domenica 25 novembre 2018

The little drummer girl - Uno spionaggio forse troppo lento




Le prime due stagioni di "Homeland" ci insegnarono, molto tempo fa, che anche la TV era pronta per lo spy drama che era andato tanto al cinema molti anni prima.
Anche la TV, ora, aveva la possibilità di dire la sua in un genere che per molto tempo era stato solo messo a disposizione del grande schermo.
La spy story tornò quindi a farla da padrone per alcuni anni anche grazie a "The night manager"
unendo la grazia di James Bond alla scrittura di Le Carrè vista al cinema con Jason Bourne.
Entrambe le serie che ho appena citato fecero un successo clamoroso.
Una venne rinnovata per una seconda stagione mentre l'altra è ancora in onda dopo anni di rinnovi.

Quest'anno, dopo il successo della serie con il Loki della Marvel, le reti via cavo americane, questa volta la AMC, hanno cercato nel materiale scritto dall'autore britannico una storia da adattare e da mettere in scena sul piccolo schermo per riuscire, ancora una volta, a far breccia nel cuore degli spettatori.
A vincere questa stranissima "lotteria" è stata "The little drummer girl" che racconta la storia di una giovane attrice inglese infiltrata in un movimento terroristico palestinese.

La serie prende molto delle idee sviluppate nel corso degli anni da Le Carrè, l'agente sotto copertura e la perdita o la ricerca dell'identità, facendole diventare parte fondamentale dell'intera storia senza però mettere in secondo piano il confronto tra le due fazioni militari o il lato più legato allo spionaggio.
Dalle interpretazioni agli ambienti ripresi è evidente che la serie cerca un equilibrio tra tutti i suoi vari lati cercando di creare un qualcosa di più grande di una semplice serie: un qualcosa da ricordare anche per la tecnica con cui viene messo in scena.

A mancare, questa volta, è la velocità d'esecuzione o, almeno, la quantità giusta di momenti di tensione che servirebbero per far sopravvivere una serie del genere nel mucchio.
Certo, è evidente che la sostanza alla base e nella messa in scena c'è, la cosa è innegabile, tuttavia è innegabile che in molti momenti il ritmo si faccia pesante e non si riesca veramente a mantenere alta l'attenzione per il tempo che serve alla storia per arrivare allo snodo focale successivo.

"The little drummer girl" arriva ad un passo dal traguardo solo che non riesce a tagliarlo.

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Alla prossima!

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