lunedì 24 settembre 2018

Ti Consiglio 4 - 3 cose da vedere su siti in streaming non legali


In un mondo in cui, ormai, esistono duemila siti di streaming, ufficiali e non, in cui vedere qualsiasi cosa credo sia giusto e doveroso provare qualsiasi prodotto che ci viene servito se, anche poco, ci interessa.
Che sia una serie, un reality o uno strano programma: credo sia giusto dargli una chance.
Pensavo proprio a questa chance quando, ieri, ho provato a dare una possibilità, per l'appunto, a "Battle fish" un programma di pesca che ho scoperto, poi, essere molto noioso ma che, quantomeno, ho provato.

Seguendo questa filosofia che ne dite se vi consiglio 3 prodotti audiovisivi, diversi tra di loro, per diversi motivi?
Questa volta parleremo solo di prodotti non trovabili sui siti di streaming legali attualmente presenti in Italia

#1 Lucha Underground

Con all'attivo quattro stagioni, "Lucha underground", fonde il reality, il wrestling e le serie TV in un miscuglio niente male che, tecnicamente, potrebbe accontentare i fan di questi tre prodotti.
Oltre ai match tipici degli show di wrestling l'intero prodotto, grazie ad una storia fuori dal comune e completamente folle, crea una serie di siparietti, tra un incontro e l'altro, interessantissimi capaci di costruire personaggi e vicende che non temono il confronto con la serie TV più bella.
Il prodotto, non disponibile in Italia legalmente, viene mandato in onda sul canale di Robert Rodriguez e se conoscete i suoi film sapete che tipi di prodotti questo regista potrebbe sponsorizzare.
Insomma, se vi piace l'eccesso e siete curiosi di vedere qualcosa fuori dal comune "Lucha underground" fa per voi.

#2 The truth about the Harry Quebert affair

Anche se non ho ancora visto gli episodi usciti ho letto il libro, che tecnicamente non posso consigliarvi ma ci siamo capiti,  e posso assicurarvi, sulla fiducia, che "The truth about the Harry Quebert affair" vi terrà incollati alla sedia senza sè e senza ma.
Sceneggiato benissimo il telefilm, e il libro, racconteranno attraverso flashback e segmenti ambientati nel presente, una storia piena di twist e interessantissima che, nel finale, vi farà anche un po' male al cuore.
Ah, se non vi ho ancora convinti sappiate che Patrick Dempsey torna sul piccolo schermo con questa serie TV.
Anche questa serie, purtroppo, non è reperibile, almeno a breve, su piattaforme legali in Italia

#3 Oculus

Non trovate da tanto un film horror capace di spaventarvi o, quantomeno, di impressionarvi?
In questo caso, "Oculus" fa per voi proprio perchè, molto probabilmente, potrebbe riuscire a fare queste cose più di una volta.
Con una costruzione perfetta e un uso delle musiche e delle luci da manuale una storia, abbastanza, semplice viene resa magnificamente e riesce a stupire anche il più scettico.
Un piccolo capolavoro di questo genere che aspetta solo di essere scoperto, sempre in streaming illegale però.

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Alla prossima!

#TiConsiglio
#LuchaUnderground
#TheTruthAboutTheHarryQuebertAffair
#Oculus

giovedì 20 settembre 2018

American Vandal 2 - Quando la cacca è una cosa seria




Arrivata quasi nello stesso periodo d'uscita della sua seconda stagione la prima versione, capirete poi perché uso questo termine, di "American vandal", qui la mia recensione, mi aveva stupito in maniera considerevole.

L'intera storia legata ai peni e la costruzione di tutto l'intreccio non avevano nulla da invidiare ad una serie seria, scusate il gioco di parole, ed il tutto era circondato da una varietà infinita di battute e di idiozie meravigliose.
La commistione perfetta tra l'idiozia a livello demente e la perfezione tecnica dei prodotti ufficiali di questo tipo non può fare altro che incantare chiunque proprio perché è un qualcosa di mai visto prima.

