Cercando di riprendere il filo di tutte le recensioni, Lunedì cercherò di fare un bel resoconto del 2015 e darò uno sguardo al 2016, e approfittando della continua maratona di The Knick 2 presente su Sky Atlantic, grazie di darmi occasioni per scrivere questi articoli, ho proprio deciso di parlare della seconda stagione di questa meravigliosa serie.
A quanto sembra, e lo dico a malincuore, questa seconda stagione di The Knick sarà l'ultima stagione con questo cast di personaggi: le prossime stagioni renderanno The Knick, probabilmente, una serie antologica simile a AHS.
Inizio con questa piccola premessa per un semplice motivo: perchè questa stagione, se dovesse essere l'ultima con questo cast, è stata la fine di un lungo viaggio, tremendo e fantastico, iniziato un anno fa.
Un viaggio pazzesco che però si può definire con un'unica parola: perfezione.
Solo in questo modo si può descrivere un'opera che non sbaglia un colpo: dagli attori alla sceneggiatura tutto è stato curato nei minimi dettagli.
Se tutti i dettagli che compongono la scenografia sono un qualcosa che meriterebbe una serie di premi infiniti probabilmente bisogna porre l'accento ed evidenziare i due punti chiavi dell'intera opera: gli attori e la regia di ogni episodio.
Soderbergh, produttore della serie, gira ogni episodio non risparmiandosi minimamente, usando un'estetica particolare e impegnandosi particolarmente durante gli interventi dell'epoca mostrati in tutta la loro cruda realizzazione.
Insieme alla regia, le musiche di sottofondo accompagnano ogni scena diversificando il prodotto da qualsiasi altro.
Gli attori invece, tra musica e scene ad effetto, si muovono in un mondo lontano dal nostro, vicino, comunque, per alcuni piccoli aspetti e mai esagerato nel mostrare momenti tremendi dovuto all'epoca in cui il serial è ambientato.
Clive Owen, tra tutti i partecipanti agli episodi, è quello che spicca di più sia per la sua interpretazione ma anche per la centralità del suo personaggio su cui ruota, a conti fatti, tutta la prima stagione.
Tuttavia è proprio in questo secondo anno che la maggior parte dei comprimari, aggiunti precedentemente, prende coscienza della propria individualità, si stacca da tutto il resto del cast e porta avanti una storia propria che inizia e finisce nell'arco di questi dodici episodi.
Il cambiamento di questa seconda stagione dal punto di vista della sceneggiatura è dovuta sicuramente alla decisione di non incentrarla tutta sul personaggio di Owen tuttavia mostra come The Knick non sia una semplice serie ma un vero e proprio capolavoro con un cast di comprimari in grado di reggere un'ora di spettacolo settimanale.
Proprio lo staccarsi da un singolo personaggio e concentrarsi su tutti gli altri ha migliorato l'intera serie che era già ad un livello molto alto e difficilmente potrà diventare migliore: oltre la perfezione non si può andare.
Inizio con questa piccola premessa per un semplice motivo: perchè questa stagione, se dovesse essere l'ultima con questo cast, è stata la fine di un lungo viaggio, tremendo e fantastico, iniziato un anno fa.
Un viaggio pazzesco che però si può definire con un'unica parola: perfezione.
Solo in questo modo si può descrivere un'opera che non sbaglia un colpo: dagli attori alla sceneggiatura tutto è stato curato nei minimi dettagli.
Se tutti i dettagli che compongono la scenografia sono un qualcosa che meriterebbe una serie di premi infiniti probabilmente bisogna porre l'accento ed evidenziare i due punti chiavi dell'intera opera: gli attori e la regia di ogni episodio.
Soderbergh, produttore della serie, gira ogni episodio non risparmiandosi minimamente, usando un'estetica particolare e impegnandosi particolarmente durante gli interventi dell'epoca mostrati in tutta la loro cruda realizzazione.
Insieme alla regia, le musiche di sottofondo accompagnano ogni scena diversificando il prodotto da qualsiasi altro.
Gli attori invece, tra musica e scene ad effetto, si muovono in un mondo lontano dal nostro, vicino, comunque, per alcuni piccoli aspetti e mai esagerato nel mostrare momenti tremendi dovuto all'epoca in cui il serial è ambientato.
Clive Owen, tra tutti i partecipanti agli episodi, è quello che spicca di più sia per la sua interpretazione ma anche per la centralità del suo personaggio su cui ruota, a conti fatti, tutta la prima stagione.
Tuttavia è proprio in questo secondo anno che la maggior parte dei comprimari, aggiunti precedentemente, prende coscienza della propria individualità, si stacca da tutto il resto del cast e porta avanti una storia propria che inizia e finisce nell'arco di questi dodici episodi.
Il cambiamento di questa seconda stagione dal punto di vista della sceneggiatura è dovuta sicuramente alla decisione di non incentrarla tutta sul personaggio di Owen tuttavia mostra come The Knick non sia una semplice serie ma un vero e proprio capolavoro con un cast di comprimari in grado di reggere un'ora di spettacolo settimanale.
Proprio lo staccarsi da un singolo personaggio e concentrarsi su tutti gli altri ha migliorato l'intera serie che era già ad un livello molto alto e difficilmente potrà diventare migliore: oltre la perfezione non si può andare.
Alla prossima!
#TheKnick
#TheKnick2
#SerialUpdate
#TelefilmAddicted
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