venerdì 29 luglio 2016

Stranger Things - Piccole gemme anni 80






Non sono mai stato un fan dei film anni 80.
Non ho mai amato i gruppi di bambini che risolvevano i casi nè gli stupidi adulti che cercavano di fermarli perchè si rifiutavano di capirli.
Non so quale fosse il problema, so solo che non trovavo il gruppo particolarmente simpatico, normalmente si parla di bambini petulanti, e vedere continuamente adulti ciechi e idioti mi snervava terribilmente.
Per di più, questi film, finivano sempre in un unica maniera: i ragazzini risolvevano il problema, qualsiasi questo fosse.
Scusate se sono un po' cinico ma la realtà non va così e, il tutto, mi rendeva ancora più difficile digerire i film del genere.
Stranger Things, ultima serie originale Netflix uscita in ordine di tempo, è un tributo, una citazione continua a questi film sin dal poster, che ho messo come copertina dell'articolo, e di conseguenza non dovrebbe essermi piaciuto no?
Ecco, sbagliato: Stranger Things mi è piaciuto tantissimo.

L'ultimo prodotto del colosso dello streaming online non è solo un tributo a tutti i film del tempo ma è anche un' evoluzione di questo genere ed è un'evoluzione intelligente.
Magari non lo dimostrerà sin dai primi episodi, quelli sono molto in linea con il genere, tuttavia a lungo andare la serie cresce, si espande, evita i soliti clichè, li sovverte e si stacca dal suo genere di appartenenza diventando qualcosa di più.
Stranger Things riesce nell'epoca dei revival a centrare l'obiettivo senza problemi senza però limitarsi al compitino sorprendendo piacevolmente qualsiasi tipo di spettatore.

La serie scritta e prodotta, in parte, dai fratelli Matt e Ross Duffer, menti geniali che fortunatamente sembra che sappiano già che cosa ci aspetta in una possibile seconda stagione, ha come protagonisti, non solo, il solito gruppo di ragazzi sfigati con il cuore d'oro ma anche un quartetto di adulti e adolescenti che agisce diviso in due coppie.
Le storie di questi tre piccoli gruppi per tutta la serie si muovono indipendentemente le une dalle altre, in modo parallelo e solo negli ultimi episodi si intrecciano rivelando il quadro finale della storia e portandola a compimento lasciando però fortunatamente o sfortunatamente, ancora non lo sappiamo, la porta aperta per un seguito.
Seguito ancora in forse ma probabilmente quasi confermato visto il successo dell'intera operazione, successo arrivato anche grazie ad un ottimo lavoro da parte degli sceneggiatori.
Normalmente, in queste sceneggiature, c'è sempre bisogno di un personaggio stupido che mandi avanti la trama in qualche modo idiota, c'è sempre bisogno di una scusa e poche volte i personaggi si muovono intelligentemente ma la bellezza di questa serie è proprio nella mancanza di " stupidi al comando ".
Mi spiego meglio: non c'è un personaggio, neanche uno, che non sappia che cosa sta facendo, perchè lo sta facendo e a chi lo sta facendo.
Tutti i protagonisti della serie si muovono come dovrebbero, come farebbero nella realtà e il tutto migliora l'esperienza in modo sostanziale.

Se il gruppo di ragazzi è tutto particolarmente bravo perchè in grado di essere naturale e mai stupido o fastidioso, una su tutti la giovanissima Millie Bobby Brown chiamata Undici dal gruppo per via del suo passato e delle sue " parole " , vero motore della storia, la palma d'oro va a entrambi gli adulti: Winona Ryder e David Harbour.
Winona dovrebbe essere la madre distrutta dalla sparizione del figlio, la donna piena di speranza ma incapace di muoversi per il dolore tuttavia il suo personaggio non si ferma li e più di una volta vediamo questa donna andare avanti, cercare tutte le risposte possibili e mostrare un grandissimo coraggio e un amore sconfinato capace di toccare anche il cuore più duro.
Harbour invece interpreta lo sceriffo della città che ha già perso qualcuno e non riesce ad andare avanti, un clichè su due gambe qualcuno direbbe, peccato che l'intera storia lo porti ad evolversi, lo approfondisca e ci lasci, negli ultimi episodi, un uomo pieno di risorse, in grado di risolvere la situazione e capace di superare il proprio dolore.
Come ho già detto però è tutto il gruppo a portare avanti la storia, ad essere completo e privo di problemi e l'unica cosa che, probabilmente si può dire a qualcuno di loro è che non hanno esperienza ma hanno, sicuramente, il talento.

Stranger Things è un passo avanti rispetto al passato, molto vicino al futuro che vorrei sempre vedere ma, fortunatamente, è anche capace di farmi guardare al passato portando una persona che non ama i film anni 90 del genere a rivederli tutti.

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Alla prossima!

#StrangerThings
#SerialUpdate
#TelefilmAddicted
#Netflix

mercoledì 27 luglio 2016

Containment - Contenuti contenuti



Scusatemi.
Lo so, lo so che il gioco di parole che ho utilizzato come titolo fa schifo, se non lo capite cavoli vostri, ma principalmente l'ho fatto per attirare la vostra attenzione perchè questa serie è passata sotto gli occhi di tutti senza fare il minimo scalpore e il tutto è un peccato.
È un peccato perchè Containment è un'ottima serie limitata, di quelle che non se ne vedevano da tempo e che se messa a confronto con le serie limitate inglesi, le migliori del genere, potrebbe riuscire a dire qualcosa in più.

Containment ci racconta i tredici giorni infernali di un piccolo quartiere americano  messo sotto quarantena dal governo dopo l'inizio di un epidemia virale mortale.
Vediamo l'intera situazione da più punti di vista tutti molto umani e molto toccanti: il poliziotto dentro il cordone, il poliziotto fuori, la giovane maestra con il figlio a carico, la ragazza incinta e molti altri.
Vediamo la loro sofferenza, i loro dubbi e i modi in cui cercano di sopravvivere sia fisicamente che moralmente perchè il cordone fa questo: ti mette alla prova, cerca di farti diventare qualcun altro.
Daresti il tuo cibo ad un estraneo in difficoltà?
Divideresti con lui il tuo rifugio?
Condanneresti lui se questo vorrebbe dire che avresti salva la vita?
Tutte domande e tematiche abbastanza banali, è vero ma, come ho detto più volte, se una cosa è fatta bene e intrattiene anche se è banale che problema c'è?
Nessuno, nessun problema.
Ecco, quindi, dove sta la forza di Containment: riesce a rendere ciò che è banale non originale ma sicuramente intrattenente.
La serie intrattiene, lo fa bene e lo fa su tutti i fronti: vi metterà paura, vi farà piangere e vi farà emozionare in ogni singolo episodio.
Episodi che, piano piano, complicheranno la storia intrecciando più personaggi finendo ogni episodio con un semi colpo di scena magari non sempre interessante ma chiaramente scritto per portare la storia verso un determinato punto.
Certo, magari qualche piccola sbavatura c'è, per esempio indicare un immigrato siriano come portatore della malattia non è il massimo in questo momento e la noia può anche farsi sentire sui finale di puntata ma nessun prodotto è completamente perfetto e questi piccoli " peccati " direi che si possono scordare.
" Peccati " su cui si può passare sopra anche perchè il minimo budget richiesto dagli effetti speciali viene compensato da una serie di attori non molto famosi ma bravi e perfetti per le loro parti: ancora una volta la CW non sbaglia i casting.
Jake, su tutti, ne è l'esempio perfetto: oltre a essere interpretato splendidamente da è il ragazzo che con la responsabilità della quarantena diventa uomo, trova l'amore e si trova più volte a fare scelte difficili.
Jake è la speranza, è il buono che rimane a galla per amore e perchè, semplicemente, è buono.