La prima stagione di "American vandal", proprio per questo, era perfetta quindi che cosa si poteva fare in questa seconda stagione?
Si doveva continuare sulla stessa linea?
Si doveva fare qualcosa di diverso?

Gli autori della serie, questa volta, hanno deciso di fare qualcosa di diverso seguendo però, inizialmente, la linea guida della prima stagione: il pilot di questo secondo anno è identico, a livello di costruzione, a quello di un anno prima solo che dalla seconda puntata in poi si inizia a cambiare registro.

Infatti, se la prima stagione era sempre e costantemente stupida e pronta alla battuta o al ridicolo, la maggior parte dei personaggi era idiota o interpretava uno stereotipo all'estremo, questa volta abbiamo molte meno battute di un anno fa e l'intera serie decide di virare sulla serietà dell'indagine e sull'elaborato intreccio molto più complicato questa volta.
Abbandonate, a tutto tondo, molte battute volgari o dementi presenti nella prima stagione i protagonisti e le vittime della storia virano sul drammatico e diventa sicuramente più facile avvicinare questa stagione a "Making a murdered" o a "The keepers" proprio per la serietà con cui tutto viene trattato anche se l'incipit parla esplicitamente e visivamente di diarrea.

Come ho già detto, poi, l'eliminazione quasi completa della demenzialità, porta gli autori a concentrarsi sulla trama e sull'intreccio tra i personaggi che, uniti, rendono l'individuazione del colpevole, consapevolmente o no, quasi impossibile e, quindi, l'intera serie ne giova anche se questo potrà essere un problema per gli amanti dei gialli impossibilitati a conoscere la mente dietro al crimine principale della stagione.

"American vandal", quindi, perde la sua comicità, la cosa mi dispiace, ma acquista forza narrativa.
Sarà una scommessa vinta?
Quale delle due stagioni piacerà di più? 


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#Recensione
#AmericanVandal
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lunedì 17 settembre 2018

Bojack Horseman 5 - Un cavallo felice?


Due anni fa, più o meno, parlando con persone vicine a me dissi che di "Bojack Horseman" ero stanco.
Non perchè la sua amara ironia o la sua stupidità, alle volte, non mi divertisse più o perchè i personaggi non mi piacessero ma perchè, per me, era diventato frustrante vederlo.
Bojack, inizialmente, con la sua tristezza e la sua nostalgia aveva fatto breccia nel mio cuore salvo, nel giro di due anni anche meno, diventare un personaggio odioso proprio perchè sempre vicino al baratro e mai veramente capace di allontanarsi.
Posso capire l'autodistruzione conscia o inconscia ma, ad un certo punto, ognuno di noi almeno una regolata vera e propria cerchiamo di darcela.

Il nostro amato cavallo, invece, non era mai veramente riuscito a tirarsi indietro dalla fine, anzi continuava ad avvicinarcisi volontariamente non per colpa di altri ma solo e soltanto per colpa sua.
Un anno fa però, durante la penultima stagione, grazie all'arrivo di Hollyhock e al riavvicinamento con la madre, storyline che ho adorato, Bojack ha iniziato a respirare: è piano piano uscito dalla sua spirale di distruzione di massa, sia per lui che per chi gli sta intorno, ed ha imbracciato alcune responsabilità e alcuni metodi "salvavita".
La sua nova vita da fratello che prova per la piccola sorellina e il suo rapporto non nocivo ma abbastanza normale con tutti gli altri protagonisti della serie prende finalmente forma in questa ultima stagione in una maniera così fluida che io stesso mi sono reso conto di osservare un prodotto totalmente nuovo.

Se, infatti, Bojack non è più il guaio che, come nel domino, crea altri guai a catena la serie sembra non farci minimamente caso creando un altro tipo di evoluzione del racconto e dei personaggi senza drammi stupidi o causati dal sopracitato protagonista ma dalle scelte consapevoli e responsabili dei nostri protagonisti che, ormai, hanno tutti vite proprie non legate tra di loro proprio per volere della trama che cerca di farli respirare e di dargli storie sempre più indipendenti le une dalle altre.

