All'epoca, un anno fa circa, la prima stagione di "Big mouth" mi sorprese piacevolmente: dietro alla solita facciata della serie per giovani adulti, volgare e scorretta, si andava a nascondere una serie che, effettivamente, andava ad educare e ad insegnare cose importanti ai ragazzi che si ritrovavano nella stessa situazione dei protagonisti sullo schermo.
"Big mouth" si proponeva come una storia per ragazzi, volgarissima, capace però di impartire lezioni legate alla sessualità e allo sviluppo della personalità attraverso battute ed immagini grafiche e, sorprendentemente, ci riusciva benissimo.
Ogni storia e ogni personaggio aveva un inizio ed una fine ben precisa andando a concludere un ciclo ideale e riuscendo ad insegnare un qualcosa nel mezzo di tutte queste scorrettezze e figure equivoche.
Il problema principale, però, era quello di avere una serie con un grande valore pedagogico troppo grafica e volgare per il pubblico di riferimento diventando, quindi, un prodotto "vietato" per chi ne era lo spettatore perfetto e un'opera si divertente ma con troppi momenti "scolastici" per chi le materie in questione le conosceva perché abbastanza grande.
La prima stagione di "Big mouth", quindi, perdeva senso di esistere da una parte e dall'altra diventata inutile essendo un prodotto a metà meraviglioso ma, in un discorso ideale, di difficile categorizzazione e con un pubblico impossibile da decifrare.
Sarebbe, in poche parole, una serie perfetta per fare educazione sessuale a dei ragazzi peccato che sia troppo volgare ed eccessiva per fargliela vedere.
Capite il contro senso?
Capite il contro senso?
Seguendo questa strada in questa seconda stagione, purtroppo, si perde, in gran parte, il complesso e ottimo bagaglio informativo presente un anno fa diventando, per lo più, l'ennesima serie adulta più uno dedicata ai giovani perdendo, quindi, quel suo lato utile e innovativo che la rendeva diversa dagli altri prodotti del mercato.
Chiariamoci: "Big mouth" rimane sempre molto divertente ma, tolto un episodio, perde tutta la sua "cultura" e non raggiunge nessun altro traguardo.
Abbiamo sempre delle storie che iniziano e finiscono nella stagione, una per ogni personaggio, tuttavia queste sono molto meno ispirate e interessanti e, allo stesso tempo, si perde anche la voglia di osare andando si ad avere ottime idee, il gatto depressione ne è una, ma si rinuncia al confronto reale con il problema chiudendo la questione in poco tempo e non insegnando veramente nulla a chi guarda.
Ripeto è sempre molto carina ma non aggiunge nulla in più alle altre serie animate per adulti e quindi può essere benissimo scambiata con una di queste.
Incrociando le dita, per una terza stagione più "culturale" vi invito a vedere solo la prima, per il suo valore, e poi la seconda ma solo per completezza.
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Alla prossima!
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