lunedì 21 gennaio 2019

Carmen Sandiego - La mia Carmen era meglio



Finalmente siamo arrivati al giorno in cui qualcuno potrà venire sotto ai commenti di una mia recensione e dirmi che sono un vecchio di merda incapace di apprezzare le serie TV nuove o i reboot e i remake di vecchie proprietà aggiornate per le generazioni di oggi.
Per la prima volta nella mia vita di recensore sarò un vecchio di merda perché la MIA Carmen Sandiego era meglio di questa nuova stupidissima finta ladra.

La mia Carmen Sandiego era meglio perché era un personaggio forte e carismatico che non aveva mai bisogno d'aiuto e faceva tutto da sola.
La mia Carmen Sandiego era meglio perché il fatto di non conoscere il suo passato la rendeva un personaggio migliore, misterioso e non stereotipato ai massimi livelli.
La mia Carmen Sandiego era meglio perché era una ladra con un codice d'onore ma non rubava "per finta": rubava e basta perché voleva farlo.
La mia Carmen Sandiego era meglio perché c'era un motivo per gli spiegoni didattici e perché non aveva umorismo becero a caso.
La mia Carmen Sandiego era molto meglio perché era un qualcosa di diverso.

Purtroppo per me e per il mio povero cuore questa nuova Carmen Sandiego non ha nulla della vecchia Carmen tranne il suo cappotto ed il suo cappello.
Non c'è veramente nulla degno di nota in questa serie che non sia la nuova veste grafica veramente meravigliosa.

La nuova Carmen Sandiego è una ragazzina che non ha il minimo fascino della sua controparte originale.
Sappiamo tutto sul passato e sulle motivazioni di questa nuova protagonista senza che nulla venga lasciato nell'ombra se non le sue vere origini ma pure la non si è capito bene cosa dovrebbe significare il tutto.
La nuova Carmen è piena d'amici, tutti ragazzi come lei, che l'aiutano in strani modi e senza veri motivi.
Dove sono i genitori dei suoi nuovi compagni?
Perché fanno quello che vogliono?
Domande a cui non avremmo mai risposta.
Lo show è pieno di umorismo fuori luogo e tutte le avventure sono concluse da Carmen con una facilità impressionante levando quella tensione che la serie originale aveva in ogni puntata.
In questa nuova versione non c'è più un minimo di serietà e anche le nozioni educative vengono rilasciate in maniera molto blanda senza un senso e facendo fare ai protagonisti degli spiegoni enormi.

Per carità una serie TV su un'agente segreto con un gruppo d'amici non è un brutto show, "Kim Possible" insegna, ma qui si è andati a eliminare parti fondamentali della mitologia della serie e questo mi disturba.
Mi disturba non perché la mitologia di una storia ed alcuni dei suoi tratti fondamentali siano inviolabili ma perché togliendo questi e aggiungendone di altri si è trasformato un prodotto che aveva un certo taglio ed una sua personalità ben distinta e mai vista sino a quel momento in una replica delle repliche, in un prodotto che ha una sua personalità solo perché ha una bella grafica.
Questo è veramente uno spreco.

La nuova "Carmen Sandiego" potrà anche essere un buono show per i ragazzi ed i bambini di ora ma la vecchia Carmen era molto meglio.



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Alla prossima!

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venerdì 18 gennaio 2019

La dottoressa Giò 3X01,02 - Come "Gli occhi del cuore"


No tranquilli, non ho sbagliato la copertina dell'articolo né voi avete cliccato su un altro link: oggi, purtroppo o per fortuna, parleremo della nuova stagione della serie TV con protagonista Barbara D'Urso.
Oggi parleremo del ritorno di "La dottoressa Giò".

Ambientata due anni dopo la fine della serie precedente, andata in onda nel 1998, la nuova hit di Canale Cinque riporta sullo schermo una delle presentatrici più famose in Italia sfruttando, direi che questo è il motivo dietro questo revival, il clima nostalgico che di recente ha colpito gli spettatori televisivi di tutto il mondo.
Così, ci ritroviamo ancora una volta a Roma, ancora una volta in un ospedale e la nostra eroica dottoressa Giò è ancora dalla parte delle donne anche se dietro di lei abbiamo tutti attori nuovi.
Da quanto ho capito, leggendo i riassunti degli episodi delle stagioni precedenti, a rimanere stabile è anche la formula episodica che presenta una trama bene o male orizzontale legata alla vita dell'ospedale e a quella della nostra protagonista ed un caso della settimana risolto quasi sempre e solo dalla D'Urso che è si una semplice Ginecologa ma sa fare qualsiasi cosa gli venga chiesto.

