Le attuali tecniche mediche, i nostri macchinari, la chirurgia moderna e anche la stessa psichiatria sono frutto del progresso.
Progresso medico iniziato da alcuni pionieri pronti a sperimentare sui loro pazienti il nuovo per colmare un vuoto e rispondere ad una domanda.
Il 1900 è l'inizio di questa gara e The Knick, prodotto dal fratello più caciarone della HBO Cinemax, ci lascia dare una, grande, sbirciata nel panorama chirurgico e ci mostra l'avvento di macchine che usiamo tutt'ora oltre a mostrarci, spingendoci a fare un paragone, le prime terapie di qualsiasi genere.
Clive Owen interpreta il fortissimo Dr. John Thackery, protagonista di questa serie, che risulta essere non solo una delle migliori interpretazioni di quest anno ma anche uno dei personaggi migliori dell'ultimo decennio creati per il piccolo schermo: follia e genialità mai come adesso hanno convissuto così perfettamente in una persona e anche il dolore che si prova per tutto il suo percorso, durante la serie, non ha eguali.
Se in Breaking Bad piano piano smetteva di tifare per Walter White in The Knick si resta indissolubilmente legati al personaggio, realmente esistito, di Clive Owen e alla fine della storia non possiamo avercela del tutto con lui: ciò che ha fatto lo ha fatto per un bene superiore e, solo in secondo luogo, per se stesso così troviamo la sua condanna è già abbastanza e anzi preghiamo per il suo futuro.
Il dolore poi non colpisce solo Thackery ma anche tutti gli altri protagonisti della vicenda che scontrandosi e incontrandosi creano un folle effetto domino: Gallinger probabilmente è quello che ha sofferto più di tutti ma ognuno, nel finale, si è ritrovano con le lacrime agli occhi.
Sono propio quelle lacrime a far male perchè infondo nessuno se le è andata a cercare: è capitato e basta e siamo rimasti inermi a guardare il crollo di grandi uomini e donne.
Credetemi, Clive Owen è solo la colonna portante in una serie piena di attori capacissimi e di personaggi a prova di bomba nella loro solida e soffertà umanità.
A completare il tutto, oltre l'amaro e folle finale, poi troviamo la regia di Steven Soderbergh che si ritrova dietro alla macchina da presa in ogni singolo episodio unendo ad una serie di immagini forti, e quando dico forti non scherzo, e dinamiche una colonna sonora da urlo che in breve tempo vi entrerà in testa.
10 episodi semplici nella loro complessità e formidabili in qualsiasi punto: preparate i pop corn e prendetevi una vacanza per gustare una delle migliori serie di quest anno.
Ricordate: è tempo di guarire.
Addio per ora e valar murghulis.
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