giovedì 20 settembre 2018

American Vandal 2 - Quando la cacca è una cosa seria




Arrivata quasi nello stesso periodo d'uscita della sua seconda stagione la prima versione, capirete poi perché uso questo termine, di "American vandal", qui la mia recensione, mi aveva stupito in maniera considerevole.

L'intera storia legata ai peni e la costruzione di tutto l'intreccio non avevano nulla da invidiare ad una serie seria, scusate il gioco di parole, ed il tutto era circondato da una varietà infinita di battute e di idiozie meravigliose.
La commistione perfetta tra l'idiozia a livello demente e la perfezione tecnica dei prodotti ufficiali di questo tipo non può fare altro che incantare chiunque proprio perché è un qualcosa di mai visto prima.

La prima stagione di "American vandal", proprio per questo, era perfetta quindi che cosa si poteva fare in questa seconda stagione?
Si doveva continuare sulla stessa linea?
Si doveva fare qualcosa di diverso?

Gli autori della serie, questa volta, hanno deciso di fare qualcosa di diverso seguendo però, inizialmente, la linea guida della prima stagione: il pilot di questo secondo anno è identico, a livello di costruzione, a quello di un anno prima solo che dalla seconda puntata in poi si inizia a cambiare registro.

Infatti, se la prima stagione era sempre e costantemente stupida e pronta alla battuta o al ridicolo, la maggior parte dei personaggi era idiota o interpretava uno stereotipo all'estremo, questa volta abbiamo molte meno battute di un anno fa e l'intera serie decide di virare sulla serietà dell'indagine e sull'elaborato intreccio molto più complicato questa volta.
Abbandonate, a tutto tondo, molte battute volgari o dementi presenti nella prima stagione i protagonisti e le vittime della storia virano sul drammatico e diventa sicuramente più facile avvicinare questa stagione a "Making a murdered" o a "The keepers" proprio per la serietà con cui tutto viene trattato anche se l'incipit parla esplicitamente e visivamente di diarrea.

Come ho già detto, poi, l'eliminazione quasi completa della demenzialità, porta gli autori a concentrarsi sulla trama e sull'intreccio tra i personaggi che, uniti, rendono l'individuazione del colpevole, consapevolmente o no, quasi impossibile e, quindi, l'intera serie ne giova anche se questo potrà essere un problema per gli amanti dei gialli impossibilitati a conoscere la mente dietro al crimine principale della stagione.

"American vandal", quindi, perde la sua comicità, la cosa mi dispiace, ma acquista forza narrativa.
Sarà una scommessa vinta?
Quale delle due stagioni piacerà di più? 


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Alla prossima!

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