Ecco, il fatto che Giò sappia fare qualsiasi cosa voglia alla perfezione è uno dei tanti tratti strampalati, semplicistici e anche stupidi, se volete, di una serie evidentemente trash, vi dirò meglio dopo perché, che non deve essere assolutamente vista seriamente.
"La dottoressa Giò" è una serie che cerca di trattare tematiche importanti in maniera molto blanda, che può piacere se non si hanno pretese di alcun tipo, come molte serie italiane, e che se guardata con un occhio più serio, tecnico o anche logico cade tremendamente a pezzi.
Per questo, vi invito a vedere questa nuova stagione ma solo dopo aver ascoltato attentamente questa canzone:


Questa canzone, bene o male, dovrebbe essere la sigla iniziale della fiction fittizia che viene girata durante "Boris" la serie comedy italiana che racconta il dietro le quinte di una produzione televisiva nostrana e io credo che sia un filtro perfetto per guardare "La dottoressa Giò".
"Gli occhi del cuore" racconta la vita in un ospedale italiano, come la serie della D'Urso, ed è una sorta di soap come il nuovo prodotto di Canale Cinque.
Abbiamo un dottore che usa "Gli occhi del cuore" per capire i segreti dei suoi pazienti, cosa che qui fa la nostra protagonista, e molte volte lo fa in vari primi piani intensi, un po' italiani ma anche molto italiani e fatti a cazzo di cane soprattutto quando viene inquadrata Barbara D'Urso impossibilitata a fare facce serie.
Pietro Sermonti, il protagonista di "Gli occhi del cuore", sembra, almeno per la voce, molto simile a Marco Bonini, il Dottor Zampelli in "La dottoressa Giò", ed entrambi interpretano un primario.

Qui, almeno a prima vista, si fermano tutti i paragoni più lampanti tra la finta serie di "Boris" e quella vera di Canale Cinque perché una è falsa e quindi non la vediamo più di tanto, l'altra invece è vera ed è molto esagerata.

Iniziamo infatti con un incidente d'auto, girato in una maniera un po' imbarazzante, in cui la nostra Barbara rimane ferita non prima però di aver visto più di un'inquadratura straniante forse frutto di green screen.
A questo punto torniamo con un flashback a qualche mese prima dell'incidente, probabilmente tutta la serie sarà così, e scopriamo che la dottoressa Giò, che nel mentre fa strane pose allo specchio annusando il proprio camice, è stata lontana dal suo ospedale per un bel po' per via di una serie di accuse che ha lanciato contro un suo collega colpevole, secondo lei, di aver portato al suicidio sua moglie.
I due sono davanti ad un giudice, è il momento della sentenza che ci dirà se la nostra protagonista potrà tornare in ospedale, ed effettivamente è così: Giò può tornare a lavorare non prima però di aver guardato il suo nemico con un misto d'imbarazzo e sfida, a che bei primi piani, e di averlo minacciato dicendogli che la guerra è appena iniziata salvo poi non fare nulla per i primi due episodi che abbiamo visto.
Giò, non si sa bene se subito o il giorno dopo perché le transizioni temporali sono strane, rientra in ospedale e lo fa al rallenty che fa più bello per qualche motivo.
La cosa strana è che all'entrata tutta la riconoscono, poi sale al suo reparto e nessuno se la fila se non l'infermiera più anziana che sarà, immagino, la vera LINEA COMICA della stagione.
Tutto è perfetto, poi succede un casino: in poco tempo l'ospedale diventa un inferno.
Nei primi trenta minuti della puntata abbiamo tre parti bene o male nello stesso momento ed una crisi ostaggi in cui finisce, volontariamente, la nostra protagonista.
Poi vabbè si risolve tutto però vuoi mettere?
Se butto tutto sto casino nei primi trenta minuti sai quanto successo?
Che cosa potrebbe succedere di sbagliato?