Ognuno dei personaggi principali sembra aver intrapreso un suo viaggio in maniera sana, per la prima volta dopo tanto, e questo non rende lo show noioso o lo snatura rendendo il tutto un enorme attestato di valore per gli scrittori della serie che hanno fatto a meno, bene o male, dell'interruttore che dava il via alle storie di tutti gli episodi precedenti e riescono comunque a creare delle storyline avvincenti e umane allo stesso tempo.
Diane e Princess Carolyn, senza la presenza di Bojack che sin'ora era stata persistente accanto a loro, si prendono un episodio a testa e tengono meravigliosamente la scena senza però che queste cadano, come accadeva a Bojack, in un tunnel di disperazione e tristezza per arricchire la narrazione.

Una narrazione che, finalmente e letteralmente, abbandona l'idea che Bojack sia e possa rimanere una persona cattiva e che tutti possano esserlo.
Per la prima volta si decide di fare un salto oltre la tristezza continua di questa serie e si va avanti, si passa l'ostacolo e si cerca di allargare l'orizzonte mostrando al pubblico che oltre al bianco, al nero esiste anche il grigio e che chiunque di noi può essere una persona e basta anche se è un cavallo.

Certo, i problemi non finiscono mai ma nulla sembra veramente senza una soluzione e non sembra essere causato direttamente dai protagonisti che, questa volta, riescono ad essere e a fare gli adulti.

Questa quinta stagione di "Bojack Horseman" dimostra proprio questo: si è andato oltre a quella finta saggezza depressa e si è entrati nel mondo vero quello in cui c'è effettivamente un modo per migliorarsi.

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#Recensione
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venerdì 14 settembre 2018

Sulla mia pelle - Fa male






"Sulla mia pelle" è un film perfetto.

Senza una scena fuori posto o una battuta sotto tono.
Con un ritmo continuo e mai calante anche se veramente impossibile da definire perché non sempre in crescita: altalenante e comunque distruttivo.
Senza un qualcosa che sia troppo ma solo il giusto.

Alessio Cremonini dirige una storia che gli sta particolarmente a cuore, la delicatezza nella messa in scena lo dimostra, cercando di far capire a tutti che cosa può aver passato un povero ragazzo nelle mani di chi doveva proteggerlo ma non ha voluto.
Alessandro Borghi non interpreta ma diventa Stefano Cucchi, è la stessa sorella a dirlo, perché, probabilmente, sente che poteva capitare anche a lui ciò che è capitato a Stefano se solo avesse fatto scelte diverse.
Lo fa utilizzando una voce diversa da quella che ha usato in ogni sua comparsa sullo schermo e con uno sguardo che, alle volte, avvicina Stefano ad un bambino che ha paura perché non sa che cosa gli accadrà.
Jasmine Trinca, Max Tortora e Milvia Marigliano interpretano la famiglia di Stefano salvo mostrare sin da subito, sul loro volto, il dolore e il peso del ruolo che stanno interpretando come se i loro personaggi fossero consapevoli di ciò che sta per accadere.

Cremonini scrive un film che non vuole mostrare ciò che non è stato dichiarato in tribunale per esteso, il pestaggio di Stefano in una stanza della stazione di polizia, anche se magari a tutti è chiaro e, allo stesso tempo, non fa sconti neanche alla vittima dell'intera vicenda che come ogni persona, perchè Stefano era prima di tutto una persona, nasconde dei segreti e sbaglia.
Quasi come se fosse un documentario osserviamo le ore che passano, i posti in cui Stefano viene portato, chi vive a Roma sa quanto i vari luoghi tra di loro siano lontani, senza mai fare un passo in più, senza abbellire o sporcare le scene: l'obiettivo del film non è vedere cosa è successo a Stefano ma viverlo.
Così le scene in cella sono scure e le nottate al pronto soccorso sono solo illuminate da una piccola luce che è lo stesso Stefano ad accendere e a spegnere.

