lunedì 6 febbraio 2017

The Amazing Spiderman 3 - Prologo




Dopo aver volteggiato più volte prima per il suo quartiere e poi per tutta la città, Peter finalmente si fermò su un palazzo.
Il ragazzo si sede in bilico, tra la vita e la morte come aveva sempre fatto, e rimase li a pensare.
Quella sera faceva freddo, faceva davvero tanto freddo ma questo non gli importava, anzi gli faceva piacere: il freddo lo aiutava a riflettere.
Era passato un anno da quando Gwen era morta, da quando Harry l'aveva uccisa e lui non era riuscito a salvarla.
Era passato un anno da quando aveva deciso di mettere la maschera in un cassetto salvo poi ricredersi subito quando tutti invocavano il suo nome e addirittura un bambino coraggioso era stato messo in pericolo.
Era passato da essere uno zero ad essere qualcuno, un qualcuno con una maschera ma a Peter questo non importava: lui, adesso, poteva aiutare chiunque ne avesse bisogno solo che non sentiva più la forza di prima.
Non amava definirsi un eroe, non dopo quello che non era riuscito ad evitare ma doveva, quantomeno, far finta: la città ne aveva bisogno.
Peter scosse la testa, fece un gran respiro e saltò giù.
Ogni volta era come se lo facesse da sempre ma il tutto era così folle che il suo stomaco continuava a rivoltarsi: sembrava impossibile trovare una soluzione a quel problema.
Prima di toccare il suolo Peter alzò la mano, sparò la sua ragnatela e iniziò a volteggiare come ormai faceva da tempo.
Il vento lo colpiva in faccia e su tutto il corpo, in qualche modo lo stordiva ma questo poco gli importava: volteggiare sulla città lo faceva davvero sentire vivo.
Peter, dopo poco, arrivò dove doveva arrivare e appena atterrò gli si strinse il cuore: li era dove lei era morta.
In quella dannata torre Harry aveva ucciso Gwen e una parte di lui era morto con lei: la parte che lo rendeva un eroe.
Tutto ciò che era accaduto da quel momento in poi era stato uno squallido tentativo per farsi perdonare e per perdonarsi: doveva riscattarsi.
Aveva sventato rapine in banca, salvato adulti e bambini e consegnato alla giustizia quanti più 
criminali potesse ma non era abbastanza.
Nulla era abbastanza.
La gente comune non era Gwen e lui non era riuscito a trovar pace.
Tutto ciò che faceva gli sembrava profondamente inutile e ogni volta che sentiva un grazie, urlato da qualcuno appena fuori pericolo, qualcosa si incrinava dentro di lui.
Peter si tolse la maschera, la strinse tra le mani e le lacrime iniziarono a rigarghi il volto: quanto gli mancava.
Mentre pensava a Gwen e al fatto che non era riuscito a salvarla iniziò a pensare anche a suo zio: allo zio Ben.
Peter rise amaramente: non era riuscito a salvare neanche lui.
Aveva promesso che avrebbe trovato il suo assassino ma invece aveva finito per dimenticarsene e questo non era giusto.
Non era riuscito neanche a fare quello.
Ben l'aveva cresciuto al posto di suo padre, l'aveva aiutato e gli aveva insegnato tutto ciò che sapeva.
Lui aveva fatto tutto ciò che poteva per il giovane Peter e lui come l'aveva ripagato?
Aveva tradito suo zio non una ma ben due volte e questo non poteva sopportarlo.
No!
Dannazione no!
Non l'avrebbe permesso!
Magari non era si sentiva un eroe ma poteva esserlo per suo zio.
Se non poteva farsi perdonare da Gwen allora avrebbe vendicato zio Ben: avrebbe trovato l'uomo che l'aveva ucciso.
Avrebbe mantenuto la sua promessa.

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