Ecco, a soffrirne è la seconda puntata che trovandosi senza tripli parti o un tizio che prende in ostaggio la nostra protagonista deve "accontentarsi" di un caso di baby squillo che è buttato a cazzo, al limite dello stupido e della follia ma vabbè.
Possiamo segnalare una delle pazienti della puntata che dice di essere caduta dal motorino ma che evidentemente ha preso un pugno in faccia però nessuno se ne accorge a parte la Barbara, una madre che non capisce cosa sia un herpes genitale e pensa che si possa avere sulla bocca o una scena rimontata a caso nella maniera più scialba possibile.
Una puntata con poche battute divertenti o momenti scioccanti di cui però ci possiamo anche accontentare.

Ecco, guardare tutto questo con occhi seri, come guardiamo un "Game of thrones" o un "Breaking bad" è chiaramente una follia ma farlo con gli stessi occhi con cui guarderemmo la serie fittizia citata in "Boris" è un ottimo compromesso per farci due risate e per passare una Domenica senza stress.

Ho messo le scene più divertenti sull' Instagram del blog così potrete andarle a vedere quando volete.
A seconda di come andrà questa recensione è possibile che io continui a vedere gli episodi di "La dottoressa Giò" e che continui a scriverne quindi se vi interessa fatemelo sapere.

Prima di salutarvi vi invito a passare sulle nostre pagine affiliate: L'angolo delle Serie TV, A Clockwork Page, HOUSE OF TELEFILM - La casa delle Serie Tv e degli Spoiler,  Keep Calm and Watch SeriesHow to get away with Fandoms,  The Kingdom Of Fandom,  Doctor Who "ita "Telefilm ObsessionTraduttori AnonimiMAhValiant Italia , Telesimo, 


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lunedì 14 gennaio 2019

Sex education - Uno dei migliori teen drama al momento


Ormai credo sia innegabile che il primo vero target a cui Netflix sta puntando è quello dei teenager.
Abbiamo visto un teen drama spagnolo, "Elite", ed uno italiano, "Baby", tutte produzioni originali, tutte fatte da gente residente in quel paese e, bene o male, scritti da autori giovani capaci, chi più e chi meno, di avere una voce propria, senza imitare nessuno e dando uno specchio esatto della propria generazione o di quella a cui si rivolgono.
Anche se ho amato sia l'ultima produzione spagnola di Netflix che quella italiana, ho linkato sopra le due recensioni se vi interessa, sono anche cosciente dei loro limiti, del fatto che raccontano due storie adolescenziali non normali in ambienti non normali e che quindi, in breve, vadano a semplificare il proprio racconto sfruttando alcuni aiuti e trucchi.
Poi, quando ormai ci siamo tutti arresi e ci siamo tutti convinti che avremmo solo drama su giovani ricchi e ben vestiti, arriva la mia amata Inghilterra, arriva Netflix UK e arriva "Sex education".

Scritto dalla bravissima, qui ne da prova, ed esordiente Laurie Nunn l'ultimo teen drama del colosso dello streaming è una piccola gemma inglese, ce ne sono veramente tante, in esclusiva che chiunque sia nel cerchio tra i 16 e 25 anni dovrebbe vedere.
Questa volta non abbiamo adolescenti ricchi o storie di droga, non abbiamo baby prostitute con famiglie troppo assenti o chissà cosa.
Questa volta abbiamo una storia semplice, con protagonisti semplici e famiglie in difficoltà per vari motivi ma comunque nel limite della normalità.
Il vero tratto originale della serie?
Il parlare senza problemi di sesso.

Ambientata in un paesino di campagna inglese "Sex education" ci racconta di Otis, interpretato da un perfetto e carinissimo Asa Butterfield, figlio di una bravissima sessuologa, date il mondo a Gillian Anderson, che spinto dalla forte e ribelle Maeve decide di iniziare ad usare gli insegnamenti della madre per aiutare i suoi coetanei sotto pagamento: i due, se volete, apriranno una vera e propria clinica.
L'intera serie quindi oltre a raccontare della vita del gruppo principale dei protagonisti, ognuno con i propri pregi e difetti, si cimenterà in più di una problematica legata alla sfera sessuale cambiando di episodio in episodio i pazienti del giovane.
Se questo potrebbe sembrarvi limitante o, almeno, un qualcosa capace di danneggiare la scrittura orizzontale della serie non preoccupatevi: i casi "della settimana", se mi permettete l'espressione, si sposano perfettamente con le vicende e i problemi dei protagonisti in quel preciso momento creando un armonia mai vista prima in un prodotto del genere.
Allo stesso tempo i nostri eroi evolvono e si muovono anche da soli in una strutta molto semplice ma anche cosciente del principio causa ed effetto che molte volte questi prodotti dimenticano: un'azione ha sempre e per forza una reazione di qualche tipo.
Ad essere anche molto particolare è la figura del protagonista Otis che diventa un eroe in maniera atipica, sforzandosi di fare cose normali per noi ma per lui difficilissime: Butterfield è un ragazzo che fa cose comuni e proprio per questo diventa un eroe e fa breccia nel cuore del pubblico.