In un film senza molti fronzoli, che neanche ci fa vedere i genitori di Stefano appena scoprono il volto del loro figlio deceduto ma ce li fa solo sentire perché basta così, Borghi ha campo libero per dare il meglio di sé e, forse anche per la consapevolezza che si sta assistendo ad una storia vera di cui tutti conoscono il finale, l'intero film fa male.
"Sulla mia pelle" fa un male cane.

Fa male non perché vuole farlo ma perché è la storia in sé a farlo e vederla davanti ai nostri occhi amplifica il dolore.
Vedere Stefano vivere i suoi ultimi giorni è come essere colpiti da un pugno nello stomaco non una ma tantissime volte.
Ogni scena amplifica il dolore, la commozione e spezza piano piano l'animo dello spettatore impotente che vorrebbe cambiare il corso della storia ma non può perché ormai tutto è già successo.
Il dolore non sparisce neanche durante i titoli di coda, neanche quando il vero Stefano, in una registrazione, si fa sentire e non perché è Cremonini a volerlo ma perché fa male sapere che cosa è accaduto e, infondo infondo, ci fa anche vergognare di essere umani.
Il bello, se così si può dire, è che non vorremo mai chiudere gli occhi o stoppare la visione perché siamo coscienti che è un qualcosa che va fatto: per rispetto e per onore.

Alessandro Borghi, in una Storia su Instagram il giorno dell'uscita del film, chiedeva al pubblico di andare a vedere il film al cinema, non per far parte della polemica Netflix vs Cinema, affinché conclusa la visione ci si guardasse intorno, si incrociasse lo sguardo delle persone accanto a noi e si costruisse un legame costruito sul dolore, sul rimpianto e su ciò che si è appena visto perché questo film, secondo lui, aveva questa forza.

"Sulla mia pelle", secondo me, ha questa forza.

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#Cinema
#SullaMiaPelle
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lunedì 10 settembre 2018

Plus One 14 - Mayans MC


Qui si ritorna finalmente a risvegliare rubriche abbandonate da tempo quindi rieccoci con Plus One dove analizziamo il primo episodio, libro o qualsiasi altra cosa vi viene in mente di una serie, un libro o un saga cinematografica appena usciti per capire se è un buon punto d'inizio.
Sarà un pilot abbastanza interessante?
Sarà un primo libro con uno spessore o no?
Varrà la pena di continuare dopo una prima visione?

L'idea iniziale per questa rubrica era quella di dare un voto e una sua giustificazione all'intero primo episodio, così, giusto per variare lo stile dei miei articoli.
Piano piano questa idea è venuta a mancare in questi articoli ma vorrei riniziare ad usarla.

Quindi, "Mayans MC" spin off di "Sons of anarchy" e ritorno a lidi più sicuri per quel pazzo di Kurt Sutter, che a me personalmente mancava, finalmente è arrivato sui nostri schermi aprendo questa stagione televisiva.
Che cosa possiamo dire del pilot senza fare spoiler visto che il prodotto è tanto atteso?

La storia di "Mayans MC" inizia, bene o male, com'era iniziata quella di Jax e lo stesso protagonista, Ezekiel, ricorda molto l'eroe caduto della serie originale: i due sembra abbiano la stessa rabbia e lo stesso animo tormentato tra la luce e l'oscurità.
Un volto duro tuttavia, sembra, incline alla dolcezza in qualche strano modo.
Un attore inesperto che però sembra perfetto per questa parte, per il ruolo di prospect e per ciò che la vita gli sta mandando contro.
EZ però non è uguale a Jax in tutto e per tutto, fortunatamente, è un uomo con un passato e un'eredità diversa: meno legata alla sua famiglia e più al suo passato e alle sue scelte di cui al momento è prigione ma che ancora sono nascoste nell'ombra.