Prima della chiusura della stagione, a dire il vero con l'uscita del quattro episodio se ricordo bene, la rete ha deciso di fermare Containment cancellando però solo una possibile seconda stagione e portando, fortunatamente, a compimento quella in onda senza ulteriori cancellazioni.
Questa scelta, che per molti potrebbe essere un fatto negativo, per me invece è un'ulteriore punto in più in favore di Containment che rimane un prodotto unico, senza sequel e completo nel suo piccolo.
Ancora una volta la CW produce una serie particolare che non sarebbe dovuto passare sotto i vostri radar.

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Alla prossima!

#SerialUpdate
#TelefilmAddicted
#Containment
#Recensione

lunedì 25 luglio 2016

Trailer Reaction 8 - Speciale San Diego Comic Con 2






Come avete letto se seguite la mia pagina di Facebook, se non la seguite seguitela subito che vi perdere tanto quindi cliccate qui, oggi ho deciso di saltare il solito numero dell' " Un incazzoso Lunedì " per dedicarmi un po' ai trailer che più mi hanno emozionato provenienti dal Comic Con di San Diego.
Un anno fa, proprio finito l'ultimo Comic Con, scrissi un articolo simile e mi concentrati su quattro trailer tutti appartenenti all'ambito supereroistico così, giusto per non parlare sempre delle stesse cose, in questo articolo darò uno sguardo solo ai trailer non appartenenti all'ambito supereroistico.

Kong Skull Island



Skull Island fa parte di quella manovra commerciale e creativa da parte della Legendary per creare un universo cinematografico attorno alla figura di Godzilla.
L'intero progetto è iniziato con il ritorno del dinosauro nelle sale qualche anno fa, continuerà con l'ennesimo debutto di Kong in questo Skull Island e, probabilmente, si concluderà con lo scontro tra i due famosissimi mostri.
Anche se non ho visto ancora il film di Edwards l'idea dell'universo cinematografico mi incuriosisce non poco e il trailer di questo film mi ha lasciato ottime sensazioni sia per gli attori coinvolti sia per la " prospettiva " utilizzata.
Non vi ha fatto venire la pelle d'oca dall'emozione quell'inquadratura con gli elicotteri e Kong in lontananza?

King Arthur: Legend of the Sword

 

Il ciclo arturiano è la serie dei racconti che più mi ha affascinato da ragazzino.
Guy Ritchie è uno dei registi più unici di questa industria.
Charlie Hunnman mi è entrato nel cuore con Sons Of Anarchy.
Avete davvero bisogno che vi spieghi cosa significa per me vedere queste tre cose unite?
Direi che qualsiasi spiegazione è inutile e superflua.
C'è un' unica cosa però che mi preoccupa: il ciclo arturiano è molto lungo quindi ha davvero senso concentrarlo in un unico film come si vede dal trailer in questione?
No ok, mi sono appena letto la sinossi e no, non è il ciclo arturiano originale è una riscrittura del ciclo.

Blair Witch



Se The Blair Witch Project fosse uscito adesso sarebbe uno di quei tanti inutili film con la camera a mano anzi, probabilmente, sarebbe uno dei film più schifati del genere.
Fortunatamente per la strega di Blair però quando uscì di film del genere non se ne vedevano molti e la campagna marketing riuscì a catturare il pubblico di tutte le età convincendo tutti che i tre protagonisti della pellicola fossero davvero spariti: internet non esisteva all'epoca e il segreto venne tenuto molto bene.
Insomma cosa mi aspetto dal sequel di uno dei film horror più strani della storia?
Spero, semplicemente, che non sia il solito jump scare del cazzo.
Che questo trailer non sia una bugia per piacere.

Sherlock, 4 Stagione



Boh ragà, c'è ma che cavolo dovrei dire?
Ma avete visto quanto è fico sto trailer?
Avete visto quanto Sherlock sia disperato e Watson non sappia più che pesci prendere?
Toby Jones?
Toby Jones l'avete visto?
Avete visto come ride?
Avete visto come urla?
Ci toccherà pure aspettare una vita per ogni nuova stagione di Sherlock ma meritano davvero.

Spero che queste mie piccole analisi, unite a pareri personali, vi siano piaciute.
Fatemi sapere.

Alla prossima!
#TrailerReaction
#Sherlock
#KongSkullIsland
#BlairWitch
#KingArthur

venerdì 22 luglio 2016

Il tuo spazio 2 - Federico Sconocchia





Lo so, lo so che vi avevo promesso i due articolo settimanali ma vi avevo anche detto che poteva succedere qualche guaio, che non avrei avuto il materiale in tempo o che l'esame mi avrebbe messo i bastoni tra le ruote.
Ecco, una di queste cose è successa e purtroppo ho il materiale per un unico articoloIo quindi basta parlare di cose a caso e entriamo nel vivo dell'articolo.

Io e Fede ci conosciamo da una vita.
Magari non quanto vorrei, magari lui vorrebbe conoscermi da meno tempo ma siamo diventati amici in pochissimo e duriamo ancora.
È una di quelle amicizie che vorrei è voglio tenermi stretto anche se io e lui parliamo e scriviamo sempre di cose diverse.

Anche se Fede parla di cose diverse da quelle di cui normalmente mi occupo in questo blog sono riuscito a convincerlo, solo per questa occasione, a parlarci un po' di Gomorra perchè lui ha un parere, in parte, lontano dal mio sicuramente per quanto riguarda la prima stagione.
Per la seconda, invece, lui è si meno catastrofico ma non la pensa in modo molto diverso.
Ma lascio la parola a lui quindi ecco qua il suo parere:

