessa rete è una rete via cavo e quindi, come leggenda vuole, dovrebbe essere un prodotto duemila volte più curato e elaborato delle serie normali provenienti da altre reti, quelle appartenenti al normale pacchetto che viene dato a qualsiasi possessore di tv negli USA.
Non dico che fosse un telefilm da vedere a scatola chiusa, questo mai, ma comunque c'erano una serie infinita di motivi per cui accendere la tv o il pc e dare uno sguardo a questa nuova proposta del via cavo.

Ecco, Feed the beast non è una brutta serie ma neanche un qualcosa a cui aggrapparsi quando si è in difficoltà come Breaking Bad o Halt and catch fire, altre serie AMC.
Non è un monumento alla vita complicata di coloro che hanno dato una scossa al mercato dell'elettronica e che l'hanno fatta arrivare dov'è adesso.
Non è la storia folle e drammatica di un uomo che vuole prendersi la propria vendetta sulla vita e che è riuscita ad appassionare migliaia di persone.
Feed the beast prende un po' di qua e un po' di là da queste grandi serie, qualche pizzico, qualche idea ma non riesce a scucirgli il segreto del successo.
Feed the beast non ha ciò che tutte queste altre serie hanno: il mordente.

Dion e Tommy, insieme a Pilar, sono i protagonisti di questa storia, protagonisti con problemi e pieni di risentimento, un po' come Joe Macmillan ma senza il suo carisma, pieni di capacità meravigliose spesso oscurate dai loro problemi o dalla sorte, come Cameron e Jesse ma incapaci di ispirare la stessa tenerezza e soddisfazione nel successo, e capaci di far provare grande dolore, come Walter White ma senza la volontà di farlo.
Tutti loro, compreso il big bad di questa stagione e della prossima direi, sono si bei personaggi ma completamente derivati da modelli già rodati e quindi sanno di già visto.
Le storie personali di ognuno di loro non sono male ma alcune sanno di già visto e altre sono piatte come i personaggi stessi.
Prima di chiudere questo piccolo paragrafo però, voglio concentrarmi sui due punti peggiori del cast: lo zio di Dion e il big bad della stagione, La fatina dei denti.
Lo zio di Dion, la parte meno critica del duo, non fa davvero nulla di male, è anche divertente a momenti ma viene utilizzato come un deus ex machina e bancomat personale.
La fatina dei denti invece, il boss mafioso che tiene sotto scacco i protagonisti, diventa davvero minaccioso solo negli ultimi episodi, gli ultimi due, e prima spadroneggia in lungo e in largo anche, a conti fatti, non sembra contare nulla nel disegno e nell'organizzazione del padre quindi come fa a fare tutto ciò che fa e rimanere impunito?
Non ho davvero capito come funzioni lui quindi, per me, rimane un punto un po' interrogativo.
Questo, purtroppo, insieme alla storie principale della serie che non sembra prendere mai il volo è il grosso problema della serie.
Manca tutta di mordente.

Detto questo, la serie è si priva di mordente ma non per questo non può emozionare lo spettatore che, fortunatamente, si avvicina ai protagonisti.
Questi sono abbastanza normali e dannati da toccare il cuore di qualcuno e alcune soluzioni della trama, nel complesso, non sono niente male e saltano l'ostacolo del clichè un secondo prima di raggiungerlo sorprendendo lo spettatore.

Feed the beast sorprende a tratti, non lascia quasi mai insoddisfatti ma non è sicuramente qualcosa che sceglierei di vedere prima di morire o che preferirei a qualche prodotto più smaliziato.


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#Recensione
#FeedTheBeast
#SerialUpdate
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mercoledì 3 agosto 2016

Preacher - Un predicatore mancato, per ora






Piccola premessa prima della lettura completa dell'articolo: io non ho mai letto Preacher come fumetto quindi non so come va la serie originale.
L'unica cosa che so, letta su alcuni siti e non so neanche se è vera o no, è che alcuni episodi o tutta questa prima stagione in realtà è un prequel mai narrato ma inventato ad hoc per la serie e quindi tocca aspettare la prossima stagione per vedere il vero Preacher.
È così?
Qualcuno che ha letto il fumetto può aiutarmi?
Accetto qualsiasi tipo di informazione anche perchè potrei sbagliare radicalmente il mio giudizio su personaggi e storia per via di questa mia ignoranza.
Detto questo mi sembra palese che parlerò della serie come serie in sè, lasciando stare possibili paragoni con il fumetto proprio perchè non lo conosco.

Che cosa dire di questa nuova serie AMC quindi?
Poco, poco o nulla.
Anche se, la mia frase di prima potrebbe benissimo essere riassunta in un: varie cose ma poco chiare.
Questo " varie cose ma poco chiare " per me è anche un'espressione con cui si può recensire l'intera serie e chiudere qui l'articolo senza aggiungere altro perchè sono sicuro, senza ombra di dubbio, che chiunque abbia visto la serie sappia di che cosa parlo quando uso quest'espressione.

