Kraven si alzò dalla sedia del suo ufficio e si mise a guardare la città dall'enorme parete a vetri del suo studio: era bellissima.
Kraven ne aveva viste di città ma quella, come aveva sempre pensato, le superava tutte nel bene o nel male.
Il cacciatore sorrise e mentre accarezzava lo specchio si mise a ripensare ai suoi ultimi successi: la Gatta e il boss mafioso della città.
Erano bastati due incontri per mettere al loro posto due persone pericolosissime per i suoi piani.
Era riuscito a fare tutto ciò che doveva fare quando lo doveva fare senza sbagliare un colpo.
La caccia era iniziata il giorno in cui aveva messo piede all'areoporto e da quel momento in poi non si era più fermata.
Kraven annusò l'aria e disse:"Ci hai messo tanto ad arrivare".
Peter aveva visto Felicia, aveva visto quanto era ridotta male e sapeva che doveva fare qualcosa.
Normalmente si sarebbe preparato meglio, avrebbe pensato prima di agire ma non poteva rimanere con le mani in mano: nessuno avrebbe potuto farlo.
Aveva salvato la città da Lizard, aveva fermato Electro e poi Harry: non poteva permettere che una singola persona, per quanto particolare e misteriosa fosse, lo spaventasse.
Gli eroi non si spaventano e lui aveva dimostrato di essere un eroe.
Fu quell'idea, fissa nella sua testa, a portarlo alle spalle di Kraven, nel suo stesso ufficio, a notte fonda: lui era un eroe.
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