La club house, l'ambientazione e i suoi compagni di viaggio sono diversi, il cambio di etnia e di cultura ha chiaramente portato a questo cambiamento, tuttavia ricordano ciò che Sons è stato e colpiscono al cuore il fan della serie che non riesce a dimenticare le vecchie emozioni.
I villain della serie, quelli che abbiamo potuto vedere, rientrano nei canoni dei prodotti di Sutter ma sono inediti per chi ha visto solo Sons e non ha mai dato uno sguardo a "Breaking bad" cosa difficile lo so ma uno ci prova comunque.

L'unica cosa ad essere un po' confusa, al momento, è la trama principale e tutte le sotto trame che, in un solo episodio, sono veramente tante e non si sa come andranno avanti.
Sutter, in questo pilot, ha veramente messo tantissima carne sul fuoco in questo primo episodio ed il tutto può o esplodere nel peggiore dei modi o arrivare ad una conclusione degna andando avanti.
Questo però solo il tempo potrà dircelo.

Detto questo andiamo al voto e alla motivazione:

Voto Plus One: 7
Giustificazione: Il pilot, secondo me, è un ottimo pilot per quanto riguarda la visione generale e i riferimenti al passato, cosa che magari può condizionare il mio giudizio, tuttavia le tantissime trame aperte sono un po' un problema a mio modo di vedere perchè non si sa dove andranno a finire.

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#PlusOne
#MayansMC
#SonsOfAnarchy

venerdì 7 settembre 2018

Fatto un presidente se ne fa un altro


Dopo tutte le varie accuse arrivate all'indirizzo di Kevin Spacey Netflix, decise tempo fa, utilizzando un comunicato stampa per farlo sapere al pubblico, di eliminare il personaggio di Frank Underwood da "House of cards" e di rendere questa sesta stagione l'ultima.

Entrambe le scelte, a mio avviso, sono state il risultato della scialba, pigra e poco rispettosa reazione al movimento #MeToo da parte delle aziende di qualsiasi campo che, incapaci di affrontare la cosa, hanno cercato di evitare qualsiasi problema futuro allontanando chiunque fosse finito nell'occhio del ciclone senza pensare veramente a come fare.

A questo punto, per noi amanti delle serie TV, la vera domanda era: come si sarebbe risolta la questione in scena?

Impossibile muoversi come Sky Italia con "X Factor" e la faccenda Argento per via della natura del prodotto di cui parliamo quindi che cosa si poteva fare?
Sarebbe stato usato il girato con Spacey?
Sarebbe stato eliminato off screen o sarebbe stato tenuto completamente lontano dalla vista del pubblico in qualche modo?
Difficile dirlo vista anche la strana e particolare co dipendenza tossica mostrata e avuta con Claire, nuova protagonista della serie a tutti gli effetti, sin dall'inizio di "House of cards".
Bisogna sempre ricordare come il rapporto tra i due è e sempre sarà una parte importantissima della serie.

Netflix, facendoci anche aspettare un po', ha risposta alla nostra domanda qualche giorno fa con un teaser e, soprattuto, un'immagine abbastanza esplicativa:
 

Si è quindi deciso di eliminare il personaggio di Francis dalla serie fuori dallo schermo, off screen se volete, in una maniera anche abbastanza brutale e, anche qui, poco rispettosa: scommetto che questa parte neanche la vedremo nella stagione.

Questa morte fuori dalle scene, senza sapere nulla della stagione, cambia sicuramente il piano originale della sesta stagione, difficile pensare che Frank sarebbe morto off screen anche prima del caso Spacey e apre due strade per il proseguo di "House of cards".

