lunedì 21 novembre 2016

American Horror Story 6 - Orrore reale




Bentornati, bentornati alle solite Recensioni, così sono etichettate sul mio blog, delle ultime serie tv concluse in patria.
So che vi sono mancato ma ho già spiegato i miei problemi sulla mia pagina Facebook: se non la seguite cliccate direttamente qui.

Questa recensione non tratterà minimamnete la trama della stagione lasciandola nel mistero in cui è stata creata dagli autori.

Arrivata al sesto anno di attività, credo sia la prima serie giunta a questo traguardo di cui parliamo sul blog, American horror story si dimostra essere una serie che non ha zone grigie: o la ami o la odi.
Credo che esistano poche cose e poche persone che rientrano in questa categoria ma AHS è una di queste.
Un odio o un amore non davvero netti però: la natura antologica di AHS permette alla serie di essere odiata un anno ma amata l'anno dopo.
Questa particolare struttura favorisce la scrittura di Murphy, creatore della serie, mai davvero chiara e molto schizzofrenica.
Insomma iniziare a guardare American Horror Story è sempre una scommessa.
Ecco, questa sesta stagione mi ha completamente folgorato: è una delle stagioni migliori a mio parere.

Ryan Murphy è chiaramente un amante della tv, un amante della tv spazzatura e dei prodotti di questa stessa tv: dai protagonisti dei reality ai sopravvissuti a particolari tragedie.
Murphy ama il grottesco, ama i programmi beceri e stupidi: ama il trash televisivo vero.
Tutto questo amore ci era già stato mostrato nelle apparizioni di giornaliste o di showwoman, tocca usare questa parola, nelle stagioni passate di American horror story ma anche nella prima e, finora, unica stagione di American crime story che metteva sotto un particolare riflettore la figura dei Kardashian che da quel momento in poi diventeranno onnipresenti sul piccolo schermo.
Murphy finalmente, per gli amanti della sua scrittura come me, mette tutto questo amore in uno script e porta avanti la sua idea per dieci episodi seguendo un doppio filone: uno testuale e uno meta testuale, una tv nella tv, un programma in un programma.
La sesta stagione di American Horror Story è proprio questo: una ricostruzione di eventi, un reality, un video virale, un docu crime e il lato peggiore dei telegiornali.
L' intera stagione, tenuta in ombra sino al debutto, passa da un genere all'altro forse un po' troppo velocemente confondendo, così, lo spettatore ma riuscendo a creare un universo condiviso e allo stesso tempo ristretto in cui tutto è un richiamo di tutto.
Chi riesce a passare sopra la confusione e la fretta del prodotto, il finale ne è un limpido esempio, può gustarsi il solito festival dell'assurdo della serie che tuttavia, a questo giro, grazie proprio alla particolare struttura della serie è più gradevole e più frizzante di qualsiasi stagione passata.
Murphy scrive un enorme gioco di specchi in cui la forza e le debolezze della televisione e dei prodotti televisivi si fa sentire tantissimo dando anche uno sguardo satirico verso i fandom in generale.

Se amate la tv, la tv trash allora questa serie fa proprio per voi.

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Alla prossima!

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