"Devi cercare di tenerlo a freno ragazza: continua a minacciare i miei uomini" disse Testa di Martello a Felicia, sorseggiando un bicchiere di scotch.
"Non è sempre facile: non è sotto il mio controllo" rispose la ragazza.
Testa sorrise e disse:"Allora morirà: il nostro patto era chiaro.
Io l'avrei salvato ma tu avresti dovuto tenerlo a freno, non ci stai riuscendo quindi toccherà a me metterlo a tacere per sempre.
So che mi odi, so che lo aiuteresti a farmi fuori ma so anche che hai paura di me e che lo tieni sotto controllo perché hai paura che io lo sconfigga: fai bene".
Felicia strinse i pugni e senza neanche rispondere all'uomo davanti a lei se ne andò.
A Testa non importava come sarebbe finita: lui teneva in vita i due ragazzi solo per divertirsi, solo per farsi due risate e per non annoiarsi.
Fu un attimo e quella risata sparì: senza neanche accorgersene, un uomo si avvicino alle sue spalle e in poche mosse lo spinse in ginocchio.
ll criminale non riuscì neanche a guardare il suo avversario dritto negli occhi perché questo lo prese subito per la gola e lo uccise buttandolo dal balcone.
Lo scotch, ora, era finito per terra.
Felicia non era ancora riuscita a riprendersi dalle parole di Testa di Martello quando, entrata in casa, vide Kraven, ferito e ansimante, sul suo divano.
"Tuo padre è tornato" disse l'uomo.
Bastarono quattro parole per farlo svenire.
Peter ormai ci aveva fatto l'abitudine: era un po' che andava a trovare ogni giorno Connors.
Arrivava alla prigione in costume, si cambiava di nascosto e, entrato nella struttura, i due iniziavano a parlare.
Connors si era redento, l'aveva aiutato ed era la cosa più vicina ad un padre che aveva.
Come ogni giorno, quindi, stavano parlando quando, senza essere avvertita dal suo senso di ragno, la prigione esplose.
Nessun commento:
Posta un commento