Un anno fa eravamo tutti alla ricerca di Will e ora siamo tutti alla ricerca di Eleven.
Un anno fa non sapevamo chi fossero Hopper o Joyce e ora li vorremmo come genitori.
Un anno fa non ci mancavano così tanto gli anni 80 come ora.
Grazie alla loro straordinaria abilità innata nel raccontare storie capaci di colpire il pubblico nel profondo, perché di questo si tratta, i fratelli Duffer ci hanno regalato un secondo anno meraviglioso, dei nuovi comprimari fantastici e, viste queste due stagioni e le altre in arrivo, un universo impossibile da dimenticare.
Certo la serie non è perfetta, io non ci trovo il minimo difetto però, o non è per tutti, essendo un ventenn'enne non sono minimamente nel target, ed è citazionistica all'infinito, questo è impossibile negarlo, ma regge tutto meravigliosamente senza la minima sbavatura.
L'idea dei Duffer, per di più, era proprio un ibridò di citazioni che, finalmente, con questa seconda stagione ha raggiunto una propria maturità ed è passata nella categoria delle serie citate.
"Stranger things" è diventata una serie che gioca con i suoi limiti, il pagliaccio di cui parla Bob è chiaramente IT, e con i suoi "errori", Barb su tutti, senza vergognarsi.
"Stranger things" ha raggiunto la sua maturità ed è diventata, da che era una serie che parlava di cose epiche, ad essere una serie epica di suo.
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Alla prossima!
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