Quando qualche anno fa uscì Gomorra, molti mi consigliarono di vederlo. 
Io non volli: non mi andava, non mi piaceva, avevo visto qualche trailer, e il cosiddetto noir non mi è mai andato troppo a genio. 
Passò qualche mese e mi convinsi almeno a provare. 
Vidi la prima puntata, non mi fece un grande effetto. 
Ma non avevo molto di meglio da fare, era comodo vederla sbracato sul divano con My Sky e allora mi costrinsi un po’. 
E, tutto sommato, feci bene. 
La prima stagione mi ha appassionato, preso fino alla fine, e ne rimasi molto ma molto soddisfatto. Un prodotto nuovo, simile per certi aspetti a molte altre serie (vedi Romanzo Criminale) ma molto diversa per altri, il giusto equilibrio per l’utente medio. Attori fantastici, regia senza sbrodolature. Insomma, un prodotto ineccepibile, magari non adatto (troppo ‘scuro’) a tutti ma per chi era stato pensato ottimo.
Per questo ho atteso, io come tanti altri, la nuova stagione. 
C’era una storia da continuare (sebbene il finale della prima fosse un po’ banalotto, ma passabile), nuovi protagonisti da conoscere e vecchi da ammirare e scoprire ancora un po’. 
Premesso che io non sia un grandissimo esperto di serie televisive, avevo in mente un filo conduttore che mi sarebbe piaciuto vedere, una narrazione ben definita e determinata. Sono stato soddisfatto in parte.
Inutile avvertirvi che sto per fare del sano spoiler, ma lo storytelling che mi aspettavo e che è puntualmente avvenuto è la conferma ufficiale di Genny. 
Il problema è stato il modo in cui ci si è arrivati. La ‘democrazia’ di Ciro, l’omicidio di Conte, i mille e più personaggi che vanno e vengono troppo velocemente hanno fatto intravedere una certa ‘pigrizia’ degli sceneggiatori. 
Mi sarei aspettato più introspezione, personaggi più studiati, con cui ci si sarebbe potuti identificare di più. Invece così non è stato, ed un personaggio forte e potenzialmente candidato a ruolo di protagonista inter paris come il Principe, è stato ucciso. 
Ha vissuto una vita narrativa di tre/quattro puntate, preferendogli le solite futili e noiose dinamiche e litigi all’interno del gruppo di criminali (non era meglio insistere meno sulla vita privata di Sciantal e della sua stupida nuora e perdere più tempo sul tradimento di Conte o sulla vita/personalità dello stesso Principe?).
Soluzioni facili per risolvere problemi di sceneggiatura complicati, questo mi ha infastidito. Ed è ovvio che come prodotto in sé funzioni, perché alla fine lo si segue fino alla conclusione, ma risulta simile ad altri prodotti già visti, così perdendo il suo tratto peculiare che faticosamente si era conquistato.
La continuo a consigliare a tutti, ma dopo la prima stagione mi trovo a dire: sì, ma non ti aspettare niente di che per la seconda. 
Calmo le acque. 
Peccato.
@FedeScony

Cosa ne dite?

Alla prossima!

#IlTuoSpazio
#Gomorra

mercoledì 20 luglio 2016

Un Incazzoso Lunedì 87 - Sansa è una stronza


Sansa è una stronza.
Si, questa Sansa, di questa stagione, è una stronza.
Basta dire che è dolce e carina, basta dire che lei è la vittima.
Basta difenderla e basta supportarla sempre e comunque.
Basta festeggiare per le sue vittorie e per le sue gioie arrivate, finalmente, in questa stagione.
Sansa è una stronza e, prima o poi, mi darà ragione.

Pensateci, pensateci solo un secondo ok?

Sansa è scappata da Approdo del re dove era circondata dai Lannister, da gente poco raccomandabile, il Mastino su tutti, e da bugiardi molto più bravi da lei, è finita nelle mani di Ditocorto, palesemente attratto da lei per via della madre, che l'ha sfruttata usandola per i suoi scopi e che l'ha costretta a mentire più volte.
Ditocorto l'ha portata da quel sadico pazzo che tutti conoscono come Ramsay Bolton, l'ha fatta sposare e per Sansa non è finita bene sino a che non è riuscita a scappare, portando con se Theon.
Il soggiorno nella capitale e quello insieme a Ditocorto le hanno insegnato a mentire, magari non benissimo, ma molto meglio di quanto faceva prima.
Le hanno insegnato ad usare i suoi occhi dolci per far colpo sulle persone vicine e le hanno insegnato che una donna, usando un sorriso, può avere più di un uomo con una spada.
Dall'altra parte Ramsay gli ha insegnato che una battuta gelida e acida può essere peggio di qualsiasi cosa e che una semplice frase può essere invece un vero e proprio macigno.

La Sansa che ci è stata restituita dopo queste esperienza non è la Sansa dell'inizio e questa Sansa è una stronza.
Perchè mi chiedete?
Basta guardare tutto ciò che la ragazza ha fatto da quando si è liberata di Ramsay Bolton, basta guardare le parole che ha usato e gli sguardi da cucciola che ha tirato fuori prima con Theon e poi Jon: Sansa li sta usando.
Sansa sta usando tutti, nessuno escluso e lo fa con un semplice sorriso.
Sansa conquista prima Theon e si fa aiutare per scappare da Grande Inverno, Sansa arriva da Jon e lo convince a fare la guerra ai Bolton e infine non gli dice nulla dei suoi piani con Ditocorto e, allo stesso tempo, Ditocorto non sa nulla dei piani di Sansa con il fratellastro.
Sansa usa tutti, Sansa è una stronza e, se mai fosse in pericolo, tradirebbe subito Jon e chi gli sta accanto.
Ci scommetterei la vita.

Sansa è una stronza.

Alla prossima!

#UnIncazzosoLunedì
#GamesOfThrones

lunedì 18 luglio 2016

Un Incazzoso Lunedì 95 - Gli amici




Questa sarà una settimana molto particolare sul mio blog, per vari motivi, e quinsi ho deciso di iniziarla con un post dedicato proprio ai protagonisti di questa settimana: i miei amici.
Dovendo affrontare un esame " abbastanza importante ", i miei amici sanno di cosa parlo, non avrò tempo per dedicarmi davvero al blog come vorrei quindi, se tutto va come previsto, mi sono organizzato con due articoli non scritti da me che andranno a contrastare dei miei vecchi articoli.
Insomma: questa settimana il mio blog non sarà mio.

Detto questo, lasciamo in un angolo le formalità, e lasciatemi aprire il cuore: i miei amici sono la cosa più importante che ho.
Lo so, potrà sembrarvi sdolcinato o stupido ma è la pura e unica verità: senza di loro non sarei ciò che sono oggi e non cambierei neanche domani.
Senza di loro non sarei migliorato in tante cose e tanti brutti momenti non sarebbe passati ma sarebbero solo peggiorati.
Certo, da quando ho iniziato ad usare la parola " amici " le cose sono cambiate, si sono fatte complicate e quelli che prima chiamavamo amici magari ora neanche sanno più chi sono e io non so più dove sono.
Magari, chi chiamavo amici hanno deciso di levare le tende, in vari modi, o io stesso mi sono accorto che quella parola, per certe persone, non era adatta.
È così che succede, è normale: il cerchio si stringe e tutto, anche il mondo, diventa più piccolo.
Il bello è che andando avanti nel tempo ho fatto cose che non avrei mai detto: ho lasciato chi pensavo fosse " più adatto a me " per avvicinarmi a chi mi sembrava tremendamente lontano.
La vita è strana, si sa ma, probabilmente, è così che doveva andare.
Mi è rimasto qualche amico del liceo, alcuni delle elementari, altri delle medie e altri ancora sparsi di qua e di la: nessuno escluso, tutti a caso.
Mi dispiace che abbia litigato con qualcuno, che altri non si siano più fatti sentire o che molti abbiano detto " La colpa è sua " ma va bien così: non tutti sono destinati a rimanere insieme.
Non perchè loro siano persone cattive, no questo mai, ci siamo voluti bene, ma se gli interessi non coincidono, se non si riesce a trovare un punto di incontro, se uno non sopporta più l'altro o se uno si allontana e basta che cosa possiamo farci?
Che cosa possiamo farci tutti?
Credo, tuttavia, che la realtà sia molto semplice in questo caso, al di là di tutto: chi ti vuole star vicino ti rimane vicino, sempre.

