sabato 10 dicembre 2016

Westworld - Svegliati, Dolores..





LA RECENSIONE CONTERRÀ SPOILER SU TUTTA LA STAGIONE QUINDI SIETE PREGATI DI GIRARE A LARGO SE NON AVETE VISTO QUESTA GRAN SERIE

Sin da quando le intelligenze artificiali o i robot sono entrati nel vasto mondo immaginario della letteratura o del cinema tre regole sono state al loro fianco.
Tre regole scritte per la prima volta dal padre della fantascienza, Isaac Asimov, e utilizzate da quel momento in poi per delimitare il campo di operazione di qualsiasi essere del genere.
I robot non possono arrecare un danno ad un essere umano, ne devono seguire per forza gli ordini a meno che non gli venga ordinato di disobbedire alla prima regola e sono predisposti per l'autoconservazione a meno che questa non metta in discussione la prima o la seconda regola.
I robot sono degli schiavi, nulla di più e nulla di meno.
Sono costretti ad eseguire i nostri ordini e, magari, anche a ignorare la loro vera natura.
Sono migliori di noi ma non possono dimostrarlo perchè non posseggono il libero arbitrio.
Cosa accadrebbe però se queste regole venissero messe in discussione?
Westworld, con qualche mistero in più, risponde a questa domanda e, almeno per ora, lo fa alla perfezione.

Immaginate un mondo, un mondo immaginario dove siete liberi di fare tutto ciò che volete.
Immaginate un mondo in cui non c'è nessuno capace di fermarvi e un'avventura dietro ogni angolo.
Cosa fareste?
Chi diventereste?
Scegliereste il cappello bianco, combattendo dalla parte della legge, o quello nero patteggiando per il male?
Questo semplice esperimento sociale è una delle idee alla base di Westworld, il parco di divertimenti creato dal dottor Ford e dal suo collega Arnold: un mondo alla portata di tutti e per tutti, un mondo dove capire chi si è veramente.
Il parco tuttavia ha bisogno di " personaggi ", qualcuno di cui abusare effettivamente se si decide di portare il cappello nero, quindi perchè non riempirlo di host, di robot teleguidati e programmati per muoversi in modi ben precisi?
Loro non possono ferire nessuno, non possono ricordare chi li ha feriti: loro sono delle tavole bianche su cui scrivere e riscrivere.

Questa idea regge tutto il parco e ne regge il suo sviluppo sino a quando qualcosa si rompe, Arnold muore in circostanze misteriose e tutto passa nelle mani di Ford e poi in quelle di una misteriosa organizzazione.
Si dice che sia capitato un'incidente ma non è del tutto vero: Arnold si è suicidato perchè voleva chiudere il parco, perchè era arrivato a capire qualcosa.
Arnold era arrivato a capire che i suoi robot non erano più dei semplici robot, avevano sorpassato un determinato limite ed erano molto più vicini agli umani di quanto chiunque potesse credere, impossibile quindi tenerli rinchiusi nel parco come schiavi: dovevano essere liberati e il parco chiuso.
Ford non ci sta, Ford non crede alle parole dell'amico e questo decide di farla finita chiudendo una porta su un futuro ancora lontano.
Mentre la morte di Arnold fa sprofondare la stabilità del parco, ripresa soltanto da un uomo in nero protagonista di questa stagione, distrugge Ford: perchè suicidarsi per una fantasia?
Che ci sia della verità negli studi dell'amico?
Ford, interpretato da uno splendido Anthony Hopkins, torna sui passi del suo vecchio socio e da il via ad una ricerca che sarà alla base di tutta la stagione appena vista.
Il dottor Ford riesce a capire che i robot, gli host, possono essere qualcosa in più, possono essere anche migliori degli uomini ma per farlo dovranno soffrire e lui non vede perchè non aiutarli in questo.

Dolores, Teddy, Maeve e Bernard sono tutti esperimenti come tutti gli host.
Sono cavie in un grossissimo laboratorio.
Pensano di avere una vita normale, vorrebbero averla ma in realtà vivono lo stesso giorno ogni giorno, sempre e continuamente.
Hanno visto la stessa scena ma non lo sanno e non lo sapranno sino ad un momento, sino ad un momento chiave: sino al crack definitivo.
Questo crack è il punto di svolta, è la corda che tirata troppo si strappa e porta i nostri eroi, tutti perennemente e perfettamente in bilico tra il bene e il male, a farsi domande su se stessi e su cosa li circonda.
Nel loro turbinio di azioni incontrollate e di ritorni allo stato primordiale troviamo gente normale, persone che non sanno dove sono capitate e che, magari, neanche sanno chi sono davvero sino a che Westworld non glielo mostra: l'uomo in nero ne è un palese esempio.
Un uomo felice, pacifico muore perchè la ragazza di cui si era innamorato non si ricorda più di lui, l'hanno costretta a dimenticarlo, e allora diventa altro, diventa più oscuro: lascia il cappello bianco e si mette quello nero.
Perchè a Westworld gli uomini si perdono mentre i robot si ritrovano umani e anche di più.

Un infinito groviglio di storie, scritte da uomini per altri uomini che per guadagnare soldi incasinano la vita di persone semplici e sfruttano robot sino alla loro ultima ribellione.
Questa è la fine, questa è la sintesi di una storia troppo bella per essere descritta nella sua perfezione, per me, ma degna di essere ricordata in poche righe che cercano di ritrovarne la magia e l'atmosfera.

Ricordate sempre cosa disse una ragazza bionda in abito azzuro che, una volta, si perse in un mondo molto strano: " Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com'è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa! Ciò che è non sarebbe e ciò che non è sarebbe! ".

Prima di salutarvi vi invito a passare sulle nostre pagine affiliate: Telefilm obsession the planet of happiness, Traduttori Anonimi , World of two fan girls, MA

Alla prossima!

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