Se la sceneggiatura è perfetta ed anche le lezioni legate alla sfera sessuale sono alla portata di tutti e all'ottimo livello "medico" di "Big Mouth", prima e seconda stagione, è l'intero cast, con molti esordienti, a dar vita alle parole sulla carta.
Oltre alla coppia protagonista di madre e figlio abbiamo due interpretazioni meravigliose da parte dei due migliori amici del protagonista che potrebbe avere una serie dedicata solo a loro senza problemi e Ncuti Gatwa quasi raggiunge questo traguardo ritrovandosi in una storia indipendente dalla vicenda principale e tremendamente dolorosa.
Infine abbiamo una colonna sonora ispiratissima capace di unirsi con il cast giovanissimo e con una regia alle volte sperimentale ma più che altro tradizionale.

Se volete vedere un qualcosa di veramente sorprendente questa è la serie che fa per voi.

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venerdì 11 gennaio 2019

Suspiria (2019) - Ci piace


Difficile che il remake o il riadattamento, se preferite questa parola, di un film amato ed elevato a determinati livelli, quasi da leggenda, possa piacere ed essere accettato da tutti.
Questo "Suspiria" lo sa, è cosciente del problema e su stessa conferma di Guadagnino vuole essere un qualcosa di diverso, vuole omaggiare ma anche smarcarsi perché sino a quel punto non si può arrivare.
Non ci si può arrivare non perché lui non sia bravo quanto Argento ma perché parliamo di due autori diversi, di due periodi temporali lontani e di due idee di narrazione e messa in scena proprie.
Chiedere ad un autore di replicare il successo di un altro non solo è impossibile perché il primo è in qualsiasi modo inarrivabile per la sua diversità ma anche perché il secondo, se è un vero autore, non potrà mai rifare ciò che ha fatto un altro.

Guadagnino prende l'idea alla base dell'opera e della trilogia di Argento e la ridescrive, la richiama in certi momenti e la trasforma in altri.
Parliamo di un'altra madre, in un'altra città e di un'altra Susy insieme ad un'altra Sara.
Tutto accade diversamente e nulla è ciò che precedentemente aveva scritto e diretto l'autore romano.
Perché questo è ciò che si fa, per me, quando ti si chiede di fare un remake di un qualcosa di leggendario: tocca fare qualcosa di diverso anche se il tutto può non piacere.

Così siamo sempre in una scuola di danza ma questa volta Susy è più di una semplice ragazza di passaggio e le insegnanti ballerine sono più presenti di quanto lo erano precedentemente.
Abbiamo una struttura divisa in atti, capitoli che si chiudono, visivamente, dentro lo schermo e vanno a ricoprire piano piano tutto.
Una metafora dopo l'altra alcune chiare, più che altro quelle legate alla sessualità, e altre meno, non ho capito il perché dell'ultimo frame, tuttavia tutte funzionali alla storia e mai che queste spostino l'obiettivo dalla narrazione principale.
Abbiamo più di una sessione di ballo, perfette dal mio punto di vista, tutte funzionali alla storia e per muovere determinati personaggi in certi modi.
Anche qui, forse, si vede un autore: qualcuno che riesce a mettere tantissimo contenuto in una singola storia senza perdere il focus dal racconto principale.

Una vicenda lineare nella sua follia supportata da un cast di rilievo e che ha come vera mattatrice la Anastasia di "Cinquanta sfumature di grigio".
Una Dakota Johnson che per la prima volta mi dimostra di saper recitare, di essere brava sul grande schermo e di sapere quello che fa.
Una Johnson che, questa volta, non si lascia intimidire neanche dalla prova fisica richiesta da Guadagnino durante le sessioni di ballo.
Una Dakota a capo di un gruppo di attrici di ogni età insieme alla sempre perfetta Tilda Swinton a cui darei il mondo.
Questo "Suspiria" vive grazie alle sue interpreti e alle loro interpretazioni.