Alla prossima!

#UnIncazzosoLunedì

giovedì 14 luglio 2016

Penny Dreadful - Solo alle persone tristi piace la poesia





Inizialmente questa recensione doveva solo essere dedicata alla terza stagione di Penny Dreadful tuttavia, dopo averci pensato un po', visto anche il fatto che Penny Dreadful non sarà più sui nostri teleschermi mi sono preso più tempo e ho deciso di scrivere su tutta la serie.

Cause once this land Was heaven on Earth
Green hills were all You could see
But now it's soot And steel and brick
So it looks more Like hell to me 
And each day brings More and more suffering
And each night is silence and fear 
And I wake To the sound of your voice
But you're not here
Why aren't you here?
So now I lay me Down to sleep
I pray the Lord
My soul to keep
Please let me die Before I wake
So the Lord My soul, can take
Then maybe I'll finally find you
Midst the beauty Of paradise
And you'll sing not of dying But living Wouldn't that be nice?
Wouldn't that be nice?

Finita l'ultima stagione ho letto su Twitter un commento che diceva: " La bellezza di Penny Dreadful è racchiusa tutta nell'opening dell'ultima puntata ".
Ecco, io non credo ci siano parole migliori per recensire e parlare ma, anche, presentare questa serie tv al pubblico.
Sin dal suo primo episodio la serie di Logan è stata una mosca bianca in un universo non nero ma, quasi del tutto, privo della bellezza, della poesia e della crudeltà che Eva Green e soci sono stati in grado di donarci.
Certo abbiamo visto vampiri, lupi mannari e streghe girare per le strade di Londra ma questo non ha impedito, in nessun modo, alla serie di donarci momenti di estrema dolcezza e tristezza, abbandonando la paura provocata dai mostri, avversari dei nostri eroi.
Che sia Vanessa o Ethan o Lily o anche il duro Sir Malcom: ognuno di loro si è perso almeno una volta, ognuno di loro si è ritrovato spezzato in un angolo e ognuno di loro si è lasciato cullare e ci ha cullato con la malinconica poesia di quegli anni.
Questa, per me, è stato davvero il punto forte di questa serie: il modo in cui è riuscito ad unire poesia e orrore in un unicum perfetto e mai noioso o retorico.

Oltre all'unire la poesia e l'orrore l'intera serie fa parte di quel piccolo insieme di prodotti che riuniscono personaggi creati da autori diversi ma che possono benissimo, per via di alcuni affinità, condividere un mondo e un universo.
Non so se mi sono spiegato ma pensate al film su Van Helsing con Jackman nei panni del famoso cacciatore di vampiri o a " La leggenda degli uomini straordinari " libera trasposizione del fumetto omonimo.
Ecco io chiamo questi film, sempre molto caciaroni ma per me molto affascinanti, mashupponi: proprio perchè riuniscono tantissimi personaggi diversi.
Penny Dreadful porta sullo stesso schermo, come fece " Van Helsing " tempo fa, Dracula e Frankeinstein, unendoli a Dorian Gray, già visto ne " La lega degli uomini straordinari ", e ad una serie di personaggi originali ispirati, più o meno, dalle opere di genere o dal famoso fumetto di Moore.

Tra i personaggi che spiccano possiamo trovare Vanessa Ives, il mostro di Frankeinstein e Lily, interpretata da una splendida Billie Piper.
Partendo dall'ultima, non per importanza, io direi di parlare di Lily: la Piper, famosa per il suo ruolo nel recente reboot del Doctor Who, indossa la maschera di una giovane donna che per guadagnare qualche cosa è costretta a fare la prostituta.
La ragazza, che inizialmente conosceremo con il nome di Brona, sarà un personaggio minore della prima stagione salvo poi, per determinati motivi che qui non spoilerò, diventare mano mano più importante e cambiare il suo nome in Lily: se volete piangere guardate il suo monologo nell'penultimo episodio della terza stagione.
Questa ragazza si merita solo una marea di premi.
Oltre a lei, a farci tirare fuori i fazzoletti più di una volta, abbiamo il mostro di Frankeinstein, John Clare: un uomo buono costretto a rimanere nell'oscurità per via di uno scherzo del destino.
Molti hanno provato a trasmettere allo spettatore la disperazione, il dolore e anche la solitudine del primo " zombi " della storia ma pochi ci sono riusciti così bene donadoci momenti alle volte molto dolci e altre volte molto violenti: questo perchè John Clare è si un uomo ma, come tutti gli uomini, è anche un mostro.
Ed infine abbiamo la vera protagonista della serie Eva Green, nei panni della splendida Vanessa Ives.
Vanessa è una donna tormentata, è il sogno e l'incubo di tutti gli uomini ed è la materia del contendere tra due delle più grandi entità di questo malinconico universo.
La seguiremo durante le sue " crisi " e nei vari tentativi di redenzione: ci affezioneremo a lei senza problemi e, magari, ce ne innamoreremo.
Eva Green, in definitiva, porta sullo schermo il suo personaggio migliore che è, anche, il filo conduttore di tutte le stagioni.

Magari tutte le stagioni non saranno sullo stesso livello, la prima è inferiore alla terza sicuramente, ma il tema centrale dell'intera saga, Vanessa, rimane sempre lo stesso riuscendo a non stancare li spettatore.
Certo, questo stesso tema non assicura una narrazione sempre interessante ma il tutto non è minimamente imputabile al cast dei personaggi principali ma alle scelte degli sceneggiatori che, durante le prime due stagioni, hanno deciso di non utilizzare nomi altisonanti contro i nostri protagonisti optando per personaggi si originali ma molto più semplici e quasi per niente temibili: un vampiro comunque contro il " mio " lupo mannaro rimarrà sempre un semplice pipistrello.
Credete che sia una coincidenza che l'unica stagione con un villan famoso sia la stagione migliore?
 
Il gruppo aveva bisogno di veri avversari e questi sono arrivati solo sul finale.
Penny Dreadful è una serie per coloro che amano l'horror e gli accoppiamenti strampalati ma è anche una serie per tutti coloro che si sciolgono davanti a dei sonetti d'amore malinconici.
Penny Dreadful ti entra nel cuore e, ora che se ne è andata, ci mancherà.

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Alla prossima!

#Recensione
#SerialUpdate
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#PennyDreadful

mercoledì 13 luglio 2016

Buggato - Mr Robot non è un capolavoro






Proprio per festeggiare il ritorno, già anticipato da USA che ha deciso di pubblicare il pilot della seconda stagione online, di Mr Robot in tv ho deciso di dedicargli un articolo.

Attenzione, lo dico a scanso di equivoci:
IN QUESTA RECENSIONE FARÒ SPOILER DELLA PRIMA STAGIONE.
Oltre a questo, nell'articolo, parlerò anche di un particolare film che, secondo me, è alla base di Mr Robot.

