Non perchè la sua amara ironia o la sua stupidità, alle volte, non mi divertisse più o perchè i personaggi non mi piacessero ma perchè, per me, era diventato frustrante vederlo.
Bojack, inizialmente, con la sua tristezza e la sua nostalgia aveva fatto breccia nel mio cuore salvo, nel giro di due anni anche meno, diventare un personaggio odioso proprio perchè sempre vicino al baratro e mai veramente capace di allontanarsi.
Posso capire l'autodistruzione conscia o inconscia ma, ad un certo punto, ognuno di noi almeno una regolata vera e propria cerchiamo di darcela.
Il nostro amato cavallo, invece, non era mai veramente riuscito a tirarsi indietro dalla fine, anzi continuava ad avvicinarcisi volontariamente non per colpa di altri ma solo e soltanto per colpa sua.
Un anno fa però, durante la penultima stagione, grazie all'arrivo di Hollyhock e al riavvicinamento con la madre, storyline che ho adorato, Bojack ha iniziato a respirare: è piano piano uscito dalla sua spirale di distruzione di massa, sia per lui che per chi gli sta intorno, ed ha imbracciato alcune responsabilità e alcuni metodi "salvavita".
La sua nova vita da fratello che prova per la piccola sorellina e il suo rapporto non nocivo ma abbastanza normale con tutti gli altri protagonisti della serie prende finalmente forma in questa ultima stagione in una maniera così fluida che io stesso mi sono reso conto di osservare un prodotto totalmente nuovo.
Se, infatti, Bojack non è più il guaio che, come nel domino, crea altri guai a catena la serie sembra non farci minimamente caso creando un altro tipo di evoluzione del racconto e dei personaggi senza drammi stupidi o causati dal sopracitato protagonista ma dalle scelte consapevoli e responsabili dei nostri protagonisti che, ormai, hanno tutti vite proprie non legate tra di loro proprio per volere della trama che cerca di farli respirare e di dargli storie sempre più indipendenti le une dalle altre.
Ognuno dei personaggi principali sembra aver intrapreso un suo viaggio in maniera sana, per la prima volta dopo tanto, e questo non rende lo show noioso o lo snatura rendendo il tutto un enorme attestato di valore per gli scrittori della serie che hanno fatto a meno, bene o male, dell'interruttore che dava il via alle storie di tutti gli episodi precedenti e riescono comunque a creare delle storyline avvincenti e umane allo stesso tempo.
Diane e Princess Carolyn, senza la presenza di Bojack che sin'ora era stata persistente accanto a loro, si prendono un episodio a testa e tengono meravigliosamente la scena senza però che queste cadano, come accadeva a Bojack, in un tunnel di disperazione e tristezza per arricchire la narrazione.
Una narrazione che, finalmente e letteralmente, abbandona l'idea che Bojack sia e possa rimanere una persona cattiva e che tutti possano esserlo.
Per la prima volta si decide di fare un salto oltre la tristezza continua di questa serie e si va avanti, si passa l'ostacolo e si cerca di allargare l'orizzonte mostrando al pubblico che oltre al bianco, al nero esiste anche il grigio e che chiunque di noi può essere una persona e basta anche se è un cavallo.
Certo, i problemi non finiscono mai ma nulla sembra veramente senza una soluzione e non sembra essere causato direttamente dai protagonisti che, questa volta, riescono ad essere e a fare gli adulti.
Questa quinta stagione di "Bojack Horseman" dimostra proprio questo: si è andato oltre a quella finta saggezza depressa e si è entrati nel mondo vero quello in cui c'è effettivamente un modo per migliorarsi.
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Alla prossima!
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