Preacher è un predicatore alla ricerca della fede, una donna ferita in cerca di vendetta, un vampiro, un pazzo violento e spezzato dal dolore, un ragazzo sfigurato e oppresso da una grande colpa, un padre incapace di aiutare il figlio, una ragazza in coma e senza futuro, due angeli un po' ingenui, un pistolero misterioso, un sindaco inetto e una cittadina completamente folle.
Preacher è tutte queste cose, è parlare di fede e dei dubbi di quella stessa fede senza prendersi troppo sul serio ma, allo stesso tempo, con una certa intelligenza, è mostrare la gente che cambia dopo un lutto e dopo il dolore ed è il confronto tra l'uomo e Dio alla massima potenza.
Preacher è il cercare una spiegazione, una risposta alla domanda che ci facciamo tutti: " Li sopra c'è Dio? ".
Domande, tematiche importanti e personaggi, non tutti, potenti presi e diretti, sempre e comunque, con una maestria indiscutibile e con una messa in scena che, alle volte, leva il respiro e non ti da possibilità di dire altro.
Se cercate qualcosa di bello registicamente e a livello di fotografia allora Preacher è quello che fa per voi: ad occhi chiusi accendete il pc e dategli uno sguardo.
Davvero, non ve ne pentirete.
Questo perchè non è la regia o la fotografia o le caratterizzazioni di alcuni personaggi il problema.

Questo perchè non sono quelle le cose poco chiare della serie.
Non sono queste le cose che mi fanno dire " se non avete letto il fumetto non guardare ora questa prima stagione ".
Il problema è che Preacher è poco chiara.
Sin dal primo episodio gli sceneggiatori e il regista sanno dove stanno mettendo le mani, sanno di che cosa stanno parlando ma tu, spettatore disinformato e non amante del fumetto, non hai la minima idea di quello che hai visto.
Non sto esagerando: il primo episodio è così pieno di avvenimenti confusi, di accenni al passato e di eventi folli che non sai davvero dove mettere le mani.
Il bello poi è che questo trend non si esaurisce dopo il pilot ma va avanti sino alle ultime puntate e tu più guardi più sei confuso.
Più vai avanti e più non sai dove mettere le mani e di che parlare.
Si, è vero, ci sono alcuni episodi di una bellezza assurda a livello visivo e a livello di trama ma, a onor del vero, sono quelli con più spiegazioni sulla mitologia della serie e non sono quelli in cui si va avanti con il lumino per capire che cosa sta succedendo.
Non sono una di quelle persone convinte che si debba sempre spiegare tutto con degli spiegoni enormi e roba così ma far capire allo spettatore che cosa sta guardando non mi sembra una cattiva idea no?
In Preacher la confusione regna sovrana anche per via della stravaganza di tutti i personaggi che insieme non formano un individuo sano di mente.
Questo non sarebbe, normalmente, un problema il fatto è che qui si esagera, non si riesce a tirare quasi mai il freno e chi guarda esce fuori più frastornato che meravigliato.

Per ora sconsiglio la visione a chi non conosce il fumetto e aspetto una seconda stagione per capire, davvero, se la serie meriti oppure no.

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#Preacher

lunedì 1 agosto 2016

Un Incazzoso Lunedì 96 - La famiglia






Dopo aver parlato della famiglia che mi sono scelto nell'ultimo numero, i miei amici, credo sia arrivato il momento di parlare della famiglia che mi è stata data, come dice un mio vecchio amico in Sons of anarchy, la mia vera famiglia.
Mio padre è della Sicilia e mia madre è di Siena e per quanto sembri strano si sono incontrati a Roma.
Insomma, si sono incontrati a metà della strada.
Sono durati insieme quanto volevano durare, quanto sono riusciti a durare e alla fine è andata no?
Magari non è andata bene ma, fortunatamente, non è neanche andata male.
È semplicemente andata e, alcune volte, va bene proprio così.
Io e mio fratello, insieme e senza di loro, ne siamo usciti, non sempre vicini e non come dovevamo ma ne siamo usciti.
E beh, abbiamo finito qui in realtà.
Potrei dire tante altre cose sulla mia famiglia ma non voglio dirle ne so se loro vorrebbero che io le dicessi.
Potrei parlare dei miei nonni, delle mie zie e delle mie cugine e cugini ma non saprei cosa dire, non perchè non abbiamo avuto i nostri scontri o perchè tutto vada sempre bene ma perchè con la famiglia ti devi arrendere ad un certo punto.
Capiamoci il mio non è un discorso triste o malinconico dico solo che non puoi cambiarli, che non si muoveranno di una virgola e che quindi ciò che odi o non sopporti di loro rimarrà.
Allo stesso tempo però, sempre e comunque, gli vuoi bene e non c'è nulla che possa mettere in dubbio questa cosa.
Sei fregato, in buona sostanza.
Con tutta la mia famiglia, per me, è lo stesso: ci sono giorni in cui non voglio sentirli, altri in cui voglio ucciderli, altri in cui vorrei stare solo con loro e altri ancora in cui senza di loro sarei perso.
È una strada senza uscita a cui tutti noi siamo legati no?
Difficile, davvero difficile riuscire a uscirne illesi, vivi e senza cicatrici.
Volere bene ai membri della nostra famiglia non ci rende deboli, ci rende normali e anche chi non riesce a stare vicino ai suoi neanche un attimo un po, nel profondo, gli vuole bene.
Il sangue è sempre il sangue.
In questi casi puoi fare un'unica cosa, come recita un vecchio detto: se non puoi batterli unisciti a loro.

Alla prossima!

#UnIncazzosoLunedì