Quindi, se non volete alcun'anticipazione su uno dei prodotti più chiacchierati del momento, lasciate perdere questo articolo.
Fatte le dovute premesse, iniziamo.

Come potete intuire guardando il titolo, per me, Mr Robot non è il capolavoro che tutti dicono.
Anzi, non ci si avvicina nemmeno.
Attenzione, non sto dicendo che sia una brutta serie ma che non si possa paragonare ai giganti della tv come molti fanno.
Perche?
Il discorso sarà un po' lungo ma spero che possa interessarvi.
Partiamo con ordine:

1 Mr Robot è Fight Club
Andiamo, voi che avete visto il film o letto il libro, non ci avete mai fatto caso?
La società segreta, il protagonista represso, il suo rapporto con la mente e, addirittura, il colpo di scena finale alla base della serie: sono tutte parti fondamentali di Fight Club.
Magari Tyler non sarà come Mr Robot o Elliot non sarà come Edward Norton ma il concetto è sempre lo stesso e sono solo i nomi a cambiare.
L'idea, poi, di colpire al cuore le società che strozzano le persone normali utilizzando il denaro appare in entrambi i prodotti e l'unica cosa che differenzia le manovre dei due gruppi sovversivi è il modo con cui questi cercano di metterli in ginocchio.
Il piccolo uomo contro il sistema capitalista che soffoca e uccide: stessa filsofia, senza se e senza ma.
Certo, anche all'epoca di Fight Club, come mi è stato fatto notare, c'era la possibilità di effettuare attacchi informatici a sistemi più avanzati ma questo non chiude il discorso in favore della serie dello scorso anno: il fatto che si sia scelto un modo più violento per aggire, sia nel libro che nel film, non cambia l'obiettivo dell'azione.
Magari non sarà stata una cosa voluta ma chi ha visto il film, sin dai primi episodi, sa già che cosa accadrà.

2 L' elefante nella stanza
Elliot è Mr Robot.
Questa doppia identità è il perno di tutta la serie.
Questo è il colpo di scena che regge tutto il prodotto e lo innalza tra tutti gli altri ma è anche il suo punto più debole.
Perchè?
Beh perchè non regge del tutto.
Mi spiego meglio: in tutta la serie, in nessun momento sino all'ultima rivelazione, nessuno si fa mai scappare qualcosa che ci possa far capire la verità.
Davvero?
Vi sembra possibile?
Davvero la sorella di lui non dice mai qualcosa di " utile "?
Davvero nessuno del gruppo fa qualche allusione?
No perche si comportano tutti come se lui fosse l'ultima ruota del cazzo di carro quando invece è il capo quindi boh.
Francamente mi sembra molto facile scrivere tutta la serie in un modo e poi lanciarci la bomba a caso.
In Fight Club, almeno, si salvavano trattando Norton come il capo e spiegandolo in modo logico, in Mr Robot sta cosa non esiste e quindi risulta tutto, tutto, molto irritante e poco credibile.

3 Le piccole cose non bastano
Mr Robot potrà pure avere un'ottima regia, un ottima fotografia, grandi attori e belle svolte unendo il tutto con un grande occhio per i dettagli e le piccole cose ma questo non salva niente.
Il mostrarci il nome del negozio del padre, Mr Robot, e usarlo nell'opening della serie o i montaggi folli per i monologhi di Elliot sono si cose carine ma questo non rende una serie un capolavoro.
Le piccole cose sono piccole cose anche se carine, anche se belle.
I dettagli sono la ciliegina sulla torta ma non la torta stessa.

4 Davvero troppo macchinosa
Sono sempre stato dell'idea che anche se una cosa è banale e viene raccontata in modo semplice basta che regga per essere valida.
Magari l'effetto finale non sarà lo stesso di una serie originale ma è meglio vedere un qualcosa che si muove logicamente che un prodotto poco chiaro e approssimativo.
Mr Robot è una serie, alla fine, con un plot tremendamente banale, tolto per il colpo di scena negli ultimi episodi, che aggiunge strati su strati di narrazione, li complica enormemente e gioca, in modo egregio, con lo spettatore solo per rendere il piatto più ricco e non perchè ce ne sia davvero bisogno.
I piani di Elliot sono complicati per essere complicati mica perchè c'è una vera ragione.
Per di più, questo, porta la serie ad essere tremendamente confusa lasciando lo spettatore più frustrato che meravigliato.

5 Essere alternativi senza essere alternativi
Questo è, probabilmente, il lato più irritante di Mr Robot: si finge un prodotto alternativo per gli alternativi.
La parola chiave, della frase qui sopra, è " finge ".
Finge, esatto.
Mr Robot non è veramente un prodotto per quelli che odiano i film della Marvel, i libri Young Adult o tutte le mode del momento: fa solo finta di esserlo.
Elliot si riempie la bocca di parole, sputa su tutti i prodotti commerciali famosi solo per dare un contentino a tutti gli alternativi che su internet aprono bocca e si lamentano.
Un prodotto alternativo non farebbe l'alternativo: lascerebbe stare e basta parlando d'altro.
Troppo facile atteggiarsi da diverso quando, invece, proprio per tutto quello che si vede sullo schermo, Mr Robot è la cosa più banale possibile.

Come sempre, sono aperto al dialogo in qualsiasi modo.
Queste sono solo le mie idee e non sono verità oggettive anzi, mi piacerebbe sentire le vostre.

Prima di salutarvi vi invito a passare sulle nostre pagine affiliate: Telefilm obsession the planet of happinessSerie Tv is the way

