mercoledì 31 ottobre 2018

Speciale Halloween II - The haunting of Hill House




Una persona che conoscevo una volta disse che le storie di Stephen King non sono belle perché raccontano di mostri o di eventi particolari ma perché parlano di persone normali con problemi normali mentre si trovano in prossimità di una creatura o di un evento soprannaturale.
"Shining" racconta di un padre alcolizzato e violento che fa del male alla sua famiglia mentre "Under the dome" vede una città piena di segreti scoppiare dall'interno.
I mostri,nelle opere dell'autore americano, non esistono o se esistono sono solo lì per smuovere qualcosa nei protagonisti e negli antagonisti delle sue storie che però è sempre stato dentro di loro.
Se ora non provo più nessun affetto o qualsiasi altro sentimento verso questa persona non posso negare che nel corso degli anni ho sempre trovato questa sua considerazione terribilmente esatta.

"The haunting of Hill House", in questa veste prodotta da Netflix, segue la stessa filosofia dei romanzi di King e, quindi, non ci racconta principalmente di eventi soprannaturali ma di una famiglia e dei rapporti tra tutti i suoi membri.
Al di là che la casa sia veramente infestata o no, questa cosa la lascerò scoprire a voi, ad interessare lo spettatore sono i rapporti tra i protagonisti, sono quei legami che andando avanti nel tempo, per un motivo o per l'altro, possiamo perdere perché troppo deboli o mantenere perché forti.
Non ci interessa, più di tanto, se qualcuno vede degli spettri: ci interessa sapere se tra di noi ci si può perdonare.
Si può mantenere un legame sano quando intorno a noi tutto crolla per un particolare evento?
Ci si deve perdere per forza crescendo?
Si può salvare qualcuno che credevamo ormai perduto?
La morte di una persona a noi cara può ricucire alcune ferite invece di aprirne altre?

Mike Flanagan risponde a tutte queste domande piano piano, episodio dopo episodio e lo fa con una regia perfetta se non, alle volte, meravigliosa: guardate l' EPISODIO SEI.
Infatti, oltre ad aver scritto la serie il famoso regista dirige tutti gli episodi e, evidentemente, ci mette tutto se stesso.
Tolta la puntata di cui abbiamo parlato qui sopra, non vi dirò perché è speciale, Flanagan riempie il telefilm di tanti piccoli particolari, subito visibili o no, che rendono il tutto un prodotto unico e rivedibile all'infinito proprio perché pieno di tanti piccoli elementi non riconoscibili sin da subito.
Questa cura maniacale e questa voglia di stupire porta alla serie un valore unico che non si vede da nessuna parte e mai provato prima.
Oltre alla testa del regista e alla sua abilità qui c'è evidentemente anche il suo cuore.

I Crain, cinque figli con una madre e un padre, si trasferiscono in una vecchia casa con il fine di ristrutturarla per poi venderla e guadagnarci.
Molto presto però tutti loro vivranno delle strane esperienze e, in poco tempo, le cose degeneranno.
Mentre osserviamo la vita della famiglia nella casa degli Hill la serie ci da anche la possibilità di vedere cosa è capitato ai Crain diventati adulti e, nel caso dei genitori, vecchi.
In un continuo contrasto tra il presente e il passato conosciamo due famiglie molto diverse, una perfetta e una distrutta, e cerchiamo di capire perché e come ognuno si sia ridotto così e si sia allontanato dall'altro.
Utilizzando la loro vita e i problemi personali di ognuno di loro Flanagan ci porta avanti e indietro nella loro storia facendoci scontrare con demoni reali, o no?, e personali.
Concentrando gli episodi centrali della serie su un membro della famiglia alla volta riusciamo a capire la psicologia e la storia di ognuno, affezionandoci, primo obiettivo dell'intera serie, e arrivando, quindi, ad un finale pieno di emozioni che forse può deludere ma è innegabile come sia il viaggio ad essere importante.

L'unico vero problema della serie, se ce ne è effettivamente uno, è il ritmo che è basilare nei film horror.
"The haunting of Hill House" non è composta da due ore o meno, come ogni pellicola del genere, ma da dieci ore e anche se dedicare un episodio a personaggio è stata un'ottima idea è evidente come ci siano dei problemi di ritmo soprattutto negli ultimi due episodi che si perdono un po'.
Se infatti gli episodi con tutta la famiglia, quelli prima del finale, sono i migliori proprio perché arrivano ad una sorta di climax ciò che viene dopo anche se è il finale perde un po' di forza.
Questa impossibilità di mantenere il ritmo credo sia un qualcosa con cui chiunque voglia scrivere una serie horror dovrà fronteggiarsi e difficilmente verrà risolto.

Tolto questo singolo problema la serie scorre che è una meraviglia e colpisce dritta nel segno.
Probabilmente non vi spaventerà, infondo non ci sono poi così tanti momenti tremendi come tutti dicono, tuttavia basta la famiglia Crain, con i suoi problemi e i suoi pregi, a tenerci incollati allo schermo.

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Alla prossima!

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