Da una parte questa morte fuori dalle scene potrebbe essere usata per arricchire, in qualche modo, il personaggio di Claire e per modificarne il comportamento avvicinandola al marito scomparso o allontanandola pericolosamente da lui.
Un lutto, infondo, può toccare una persona in molti modi e avere una Claire meno stabile e più interessante, proprio per questa instabilità, potrebbe essere una cosa diversa non so ancora se un bene o un male.
La stessa morte di Frank potrebbe essere il punto debole ricorrente di Claire che magari è rimasta la donna di sempre ma quando sente parlare del marito o qualcosa glielo riporta alla mente allora dentro di lei si forma una crepa.

La seconda strada che la serie Netflix può prendere, qui mi piange il cuore, è la damnatio memoria cioè la completa eliminazione del personaggio.
Se si vuole cancellare Spacey e il suo Frank Underwood dalla memoria di tutti noi, cosa comunque impossibile, il colosso dello streaming digitale potrebbe aver deciso di eliminare ogni singolo riferimento a Frank dalla serie rendendo la nuova protagonista di "House of cards" monca emotivamente.
Mi spiego meglio: ognuno di noi sa che, in un modo o nell'altro, la presenza o l'assenza di Frank avrebbe mosso il personaggio di Claire in un certo modo se però si è deciso di non nominarlo neanche difficilmente vedremo la reazione della moglie alla morte del marito e questo, volente o nolente, è un macigno enorme sul suo personaggio.
A Claire mancherebbe per sempre qualcosa e il tutto sarebbe per noi inspiegabile e frustrante.

Vedremo cosa accadrà all'uscita della serie.
Per il momento possiamo solo incrociare le dita e sperare che gli autori di "House of cards" siano riusciti a cavare il ragno dal buco e magari ad aver migliorato il loro stesso prodotto.
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#Editoriale
#Netflix
#HouseOfCards

lunedì 3 settembre 2018

Paradise PD - Poliziotti perfettamente imperfetti


Nello stesso mese d'uscita di "Disincanto", serie che devo vedere ancora per bene, Netflix ha deciso di pubblicare anche "Paradise PD" la nuova serie ad opera dei creatori di "Brickleberry" in onda attualmente su Sky.

Se non avete mai visto "Brickleberry" ma amate serie TV come "American dad" e magari vi farebbe piacere vedere roba più edgy potete benissimo accendere la TV e guardare "Paradise PD" perché i due show sono identici semplicemente uno è ambientato in un bosco e uno in una stazione di polizia.
Certo, l'ultimo show uscito in ordine di tempo ha una piccolissima trama orizzontale, nulla di che ma apprezzo tantissimo lo sforzo, ma i due show sono identici.

Ora, questo somiglianza se non scopiazzatura, purtroppo a sto giro parliamo di questo, può piacere oppure no, può essere accettata oppure no ma è bene o male ciò che "Cleveland show" è per i "Griffin" solo che questi ultimi due show sono quantomeno diversi nei temi trattati e nella messa in scena.

Sorpassato il discorso scopiazzatura si può dire senza problemi che "Paradise PD" se siete nel target di riferimento vi piacerà un botto.
Ridere tantissimo per via delle scene sopra le righe e farete lo stesso per le quelle ultraviolente o comunque fuori di testa.
Ogni episodio avrà una trama propria e tutti, bene o male, toccheranno la trama principale che, come ho detto, anche se non è niente di che è bella da vedere.

Se non avete visto "Blickleberry" la grafica e i personaggi vi piaceranno tantissimo se però avete già guardato la serie di Sky scoprirete, molto presto, che non c'è davvero un personaggio originale ma solo adattamenti e copie modificati qui e la.
Non so se questo sia dovuto ad una pigrizia da parte degli autori o se, semplicemente, pensassero fosse furbo fare una cosa del genere ma purtroppo il tutto credo si veda abbastanza palesemente soprattutto se guardate la serie in lingua italiana e quindi i doppiatori saranno gli stessi.

Alla fine è proprio questa "pigrizia" a danneggiare "Paradise PD" che se fosse venuta prima della serie sulla forestale più scorretta d'America sarebbe stata originale e un prodotto ben fatto.
Ora, purtroppo, è solo carina.

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