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#TelefilmAddicted

lunedì 11 luglio 2016

Un Incazzoso Lunedì 94 - Una lettera a me stesso







Ciao, come stai?
Si, si lo so che non vuoi perdere tempo.
Si, lo so che hai appena finito il primo liceo ma stai facendo il corso di recupero e per questo non vuoi sentire nessuno ma io sono te, dal futuro, io so che cosa ti accadrà quindi ascoltami ok?
Fai un bel respiro, chiudi gli occhi e ascoltami.
Non ti voglio mentire, questa non sarà l'ultima volta che ti farai l'estate sui libri o l'ultima volta che prenderai un brutto voto.
Penserai di non poter continuare, avrai paura di essere bocciato alla fine di ogni anno e vedrai il mare, durante questi anni, quasi col binocolo ma non te la caverai male.
Certo, forse potresti iniziare a ristudiare già da ora le basi del greco e del latino, ti serviranno, e magari, ma è solo un consiglio, io darei un occhio anche a fisica in modo serio ma poi fai tu eh, mica voglio metterti pressione, mica sono come la tua famiglia.
Ecco, parlando proprio di loro, io te lo dico, tu preparati, saranno cazzi.
Cazzi amari.
So che ti sembra di aver già fatto tanto tra urla e insulti ma la cosa peggiorerà, peggiorerà davvero tanto: crollerà tutto su di te e sarai da solo.
Solo, come un cane, e loro si dimenticheranno di te.
Non avrai più tuo padre, non avrai più tuo fratello e neanche tua madre.
Crederai che la nonna è sempre la nonna ma no, cazzo, non è una buona idea credimi.
Ci saranno anni pieni di silenzi, tantissime urla, un sacco di pianti e anche qualche pugno.
Cazzo, probabilmente saranno gli anni peggiori che puoi ricordare a pensarci bene.
Ci saranno momenti in cui davvero vorrai vomitare l'anima ma non perchè stai male, no, per il dispiacere.
Ci saranno momenti in cui ti sentirai in più, in cui ti sentirai in imbarazzo e vorrai solo sparire.
Riceverai un botto di no, tantissimi " Non sei abbastanza " e vari " potevi fare di più ".
Sarà brutto certe volte e neanche riuscirai a ridere un po'.
Eh si, ti lasceranno davvero un bel segno adosso.
Però, se posso dirti una cosa, giusto per rassicurarti, arrivato dove sono ora: non cambierei nulla di quello che è successo.
Oddio, magari studierei un po' di più, quello sicuro, ma poi, tutto il resto, tutti i no e i calci in culo, tutte le gomitate sulle gengive vanno e andranno bene.
Vedi, se non ti fosse successo nulla di tutto ciò che hai sentito, che ti ho raccontato, allora non saresti dove sei ora.
Non avresti incontrato persone meravigliose, non avresti avuto bisogno di loro allo stesso modo e non ti saresti, magari, innamorato di loro perchè la storia sarebbe andata diversamente.
Avresti conosciuto meno persone, avresti conosciuto persone più inutili e meno importanti.
Non avresti guadagnato così tanta fiducia in te stesso e non ti sentiresti così forte e fortunato.
Saresti perso, com'eri e come sei stato per tanto tempo.
Ti serviranno, saranno fondamentali.
Abbracciali, abbracciali tutti ok?
Quelli che ti sono piaciuti quest'anno: prendili e abbracciali.
Non rimaranno tutti e, questo, ti farà male ma è la vita e lo sai.
Alla fine, anche se sarà dura, dolorosa e, molte volte, vorrai arrenderti perchè non ti sentirai adatto la situazione si risolverà.
Andrà tutto bene, davvero credimi: ne uscirai.
Magari non tutto intero, magari non ti rimarranno accanto tutti gli amici che pensavi ma sopravviverai e continuerai a sorridere.
Ce la farai, sei forte e sei abbastanza.
Sei giusto, vai bene così come sei dannazione e non permettere a qualcuno di dirti il contrario.
Basta questo, perchè ora, anche se la vita fa comunque schifo, a momenti, sei felice.

venerdì 8 luglio 2016

Love - L' amore in tv






L' amore non è una cosa semplice.
L' amore è complicato, dannoso, alle volte malato ed è, sempre e comunque, un salto nel buio.
Chiedetelo a chi volete e avrete la stessa, identica e magari anche triste risposta.
Judd Apatow, durante tutta la sua filmografia, ha cercato di insegnarci questa lezione raccontandoci di vergini fuori tempo massimo o di freaks e greeks che, come unico vero scopo, hanno solo la ricerca dell'anima gemella: una ricerca difficile e dolorosa, senza speranza, ma con un senso.
Love, serie tv prodotta da Netflix e scritta da Apatow, continua il percorso ideale dell'autore mettendo sotto i riflettori una coppia di trentenni mezzi esauriti e con poche prospettive future che si incontrano e si scontrano a Los Angeles.

Mickey e Gus non sono anime gemelle: se cercate una storia d'amore armonica questa non è la storia che fa per voi.
Mickey e Gus non sono neanche opposti: sono solo due persone normali, in cerca di un po' di felicità.
Mickey lavora in una stazione radio, Gus lavora in una serie tv sulle streghe e nessuno dei due è davvero felice di questa sistemazione, per motivi diversi.
Entrambi erano coinvolti in una storia importante, entrambi conscevano qualcuno di molto importante e poi hanno deciso di tagliare i ponti e di rimanere soli.
Sappiamo già come andrà questa storia, sappiamo che loro due finiranno insieme ma sappiamo anche che, molto probabilmente, non è proprio la cosa più giusta: ogni scena in cui sono insieme è piena di imbarazzo, di sottintesi e di non detti.
Mickey e Gus non si conoscono veramente e non sapendo chi sono sono anche incapaci di iniziare un rapporto sano e felice tuttavia continuano a frequentarsi, continuano a farsi del male a vicenda e noi spettatori, che a differenza loro non siamo così miopi, non vediamo un brillante futuro per la coppia.
Mi spiego meglio: non so cosa ha programmato Apatow per il proseguimento della serie ma, per me, se i due decideranno di mettersi insieme non dureranno più di tanto.

Detto questo, sviscerata la trama iniziale, credo sia arrivato il momento di parlare dei due attori principali: Gillian Jacobs è Mickey mentre Paul Rust è Gus.
La Jacobs, già vista in Community e quindi non nuova alla tv, qui interpreta un personaggio completamente diverso dal suo vecchio alias ma lo fa in una maniera tremendamente convincente.
Che sia sotto droghe o ubriaca o, semplicemente, triste Mickey è sempre qualcuno, è sempre incisiva e originale.
Se lei è perfetta, anche nei suoi momenti peggiori, è Rust a non convincere interpretando un personaggio si sfigatissimo ma anche incapace di intenerire cosa che, in parte, molto probabilmente, dovrebbe fare secondo la sceneggiatura.
Gus è fastidioso, noioso e anche molto stupido alle volte, senza mostrare la stessa profondità mostrata da Mickey.
Il duo di attori quindi, è abbastanza sbilanciato ma insieme funzionano abbastanza bene anche perchè, come ho già detto, non devono dimostare di essere una coppia vera ed affiatata ma un pasticcio di solitudine. 
Visto che la serie si basa sui due, i comprimari non sono ne molto approfonditi ne sono, quantitativamente, molti ma fanno il loro sporco lavoro, soprattutto la coinquilina di Mickey che è la sua spalla comica.

Love, in sostanza, non è una storia d'amore convenzionale: è una semplice frequentazione tra due poracci che non si risolverà nel migliore dei modi.
Questo mi porta a non consigliarvela?
No, io, Love, ve la consiglio.
Ottime musiche, ottimi attori e una trama semi romantica che può affascinare sicuramente qualcuno.
Provare non uccide mai nessuno.

Alla prossima!

#Love
#Recensione
#SerialUpdate
#TelefilmAddicted
#Netflix

mercoledì 6 luglio 2016

Games of thrones 6 - Capolavoro




Dopo una serie recente, OITNB, e un recupero, Peaky Blinders, torniamo finalmente a parlare di un qualcosa di più fresco: Games of thrones.

Ora, facendola molto semplice, vi basterebbe leggere il titolo della recensione per capire cosa ne penso di questa stagione ma so che volete un parere più approfondito quindi chiudete gli occhi e ascoltatemi: difficile che ci sarà, in futuro, una stagione migliore per questa serie.
Esatto e no, non sono completamente impazzito: questo è l'apice e, quando sei sulla vetta, o ci rimani attaccato o puoi solo scendere.
Tralasciando il futuro, nessuno ha una palla di vetro, perchè questo è il miglior GOT che potremo mai avere?

