Se c'è una cosa che mamma Rai ha sempre saputo fare, nel mezzo di tutti i suoi guai ed errori, sono i biopic.
Detti anche film biografici i prodotti Rai di questo tipo sono dei veri e propri capolavori nascosti in bella vista di cui si sente poche volte parlare.
Che siano delle serie TV o dei film veri e propri abbiamo delle realizzazioni, vere o romanzate, tremendamente forti e passionali che riescono a prendere una persona più o meno nota mettendola al centro della scena e facendo un meraviglioso lavoro di caratterizzazione.
Così come successe un anno fa con la serie dedicata a De Andrè la nostra TV pubblica ha deciso di trasmettere subito dopo Sanremo, seguendo un filone musicale se vogliamo, il film dedicato a Mia Martini dopo un brevissimo passaggio al cinema.
Una messa in onda molto fortunata direi visto il grosso dato d'ascolto: parliamo del 31% battendo tutte le altre reti.
Questo record potrebbe essere dovuto alla pubblicità avuto durante il festival stesso o, semplicemente, il grande pubblico ha deciso di premiare un prodotto veramente ben fatto.
Ad interpretare la nota cantante è stata Serena Rossi che è passata dall'essere un'attrice feticcia dei Manetti Bros, ad una delle voci più riconoscibili nel mondo dell'animazione, "Frozen" vive in Italia grazie a lei, sino a questo vero e proprio successo di critica e pubblico con un ruolo che riesce, ancora, ad unire le sue doti canore ed interpretative perfettamente.
La Rossi rimane in scena dall'inizio alla fine, durante tutti gli anni di vita della Martini tralasciando le scene in cui è una bambina, dimostrando di essere capace di tenere "il palco" meravigliosamente e di saper interpretare, senza problemi, un personaggio che per gli americani sarebbe definibile con l'espressione "larger than life".
Ad aiutare la giovane attrice sono stati sicuramente il cast di supporto, capace di mettere in scena le idee e i sentimenti del pubblico a casa, e il team degli sceneggiatori impossibilitati ad utilizzare tutti i nomi veri ma bravissimi nel descrivere la vertiginosa discesa nella disperazione e nel dolore della famosa cantante che più per l'ìnvidia e la stupidità altrui che per il suo caratteraccio sul lavoro ha affrontato molti momenti difficili.
Dobbiamo proprio alla combinazione di questi due elementi la forza di questo film che vive sul volto e, soprattutto, nella voce di Serena Rossi ma si muove grazie al cast di supporto, Nina Torresi e Dajana Roncione su tutti, che sorregge e smuove Mina quando ce n'è bisogno dicendo ciò che noi vorremo dire e impuntandosi quando noi vorremmo impuntarci e alla sceneggiatura che gira intorno al più grande problema che la Martini abbia mai avuto, le voci che giravano sul suo conto, sino ad un climax nel pre finale che ci fa provare una grossa fitta al cuore soprattutto durante una scena in un bar.
Unica nota negativa, almeno per me, è stata la decisione di non concludere il film con la morte della Martini, forse per dare una sorta di lieto fine allo spettatore o per via delle poche notizie certe sulla sua morte, ma di farlo con il suo più grande ritorno a Sanremo.
Certo, il lato drammatico dell'intera vicenda viene effettivamente risolto e chi guarda ne esce sollevato ma basta aspettare i titoli di coda per subire la botta finale: insomma, si è stati un po' infami secondo me.
Tolta questa piccola parte negativa non posso dire altro perché è stato tutto perfetto e straziante.
Mi dispiace Mia.
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Alla prossima!
#Cinema
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