Mi sembra di dimenticare di dire qualcosa ma non credo ci sia modo di descrivere degnamente un film così.
Forse quando lo rivedrò e lo analizzerò per bene ci riscriverò qualcosa sopra.



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lunedì 7 gennaio 2019

Netflix Pick 9 - Bird Box


Tratta da un libro, "Bird box" è una pellicola che di recente ha fatto molto parlare di sè.

Ambientata nell'America dei giorni nostri racconta la storia di una giovane donna incinta che si ritrova nel mezzo di un'Apocalisse causata dall'arrivo di essere spaventosi che non vedremo mai e che non conosceremo mai veramente.
Malorie, interpretata da Sandra Bullock, incontra un gruppo di sopravvissuti ed insieme a loro cerca di sopravvivere al tutto.

Questa, in breve, è la trama base dell'ultima fatica di Netflix ed è anche la sinossi generale di un qualsiasi horror del genere survival che sia televisivo, "The walking dead", o al cinema, "L'alba dei morti viventi".
A spezzare la "monotonia" di questa formula già troppo usata è la particolarità di questi esseri che in primis ti portano al suicidio e, in seconda battuta, hanno un effetto sull'uomo solo se l'occhio li intravede.
Ecco, sarebbe tutto meraviglioso e tutto originale se non fosse un qualcosa di già usato da "The happening" o da "The quiet place" che, rispettivamente, utilizzavano proprio queste due idee anche se in modi diversi.
So, almeno secondo quello che ho letto, che l'autore del libro ha avuto queste idee prima della produzione dei due film citati prima tuttavia è innegabile che questa produzione arrivi in ritardo e quindi non possa essere definita novità.

Allo stesso tempo questo è un film che utilizza tutto quello che è presente nel libro salvo ammorbidire una determinata vicenda e modificare un dettaglio abbastanza importante nella narrazione.
Queste due modifiche, di cui parleremo più avanti, addolciscono il film e creano un buco di sceneggiatura insensato che l'autore originale aveva eliminato alla radice raccontando la storia in maniera diversa.
"Bird box" quindi, sarà anche carino ma non è un film che si merita tutto ciò che ha avuto.

Proprio per questo io non ho capito perché sia piaciuto così tanto.
Posso capire che sia un film di un certo tipo, che possa essere gradito da un pubblico generalista tuttavia non credo che si meriti il numero più alto di visualizzazioni su Netflix anche se parliamo solo di prodotti originali.
Non credo si meriti questo record non perché sia un brutto film, a me è piaciuto, ma perché non è nulla di che.
Vi siete veramente spaventati guardandolo?
Non avete davvero mai visto una cosa di questo genere?
Vi siete effettivamente fatti trascinare dal rapporto tra la Bullock ed i "suoi" bambini?

Mi faccio queste domande perché anche se il tutto è fatto bene ho comunque visto di meglio e so che c'è di meglio.

PICCOLA PARTE SPOILER DEDICATA A CHI VUOLE SAPERE QUALI SONO I DETTAGLI CAMBIATI DAL LIBRO AL FILM E ABBIA VISTO IL FILM O VUOLE SPOILERARSELO

Torniamo però a parlare dei due dettagli che cambiano dal libro al film perché, per me, se questi due punti fossero stati ripresi pari pari dal libro la pellicola sarebbe migliorata.

Per prima cosa il luogo che la protagonista raggiunge nel finale nel libro non è una scuola per cechi ma un posto in cui le persone si sono effettivamente cavate gli occhi per non vedere i mostri.
Scelta molto violenta e triste tuttavia sarebbe stato un tocco in più, un qualcosa di più macabro e mi sarebbe piaciuto vederlo anche sullo schermo.

Infine abbiamo quello che è il buco di trama più grosso di tutto il film: la presenza dei pazzi che non hanno problemi con le creature.
Se posso capire che hai bisogno di qualcuno che faccia pressioni sui tuoi protagonisti per muovere in avanti la trama non capisco perché il tutto non deve essere giustificato e la regola alla base del film venga sminchiata.
Non ha senso che i pazzi, di non si sa quale tipo poi, possano guardare le creature senza tentare il suicidio e non ha senso che questa cosa venga detta a metà del film: hai fior fior di occasioni per farlo presente allo spettatore quindi fallo.



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