Quest'anno, sapevamo che sarebbe arrivato questo giorno, gli sceneggiatori sono stati costretti a smarcarsi, tolte alcune cose, completamente dal materiale originario, quello proveniente dai libri di Martin, e hanno dovuto " improvvisare " costruendo una storia indipendente dai libri e molto, molto lontana dal suo inizio.
Se per lo spettatore, solo, televisivo questo " gap " o questa " mancanza " non significa niente, per lo spettatore " acculturato " non ritrovarsi in un mondo famigliare e, allo stesso tempo, esporsi ad un fortissimo rischio spoiler poteva essere un problema.
Fortunatamente, perchè inconsapevoli sino all'uscita del nuovo libro, non sappiamo se siamo stati vittime di spoiler o no, alcune cose tuttavia sono evidentemente delle anticipazioni, e quindi, per il momento, abbiamo evitato ulteriori polemiche anche perchè siamo tutti rimasti ipnotizzati davanti allo schermo incapaci di dire qualsiasi cosa, incapaci di fare qualsiasi cosa se non sbavarsi adosso o sulla tastiera.

La saga medievale della HBO è sempre stata piena di sesso, intrighi, violenza e giochi di potere ma mai come quest'anno, mai come questa volta gli sceneggiatori sono riusciti ad emozionarci e mai era capitato che ogni episodio fosse migliore del precedente.
Che si dedichi un singolo episodio ad una battaglia o si passi tutta la prima puntata della stagione senza un personaggio principale non ci sarà mai, mai un momento morto o un calo di qualità.
Mai un dialogo scialbo o un dettaglio mostrato in maniera troppo evidente o senza un preciso scopo: mai come quest'anno la sceneggiatura ha raggiunto vette così alte.
Vette mantenute sino alla fine, magari non dal primo episodio ma sicuramente dall'inizio della stagione in sè, che hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, quanto lo show sia capace di reggersi sulle sue gambe e, ormai, si stia avvicinando al finale.
Infatti, anche se toccherà aspettare due anni, mancano soltanto quattordici episodi per concludere GOT e, i creatori della serie, hanno deciso già di portarsi avanti evitando di iniziare nuovi archi narrativi, chiudendo e unendo quelli ancora rimasti in sospeso per avvicinare i personaggi l'uno accanto all'altro e dare un senso di completezza e di chiusura ad un universo che ha sempre fatto della vastità il suo punto forte.

Mentre il cerchio si stringe, anche per via della caduta di qualche testa importante, scopriamo e confermiamo i migliori attori presenti nel cast.
Tra le conferme, a mio avviso, abbiamo il nostro caro e vecchio folletto, Peter Dinklage, se non tutta la sua famiglia rossa e d'oro, forse i due gemelli Cercei e Jaime li ho trovati un po' sotto tono quest'anno, che si accompagna insieme all'ottima Sophie Turner, vera donna di casa Stark, e al bellissimo fiore della pianura Natalie Dormed che interpreta una sempre meravigliosa Margery.
Tuttavia, come ho già detto, non abbiamo avuto solo delle conferme ma anche delle fantastiche scoperte: una su tutti Hodor, protagonista di una fantastica sequenza in una delle ultime puntate.
Insieme a lui abbiamo visto anche la piccolissima ma anche molto " travolgente " Lady Mormont e, alcuni, si sono ricreduti sulle abilità e capaci attoriali del capo dei Guardiani della notte, Jon Snow, che ha sicuramente brillato più in questa stagione che in molte altre.

Il giovane Kit però non è l'unica cosa a splendere in questa stagione: la produzione, ragazzi.
Partendo dalla regia, occhi puntati sulla nona puntata, sino alla colonna sonora, protagonista dell'ultimo episodio, ogni singolo centesimo speso è stato speso benissimo.
Una tecnica altissima, una fotografia spettacolare e la solita cura e bellezza degli ambienti esterni ed interni che non guasta mai.
Che vogliate un qualcosa di più tradizionale o di più innovativo GOT è la via.
Non vedrete da nessun'altra parte una tensione costruita in questo modo, non c'è un film in cui una battaglia ha questo stile di regia.

So che l'ho sempre detto ma quest'anno vale ancora di più: se non avete mai messo le mani su Games of thrones è assolutamente arrivato il momento di farlo.
Sei stagioni, sessanta episodi tutti in salita senza, quasi, mai un passo falso e in grado di emozionare anche il cuore più freddo.
Avvicinatevi fedeli, manca poco alla fine, ma mi ringrazierete se entrerete in questo mondo.

Alla prossima!

#Recensione
#GamesOfThrones
#GOT

lunedì 4 luglio 2016

Un Incazzoso Lunedì 93 - Il blog




Chiamatela caso o fortuna o come volete voi ma l'articolo di oggi di " Un incazzoso Lunedì ", dedicato al mio blog, cade proprio il giorno in cui festeggio il quarto anno di attività.
Proprio così: quattro anni fa, il quattro Luglio, ho pubblicato il primo post su questo sito.
Era un articolo d'introduzione, molto semplice ma pieno di speranze che, fortunatamente, sono state mantenute, in qualche modo.
 
Certo, magari avrei voluto più successo e più collaborazioni con amici o esperti del settore ma sarebbe davvero da ragazzini lamentarmi quindi non lo farò: non sarebbe giusto.
Ho avuto i miei grandi momenti, ho partecipato a tantissime discussioni e anche a qualche controversia, l'ultima mi ha costretto a rinunciare ad un pagina Facebook che mi dava moltissime visualizzazioni, ma, tra ritardi e anticipazioni, ho sempre continuato a scrivere senza mai lasciar perdere.
 
Ho scritto, ho scritto e ho scritto senza mai fermarmi iniziando rubriche, dando giudizi e seguendo, purtroppo per me, episodio dopo episodio varie serie tv.
Alle volte l'ho fatto compiacere e altre volte no ma l'idea di dire a qualcuno che cosa penso, perchè lo penso e, magari, anche come avrei migliorato altre cose mi ha sempre reso il lavoro più facile.
Di recente questo dire ciò che voglio, quando voglio e come voglio è diventato più difficile perchè qualcuno mi critica, perchè qualcuno vede nei miei giudizi degli assoluti anche quando non vogliono esserlo e perchè, per via delle mie solite pippe mentali, sto dubitando delle mie capacità.
 
Nessuno è perfetto, so che è uno shock ma neanche io lo sono, ma c'è sempre tempo per migliorare, per ritrovare la fiducia e per fare più di quanto già si fa.
Anche se la strada è e rimane in salita non è un problema: accetto la sfida.
Spero di non avervi annoiato, spero che siate qui, su queste pagine, perchè vi piace ciò che leggete, perchè volete confrontare le vostre idee con le mie e perchè, almeno qualche volta, riesco a farvi ridere.
Rimanete con me perchè, a essere sinceri, senza di voi io non sono niente.

Alla prossima!

#UnIncazzosoLunedì

venerdì 1 luglio 2016

Peaky Blinders - Un capolavoro all'inglese




Avendo più di una recensione in sospeso, dannato viaggio in UK, ho deciso di mischiare gli articoli dedicati ai recuperi seriali a quelli delle serie più recenti che sono appena o uscite, Orange is the new black 4, o appena finite come Penny Dreadful.
Proprio perchè la mia ultima recensione era dedicata ad una serie recente, questa volta, direi di 
concentrarci su un recupero che, spero, piacerà a tutti e che, sicuramente, vi consiglio.

Birmingham, 1919.
La prima guerra mondiale è ufficialmente finita, le armi sono state finalmente abbassate e i sopravvissuti, o quello che ne è rimasto, sono tornati a casa.
Birmingham, cittadina vicino Londra, non è cambiata molto dall'inizio della guerra ma i suoi cittadini più illustri, usciti dal conflitto, non sono più gli stessi di un tempo: lottare costantemente per la tua vita ti rende un altro.
Jonh, Arthur e Tommy lo sanno bene, loro, i nostri protagonisti insieme alle donne della loro vita, ora sanno che cosa significa sopravvivere e, ora, sono pronti a riprendere le redini della loro attività familiare: loro sono i Peaky Blinders.
I Blinders sono la banda criminale a capo di Birmingham e nessuno, davvero nessuno, può sconfiggerli: non hanno più nulla da perdere e sono pronti a tutto per sentirsi appagati.
Come si evince dal titolo, quindi, Peaky Blinders, arrivata al momento alla sua terza stagione ma già rinnovata per altri due anni, è proprio la storia di questa banda di carismatiche canaglie che, piano piano, passo dopo passo, scalano la vetta del successo cadendo varie volte, perdendo vari pezzi ma resistendo sempre insieme, forse.
Che sia la Corona, l' IRA o altre bande di criminali, tenete d'occhio gli ebrei, i nostri non hanno nessuna voglia di arrendersi e, sputando sangue e qualche dente, non chinano la testa di fronte a nessuno mostrando sempre i pugni e piani molto elaborati.
Birmingham è solo un posto: loro puntano alle stelle e non c'è nessun limite.
Il gruppo, formato principalmente da i tre primogeniti, abbiamo anche un quarto figlio ma di lui vediamo poco, è molto organico e, varie volte, osserviamo come anche le donne, moglie o zie o amanti, hanno una parte importante nelle attività della banda non tanto per via della loro bellezza, indubbia, ma grazie al loro cervello e alla loro astuzia.

Il cast della serie, punto forte dell'intero prodotto insieme alle scenografie, è, praticamente, quello dei Blinders.
Magari possono esserci varie aggiunte, tra comprimari o villan stagionali, ma la parte importante e stabile rimane la banda in sè che, quindi, è l'unica di cui parlerò in questa recensione.
Ognuno dei personaggi principali è interpretato magistralmente, in ogni sua piccola sfumatura e, in pochissime puntate, ci si sente parte della famiglia e membro, volontario, della banda: avrete paura per loro, provetete dolore per loro e cercherete di aiutarli in ogni modo possibile.

Come abbiamo detto John, Tommy e Arthur sono i principali uomini del gruppo, ognuno con la propria funzione e, ognuno con i propri demoni: John è il più giovane ed è troppo buono, Arthur è il più vecchio ed è completamente perso e, infine, Tommy è quello di mezzo, è il capo ed è quello che ha perso la speranza in tutto e in tutti.
Tommy, interpretato da un grandissimo Cilian Murphy, è freddo, fermo ed è un insensibile calcolatore.
Non tradirebbe mai la sua famiglia, li ama follemente, ma li metterebbe sicuramente in pericolo per arrivare a risolvere una situazione o per liberarsi di un problema: non perchè è cattivo ma perchè, semplicemente, è troppo convinto dei suoi calcoli e dei suoi mezzi.
Lui è la vera anima della serie, è l'anima e il cuore spezzato di un mondo ormai andato: Tommy è il gangster triste e malinconico con un piano, tanta voglia di scommettere e un futuro incerto alle spalle che riesce a catturarti.
John è, forse, il prossimo in linea di successione, anche se è il più piccolo, vive sotto le regole di Tommy ma vorrebbe non seguirle, vorrebbe trovare altre soluzioni anche se, prima o poi, se continuerà su questa strada finirà come i fratelli.
Lui forse è il più candido, il meno rovinato dalla vita ma è di fronte al baratro e più la famiglia lo spingerà più il buio si farà vicino.
Arthur dovrebbe essere il capo, fa finta di essere il capo ma non è davvero tornato dalla guerra e, proprio per questo, viene tenuto sotto controllo da Thomas e dagli altri ma, allo stesso tempo, è il braccio armato e violento del gruppo ed è usato senza ritegno da tutti.
Arthur è ingenuo, dolce e gentile ma non ha più niente: ha solo i sensi di colpa e questo lo sta uccidendo.
Insieme a loro troviamo la zia Polly, reggente del regno durante la guerra, balia dei ragazzi, loro seconda madre e braccio destro di Thomas in pace, situazione molto rara tra i due, e in guerra, cosa molto più frequente per via dei loro fortissimi caratteri.
Lei è la parola giusta al momento giusto ma anche quella più stanca: lei non ha mai smesso di essere in guerra, neanche con se stessa.
Infine, tocca alla più piccola, la giovane Ada che non vuole nulla dai fratelli se non la sua libertà: vuole essere altro, non più di una Shelby ma semplicemente qualcun'altro.

Vorrei continuare e parlare di tutti gli altri personaggi ma ho davvero paura di spoilerarvi qualcosa e voglio che vi gustiate questo piccolo capolavoro senza la minima anticipazione se non quella, basilare, della sinossi che è un po' ciò che vi ho dato.

Un capolavoro che, però, è molto inutile da non spoilerare: è abbastanza banalotto.
Ora, voi direte, come mai tu, paladino della sceneggiatura ci stai consigliando un qualcosa di banale?
Per un motivo molto semplice: perchè è fatto da Dio.
Peaky Blinders potrà anche essere una serie banale come la merda ma cazzo ragazzi non vedrete mai una roba banale fatta così dannatamente bene e con caratteri così intriganti.
Credo fermamente che una cosa banale, se fatta bene, vale mille cose originali ma fatte coi i piedi e con gli occhi chiusi.

La serie in sè, a mio modesto parere, ha un unico punto nero: l'inizio di ogni nuova stagione.
Non importa con quale clifhanger sia finita la stagione precedente si rinizierà come se non ci fosse stato nulla prima.
Il tutto è spiegabile con il proverbiale e sistematico salto temporale di due anni che ci accoglie ogni anno ma mi risulta difficile digerire un mini reset ogni volta che rivedo questi personaggi.

Per finire vi segnalo la colonna sonora della serie che spazzia da brani rock ad altri più dolci e melodici diventando un punto in più per tutta la trasposizione e un qualcosa di magnifico da tenersi sempre dietro, nel telefono, conclusa la visione delle tre stagioni.

Credetemi quando lo dico: se volete qualcosa che vi prenda, che vi faccia stare in ansia e che, cosa più importante, oltre a divertirvi, non vi deluda allora questa è la serie che fa per voi.

Correte a vederla: per ordine dei Peaky Blinders!

Alla prossima!

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